Ma il punto, il vero punto della questione, è il fatto che le donne vorrebbero restare vive e la faccenda di Deborah, uccisa dall’ex che pure era stato in galera, senza mai aver dimenticato i suoi propositi di vendetta, dimostra che più o meno le pene carcerarie non risolvono alcunché.
La questione primaria che un governo serio avrebbe dovuto risolvere è quella della prevenzione.
Disinnescare l’odio di genere, ad esempio, non dando in pasto agli utenti social donne antirazziste affinché i fan augurino loro lo stupro.
Disinnescare l’odio significa anche non mettere in testa agli uomini che il divorzio sia un’arma che favorisce le donne alimentando i soliti pregiudizi che vorrebbero tutte le donne divorziate ricchissime e annoiate ad occupare il castello sottratto all’ex marito.
Disinnescare vuol dire togliere l’arma dalle mani degli assassini facendo in modo che fin da bambini si impari il rispetto nei confronti delle persone di altri generi. E già che ci siamo sottolineerei un errore di fondo: “la violenza di genere” non è solo quella contro le donne, né tantomeno contro le donne cui l’assassino era legato affettivamente.
Potrei andare avanti, ma la questione è ben più ampia di come la immagina un governo ipocrita che non interviene sulla prevenzione, non dice una parola sull’odio di genere, rifiuta di aggiungere al testo la proposta di emendamento in cui si parla di discriminazione di genere e che raggiunge un accordo sul revenge porn solo perché, per l’appunto, non scalfisce il senso che alla legge si è voluto dare.
Nella relazione che anticipa il testo, contenuto sul sito del Senato, leggo che i fondi delle polizie andranno in gestione al ministro dell’Interno che si occupa di sicurezza e di ordine pubblico. Ma se così è allora si capisce perché tutto l’approccio sia sbagliato. Non si tratta di una questione di ordine pubblico. Non parliamo di violenza di genere perché disturba il sonno dei vicini. Dovremmo preoccuparci di dare spazio alle donne per raccontarsi e non bastano tre giorni a forzarle a farlo.
Il Codice rosso è la più grande sciocchezza del mondo. Le donne che subiscono violenza, come i centri antiviolenza sanno, non denunciano subito: vanno trattate bene e accolte a prescindere dal fatto che denuncino e l’automatismo non le incoraggia di certo a sentirsi capite. Serve tempo, serve recuperare calma e serve la sicurezza di poter denunciare senza poi subire ritorsioni.
Chi impedisce al carnefice di attendere la donna e ucciderla non appena fuori dall’ospedale o dall’ufficio del magistrato? Perché nella legge non si parla di case rifugio, di fondi per dare alle donne la possibilità di ricominciare altrove. Perché non si chiarisce il fatto che se ci sono violenze non c’è affido condiviso che tenga, altrimenti mi si spieghi qual è il senso di questa legge se poi la proposta Pillon obbliga le donne denuncianti ad avere a che fare con gli ex mariti per non incorrere in accuse e sanzioni sul mancato adempimento delle regole di affido.
La violenza di genere si previene con una condanna precisa nei confronti di ogni gesto, frase, atteggiamento che violi la libertà delle donne. E’ pura ipocrisia dirsi dalla parte delle donne e poi dare in pasto le donne ai fan dei social in cui le donne vengono minacciate o insultate. E’ ipocrita dirsi dalla parte delle donne e poi condannare quelle che dicono di No a un ministro, al bullismo politico, al mobbing istituzionale. La prima modalità di disinnesco è quella di non diffondere una cultura maschilista e sessista e in questo i governanti hanno fallito e continuano a fallire.
Questa legge non serve perché il carcere non educa. Non serve perché nella formazione della polizia non si parla di coinvolgimenti di chi opera nei centri antiviolenza, che di fatto non sono stati ascoltati. Questa legge è solo frutto di una visione paternalista che solletica l’ego dell’eroe che arriva dopo, sempre e solo dopo, che la donna è già stata vittima di violenza. E prima? Durante? Dobbiamo adottare l’autodifesa? Ah già, quella no. Per il governo l’autodifesa è il diritto di chi vuole proteggere una proprietà materiale. Le donne, invece, per difendersi devono dichiarare appartenenza: al marito, al fidanzato, al padre o allo Stato.
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