contropiano
La
seconda bocciatura del leader socialista Pedro Sanchez (124 sì, 155 no e
67 astensioni) nel voto di investitura per la formazione del nuovo
governo vede incombere nuovamente sullo Stato Spagnolo la crisi
istituzionale. Da qui a due mesi, salvo un reincarico che ottenga i voti
necessari, la Spagna dovrà tornare alle urne senza che siano stati
risolti – e neanche affrontati – i numerosi problemi economici, politici
e istituzionali del Paese.
Nonostante un’offerta dell’ultimo
minuto di Unidos Podemos lanciata direttamente dallo scranno in
Parlamento dal leader Pablo Iglesias, i negoziati per un accordo di
governo fra Psoe e Podemos sono naufragati definitivamente, mentre è
iniziata la guerra sulle responsabilità.
Il giornale spagnolo Publico scrive che le relazioni tra li due partiti hanno attraversato un “momento dolce” durante l’ultimo anno, con l’appoggio di Podemos a Sanchez (tranne nel caso del decreto sugli alloggi) e con una campagna elettorale in aprile in cui sia PSOE che Podemos si sono presentati come una diga contro l’ascesa dell’estrema destra.
Sembrava che tutto andasse nella stessa direzione dopo le elezioni
generali, ma lo scenario è cambiato dopo i cattivi risultati di Podemos a
livello comunale e regionale. L’accordo di governo, che tutti avevano dato per scontato, è saltato in aria per
le divergenze emerse, soprattutto sui finanziamenti da destinare alle
politiche del lavoro. In cinque giorni ci sono stati ben quattro
incontri tra i due partiti, ma i due gruppi si accusano reciprocamente
di non voler negoziare davvero.
Il fallimento di Sanchez riapre uno
scenario di ingovernabilità e un intervallo di appena due mesi perché i
vari partiti – ma in primis Psoe e UP – possano porvi rimedio.
Il
premier ad interim spagnolo, Pedro Sánchez, ha assicurato, dopo che il
Parlamento ha bocciato la sua investitura, che non getterà la spugna, e
ha fatto appello alle altre tre principali forze politiche – Podemos, PP
e Ciudadanos – per sbloccare la situazione.
Sanchez ha anche assicurato, in
un’intervista a Telecinco, che inizia a lavorare “adesso” in modo che ci
sia un governo il più presto possibile, e che la situazione non porti a
nuove elezioni allo scadere dei due mesi a disposizione per trovare un
accordo, come invece sembra diventare sempre più probabile.
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venerdì 26 luglio 2019
Spagna. Podemos corre in soccorso di Sanchez, ma i numeri non ci sono
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