martedì 16 luglio 2019

La brava gente, non vede, non sente, non parla (come le tre scimmiette). Aggredita, insultata e picchiata tra l'indifferenza generale per aver suonato il clacson: "Negretta torna in Marocco".

È successo a Vazzola, in provincia di Treviso. L'appello del gestore del distributore per capire se qualcuno ha visto qualcosa.

Aggredita, insultata e picchiata tra l'indifferenza generale per aver suonato il clacson: Aggredita, insultata e picchiata in un parcheggio a Vazzola, Treviso, per aver suonato il clacson. È successo a Susy, benzinaia 35 enne di origini non italiane, quando cercava di far capire al conducente che era pericoloso andare a velocità così sostenuta in un parcheggio.
L’uomo, 49 enne, è sceso dal furgone e le ha urlato “Perché suoni? Negra di m***? Tornatene in Marocco”, per poi sferrarle un calcio ad un ginocchio seguito da un violento ceffone al viso, tanto forte da strapparle un orecchino e farla sanguinare.
Riporta l’accaduto il Corriere.
“Ero da sola, lui mi picchiava e insultava e nessuno ha fatto niente. È questo che mi fa più male”, commenta Susy.
L’accaduto è stato denunciato su Facebook dal titolare del distributore dove lavora la ragazza, Luca Vazzoler, ed ha subito suscitato la solidarietà dei social tra messaggi di vicinanza e condivisioni del post.

La donna non si aspettava tanta rabbia quando ha suonato:
“Non mi sarei mai aspettata una reazione del genere. Quando me lo sono trovato davanti gli ho spiegato che avevo suonato il clacson perché è pericoloso correre in quel modo, su un piazzale dove ci sono persone che camminano. E lui per tutta risposta mi ha colpito e mi ha insultato”
In seguito all’aggressione l’uomo è andato al bar dove era diretto, mentre Susy ha chiamato carabinieri, titolare e marito. L’hanno accompagnata al pronto soccorso, e in seguito alle medicazioni è stata rilasciata ma la paura è stata tanta:
“Ho avuto molta paura, sentivo il sangue che mi scendeva dal labbro e dall’orecchio – racconta ancora - quell’uomo non la finiva più e nessuno veniva ad aiutarmi”
Quello che ha scosso di più la ragazza, però, è stata l’indifferenza della gente. Nessuno ha mosso un dito per aiutarla:
“Non mi era mai successo nulla di simile. Sono in Italia da quasi 20 anni, lavoro al distributore da cinque anni e mi sono sempre trovata bene con tutti. Non mi spiego il perché di tanta violenza per un pretesto così banale. Io se posso aiuto tutti ma nessuno ha aiutato me quando avevo bisogno. Ed è questo che mi ferisce di più”
L’uomo è stato individuato dal numero di targa del suo furgone, però le telecamere non hanno inquadrato l’accaduto e non si sono ancora fatti vivi testimoni della lite. Il gestore del distributore fa quindi un appello:
“Se qualcuno sa qualcosa parli. Non si può lasciare impunito chi si comporta così, non si può rimanere indifferenti, non si può lasciar correre”

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