Il nuovo presidente
dell'autorità per la concorrenza, nella sua Relazione annuale alle
Camere, mette sotto accusa Lussemburgo, Regno Unito e Olanda. "Ora
ripensare l'Ue per arginare egoismi e nazionalismi". In un anno sanzioni
nel nostro Paese per 1,277 miliardi.
repubblica.it ALDO FONTANAROSA
ROMA - Le elezioni europee di maggio - dice il nuovo presidente dell'Antitrust, Roberto Rustichelli - aprono "una nuova fase" per la vita dei cittadini e delle imprese. Ripensare l'Europa - aggiunge - significa creare un argine ai nazionalismi che si diffondono nelle singole Nazioni.
La concorrenza vive un momento difficile, di impopolarità. Anche l'Europa senza più frontiere - fino a ieri celebrata - ora è messa in discussione. E questo - secondo Rustichelli - rappresenta un problema perché rischia di incrinare l'impegno per la solidarietà e il bene comune.
Se il protezionismo dovesse rialzare la testa, l'intero impianto comunitario rischierebbe di perdere senso. In questo contesto di egoismi e nazionalismi, Rustichelli punta l'indice contro queli che definisce veri e propri "paradisi fiscali". Contesta gli accordi fiscali tra i colossi economici globali e alcuni Paesi, spesso "segreti" e poco trasparenti. E a proposito di paradisi fiscali, il presidente dell'Antitrust fa nomi e cognomi chiamando in causa Regno Unito, Olanda e Lussemburgo.
Le loro tassazioni, certo più favorevoli, rappresentano un richiamo fortissimo per le multinazionali "più astute" che si insediano laddove il Fisco è benevole e indulgente.
Tutto questo però falsa la concorrenza perché "drena risorse dalle economie dove il valore è effettivamente prodotto; riduce nel complesso la capacità della collettività di raccogliere risorse; impedendo infine una tassazione più equa dei profitti delle imprese".
Questo gioco non è a costo zero. Rustichelli stima perdite fiscali per 500 miliardi a livello globale, a cascata un danno per l'Italia nell'ordine dei 5-8 miliardi di entrate ogni anno.
Un Paese minuscolo come il Lussemburgo, non a caso riesce a raccogliere "imposte sulle società pari al 4,5 per cento del Prodotto interno lordo a fronte del 2 per cento dell'Italia. Anche l'Irlanda fa meglio dell'Italia nonostante un'aliquota particolarmente bassa".
E il danno si riverbera - con effetto domino - anche sulle imprese italiane: su quelle grandi che - a dispetto delle multinazionali - confermano "comportamenti fiscali lodevolmente etici"; sulle piccole e medie che soffrono di un grave "svantaggio competitivo".
Per non parlare del danno ai cittadini. Nazioni come la nostra - tagliate fuori dal gioco dei vantaggi fiscali - poi faticano a tagliare le tasse alle famiglie e alle imprese. Anzi, sono a volte costrette a politiche di prelievo fiscale molto dolorose.
A proposito di danni per l'Erario, il presidente dell'Antitrust sostiene che un "rilevante danno economico" viene causato "dal recente trasferimento della sede fiscale a Londra di quella che era la principale azienda automobilistica italiana (Fca) e anche dal trasferimento della sede legale e fiscale in Olanda della società sua controllante".
Anche se fresco di insediamento alla presidenza dell'Antitrust, Rustichelli traccia un bilancio dell'ultimo anno di attività della sua autorità. Bilancio che è contraddistinto da sanzioni per 1,277 miliardi di euro (una parte, 85 milioni, comminate per tutelare i consumatori dalle imprese scorrette e spregiudicate).
Ci saranno tante sanzioni anche nel settennato a guida Rustichelli? Il presidente sembra rassicurare le aziende. Come già nella carriera di magistrato, promette di usare più la bilancia che la spada facendo dell'equlibrio la stella polare della sua condotta.
Chiaramente, chi sbaglia sarà punito. E Rustichelli si appella al Parlamento perché doti l'Antitrust di armi più appuntite: infliggere una multa massima di 5 milioni ai giganti della tecnologia vuol dire far loro il solletico. Le autorità nazionali per la concorrenza dovrebbero avere anche il potere di sindacare meglio le acquisizioni che fanno capo a colossi come Facebook, Google, Amazon.
"Queste società - sottolinea Rustichelli - hanno già acquistato 300 aziende" (tra il 2008 e il 2018). Si tratta di aziende, quelle acquistate, che erano nella fase iniziale della loro attività e con fatturati modesti. I colossi del web le hanno comprare - ovvio - anche per sgombrare il campo da "futuri concorrenti".
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