venerdì 1 giugno 2018

USA. Dazi, Trump non rinnova esenzioni per Ue ‘Da 1 giugno tariffe su acciaio e alluminio’ Merkel: ‘Misure illegali, rischio escalation’.

Il capo della Casa Bianca: "In gioco la sicurezza nazionale". Saranno colpite anche le importazioni da Messico e Canada. Il presidente della Commissione Ue: "Protezionismo puro e semplice, facciamo ricorso al Wto". La commissaria europea al Commercio Malmstroem e il ministro dell’Economia giapponese Seko: "Impatto sostanziale sul commercio globale" e "gravi turbolenze che potrebbero portare alla scomparsa del sistema commerciale multilaterale".
Dazi, Trump non rinnova esenzioni per Ue ‘Da 1 giugno tariffe su acciaio e alluminio’ Merkel: ‘Misure illegali, rischio escalation’La tregua commerciale è finita. L’ultimatum di Donald Trump alla Ue è scaduto e l’1 giugno, come annunciato dal segretario al commercio Usa Wilbur Ross, entreranno in vigore i dazi Usa sulle importazioni di acciaio ed alluminio da Europa, Messico e Canada. Le tariffe ammontano al 25% sull’acciaio e al 10% sull’alluminio. I prodotti di acciaio e alluminio importati negli Usa “sono così tanti ed entrano in tali circostanze che minacciano di indebolire la sicurezza nazionale“, la spiegazione fornita dal capo della Casa Bianca. La decisione ha pesato sulle borse europee: le principali piazza del continente, Milano compresa, hanno chiuso in negativo, complici le incertezze sulla formazione del governo italiano e un’apertura debole di Wall Street.

L’esenzione concessa tre mesi fa e poi prorogata non è stata rinnovata e le economie del Vecchio continente ne risentiranno in modo pesante. Il dazio Usa colpirebbe quasi 5 milioni di tonnellate di prodotti europei, di cui 3,4 milioni rappresentati da prodotti finiti e 1,5 milioni di prodotti semi-finiti e altri prodotti, come cavi e tubi. A tanto infatti è ammontato, secondo i dati raccolti da Bloomberg, l’export dei Paesi dell’Unione Europa verso gli Usa nel 2017. I Paesi più colpiti saranno la Germania e l’Olanda che, con 951mila e 632mila tonnellate di prodotti finiti esportati sono in testa all’interscambio commerciale con gli Usa. Un prezzo salato lo pagherà anche l’Italia, quinto esportatore verso gli Usa, con 212mila tonnellate di prodotti finiti lo scorso anno dietro a Francia (237.345) e Svezia (216.041) e segutia da Lussemburgo (206.957), Spagna (193.199), Gran Bretagna (172.977), Portogallo (169.082) e Belgio (153.590). “Questo è protezionismo puro e semplice“, ha replicato in una nota il presidente della Commmissione Ue Jean Claude Juncker. “Non ci resta altra scelta che prendere contromisure e procedere con un ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio e con l’imposizione di dazi aggiuntivi su una serie di importazioni” da oltre Atlantico.
Il presidente dell’esecutivo Ue ricorda che “ci siamo impegnati costantemente con gli Stati Uniti a tutti i livelli possibili per affrontare insieme il problema della sovracapacità nel settore dell’acciaio”, “l’Ue non ne è la fonte, ma al contrario ne è altrettanto danneggiata. Ecco perché siamo determinati a lavorare per trovare insieme ai nostri partner soluzioni strutturali“. “Abbiamo fatto tutto il possibile per evitare questo esito”, ma “gli Usa hanno voluto usare la minaccia delle restrizioni commerciali come leva per ottenere concessioni dall’Ue, questo non è il modo in cui noi facciamo affari, e certamente non tra partner, amici e alleati di lunga data”, ha detto dal canto suo la commissaria Ue al commercio Cecilia Malmstroem. “E’ un brutto giorno per il commercio mondiale”.
Quali concessioni chiedeva Washington? All’inizio di marzo, annunciando le misure Trump aveva specificato di avere “dei nemici che si sono approfittati enormemente di noi da anni su commercio e difesa. Se guardiamo la Nato, la Germania paga l’1% e noi paghiamo il 4,2% di un Pil molto più importante. Questo non è giusto”, ha detto riferendosi alle spese militari – fin dalla campagna elettorale Trump chiede agli alleati del Patto Atlantico di raggiungere la quota del 2% del loro Prodotto interno lordo – confermando la prassi inaugurata con il suo arrivo alla Casa Bianca: utilizzare i rapporti economici come principale paradigma nelle relazioni internazionali.
A marzo Bruxelles aveva ventilato ritorsioni per un valore di 3,3 miliardi di dollari su prodotti made in Usa come i jeans Levi’s, le moto Harley-Davidson e il bourbon, confutando  le “motivazioni di sicurezza nazionale” addotte dall’amministrazione Trump per giustificare queste limitazioni al commercio internazionale.
“Consideriamo queste misure unilaterali come illegali, la sicurezza nazionale non è una giustificazione possibile”, ha detto Steffen Seibert, portavoce del governo di Angela Merkel. “Questo passo – ha aggiunto – comporta il rischio di una escalation che sarà dannosa per tutti”. Washington non arretra: “Gli Stati Uniti continueranno a combattere gli abusi di tipo commerciale”, ha fatto sapere Ross. “La eventuale rappresaglia non avrà un impatto significativo sull’economia Usa”.
Malmstroem e il ministro dell’economia del Giappone Hiroshige Seko in precedenza avevano diffuso una nota congiunta paventando “gravi turbolenze sul mercato globale” e “la fine del sistema commerciale multilaterale basato sulle regole del Wto”. I dazi sulle auto, infatti, “avrebbero un impatto restrittivo maggiore che colpirebbe una parte molto sostanziale del commercio globale”. Sia Malmstroem che Seko hanno quindi “confermato la loro intenzione di cooperare strettamente nel discutere di queste preoccupazioni con gli Stati Uniti e di fare appello ad altri Paesi che la pensano allo stesso modo di unirsi ai loro sforzi”.

Nessun commento:

Posta un commento