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In parlamento il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha attaccato gli avvocati di ufficio che, a suo dire, lucrerebbero sulle richieste d’accoglienza dei migranti. Gli avvocati diventano così, dopo le ong, un nuovo bersaglio da colpire nell’estenuante di criminalizzazione della solidarietà.
“Il 90% delle domande d’asilo respinte è oggetto di ricorso, c’è il business degli avvocati d’ufficio che fanno soldi sulla pelle di questi disgraziati e occupano le aule dei Tribunali”.
Questa è una delle tante spiacevoli affermazioni pronunciate dal nuovo ministro dell’Interno, Matteo Salvini,
nel discorso pronunciato in parlamento a seguito della crisi innescata
dalla scelta di impedire l’attracco in Italia della nave Aquarius, con a
bordo 629 migranti soccorsi dallaOng Sos Mediterranee
Questa
una delle tante e chiare, dichiarazioni programmatiche enunciate dal
segretario della Lega su quella che sarà la direzione che il nuovo
Governo intraprenderà.
Ma perché Salvini ha deciso di attaccare gli avvocati d’ufficio?
Seppur facendo confusione, palesando una certa ignoranza sul tema,
visto che si confonde evidentemente l’accesso al patrocinio a spese
dello Stato con l’istituto della Difesa d’ufficio, si manifesta in
questo settore denota una volontà esplicita di aggredire quelle, minime, tutele che sono ancora assicurate a chi ha già visto fortemente ridotte le proprie garanzie processuali.
Dallo scorso anno abbiamo visto come, grazie al decreto Orlando-Minniti, i diritti garantiti a tutti dalla nostra Costituzione siano stati compressi in maniera significativa, per chi presenta ricorso contro le decisioni della Commissione territoriale per la protezione internazionale.
Abbiamo
lungamente discusso sulla illegittimità dell’abolizione del grado di
appello e sulla negazione della possibilità per il diretto interessato
di essere presente in aula. Il 27 giugno si terrà l’udienza pubblica
innanzi la Corte di Cassazione che deciderà sulla legittimità di questa
procedura, contro cui anche molti legali e giuristi si stanno battendo.
Ma ancora nessuno aveva osato attaccare apertamente il diritto di accesso alle procedure giudiziarie da parte dei richiedenti asilo e chi se ne fa carico.
Le reazioni dal mondo dell’avvocatura sono state di sdegno e rabbia,
lo stesso presidente del Consiglio Nazionale Forense ha voluto in prima
persona rispondere al ministro Salvini con una lettera aperta, nella
quale gli ricorda, con toni decisi, il diritto alla difesa sancito
dall’art. 24 della nostra Costituzione, nonché quello all’accesso alle
procedure giudiziarie, ostacolato a suo tempo dal regime fascista,
tramite l’applicazione di leggi razziali e tributi speciali (diritto di
diseguaglianza).
Attaccare gli avvocati, oggi, in questo clima di costante emergenza e di criminalizzazione della solidarietà, significa delegittimare progressivamente chi si batte per la difesa dei diritti.
In
un quadro generale come quello attuale, dove le ong che si occupano di
soccorsi in mare sono costantemente criminalizzate e screditate dalle
nostre istituzioni, dove la propaganda politica si fa aizzando i poveri
contro i più poveri, quest’ulteriore sferzata non fa altro che mettere
nuova carne sul fuoco cercando di indirizzare l’opinione pubblica verso nuovi ed ulteriori “nemici della patria”.
Dall’inchiesta di “mafia capitale” ad oggi è partita una campagna mediatica
volta a denigrare, inizialmente, le associazioni che si occupano di
accoglienza sul territorio facendo di tutta l’erba un fascio, per poi
proseguire, come accennato, paragonando le ong agli scafisti,
definendole “taxi del mare”, instaurando persino procedimenti penali per
favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e concludendo oggi con
un’offensiva nei confronti degli avvocati.
A fronte di una normativa ingiusta e discriminatoria
come quella in vigore dallo scorso agosto, che lo stesso allora Primo
Presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio, ha duramente
criticato in quanto lesiva, fra le altre cose, del diritto al
contraddittorio, appare doveroso, proprio per la funzione insita nel
ruolo dell’avvocato, opporsi a tutela di chi ne viene leso. Ruolo
fondamentale in uno Stato di diritto.
Sembra quindi inconcepibile che un ministro dell’Interno e icepremier voglia sminuire il ruolo di chi si impegna quotidianamente nella tutela di principi costituzionalmente garantiti.
Instillare
invece l’idea che l’enorme numero di ricorsi non sia causato da una
normativa discriminatoria ed escludente, da una politica migratoria
volta alla marginalizzazione, ma da avvocati che si arricchiscono sulla
pelle dei migranti è svilente quanto falso.
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