L'operazione Patroclo della Guardia di Finanza ha colpito la cooperativa
sociale piemontese Caribù. Secondo gli inquirenti gli indagati -
quattro destinatari di misure di custodia cautelare in carcere e altri
dieci in stato di libertà - hanno creato uno stratagemma che ha permesso
all'organizzazione di appropriarsi di 1,3 milioni di euro.
ilfattoquotidiano.it
Migranti obbligati a nutrirsi con interiora di pollo
che, dice il magistrato, “non daremmo nemmeno ai gatti”.
E, se si
rifiutavano, venivano puniti con botte e umiliazioni.
È questo il trattamento riservato agli ospiti dei centri di accoglienza gestiti dalla cooperativa sociale piemontese Caribù, chiusi solo grazie all’operazione Patroclo
condotta dalla Guardia di Finanza di Imperia.
Il responsabile della
struttura, insieme alla sorella, alla fidanzata e a un avvocato di
Torino sono finiti in carcere con l’accusa a diverso titolo di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all’autoriciclaggio in concorso.
Secondo gli inquirenti, infatti, i responsabili dei centri hanno ricevuto un totale di 1,7 milioni di euro di fondi pubblici per la gestione delle strutture, destinando però solo 400mila euro a questo scopo e intascando i restanti 1,3 milioni che sono serviti a pagare ogni tipo di spesa degli indagati: dai mutui aperti per l’acquisto di immobili nel Ponente ligure, fino alle spese per biancheria intima e altri oggetti personali.In carcere sono finiti Gianni Morra, 62 anni, residente a Cuneo, la sua compagna Manuela De Mita, 48 anni di Asti, l’avvocato torinese Guido Tabasso, 67 anni e la sorella di Morra, Antonella,
58 anni.
Il gruppo aveva messo in piedi uno stratagemma che ha permesso
all’organizzazione di appropriarsi dei soldi destinati
all’accoglienza: comunicavano quotidianamente alla prefettura,
raddoppiandolo, il numero dei migranti presenti nei centri di Sanremo e
Vallecrosia e sovrafatturavano i costi solo parzialmente affrontati per erogare ai migranti i servizi previsti in base all’appalto pubblico.
Oltre a loro, ci sono dieci indagati in stato di libertà: tra questi anche una ex funzionaria della Prefettura di Imperia e due commercialisti.
Dalle intercettazioni emergono anche gli aspetti più
violenti venuti alla luce grazie all’inchiesta.
In una conversazione
Morra racconta a Tabasso uno dei casi di di violenze e umiliazioni
di cui erano vittime i migranti: “Nella riunione – racconta il titolare
della struttura – io seduto e loro tutti in piedi. A un certo punto
dico “questa è una famiglia”, qua e là su e giù. Esce fuori uno con il
dito puntato e mi dice: “Il business è tuo, guadagni te i soldi”. L’ho
preso per i capelli, gli ho tirato un calcio nelle
giunture delle gambe, si è inginocchiato da solo”. E, continua: “Poi
stava andando via questo qua …”Vieni un po’ qua!”, gli ho detto.
Vai a
cambiarti va! che adesso ti faccio diventare bianco, dai il bianco ai muri!”.
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giovedì 18 luglio 2019
Migranti & la Pacchia (quella vera). Imperia, quattro arresti per truffa sulla gestione di centri di accoglienza. “Migranti obbligati a nutrirsi di interiora”.
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