Mariassunta D'Alessio Giornalista e scrittrice
L’ultima volta è accaduto esattamente due mesi fa, polizia e guardia di finanza arrestarono quella mattina presto – per associazione per delinquere finalizzata a imponenti frodi fiscali e al conseguente riciclaggio – l’ex deputato di Fratelli d’Italia Pasquale Maietta e la socia Paola Cavicchi, entrambi coinvolti nella precedente gestione del Latina calcio. E con loro personaggi minori.
Ancor prima e sempre con un blitz all’alba, con l’elicottero di guardia nel cielo, l’operazione Olimpia, in cui le forze dell’ordine hanno assestato un duro colpo al mondo politico e imprenditoriale. Quindici le ordinanze di custodia cautelare in quel caso. Otto finirono in carcere e sette ai domiciliari. Ci vorrebbe un pallottoliere per portare i conti delle persone coinvolte nelle indagini della magistratura che ieri, l’altro ieri, stamattina e ancora prima le forze dell’ordine hanno fermato per vari reati.
Con l’operazione Alba Pontina di questa mattina, le squadre mobili di Latina e di Roma al già numeroso gruppo hanno aggiunto altre 25. Di questi 21 indagati sono finiti in carcere e quattro ai domiciliari. Per tutti l’accusa è associazione di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, usura, violenza privata, favoreggiamento, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e reati elettorali tutti aggravati dalle modalità mafiose.
Per la prima volta dunque – anche se citata continuamente negli ultimi tempi come modalità di comportamento – viene riconosciuta dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma l’esistenza di un’associazione mafiosa locale insediata in provincia di Latina non legata a gruppi criminali siciliani, calabresi o campani”. Autoctona, l’hanno definita.
L’indagine è partita dalle dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia, Renato Pugliese, figlio di Costantino Di Silvio, detto Cha-Cha. A Latina conoscono tutti questa famiglia rom imparentata con i Casamonica. C’è da tantissimi anni. Praticamente da sempre. Tutti sanno che abitano a Campo Boario. La loro casa con i leoni in pietra non passa inosservata. Pugliese ha ricostruito l’organigramma e le numerose attività illecite del gruppo criminale.
Il nome dei Di Silvio – proprio come accade nelle organizzazioni mafiose, per amplificare l’intimidazione – veniva citato anche per convincere la gente a votare per un candidato da loro scelto. Oltre a prestarsi a fare una vera campagna elettorale con tanto di affissione dei manifesti, come scrivono gli inquirenti, promettevano 30 euro a voto. Veniva citato nel traffico di droga. Veniva citato nelle estorsioni. Estorsioni che negli ultimi anni hanno visto un nuovo modello di vittime: gli avvocati.
Due anni fa, infatti, l’Ordine degli avvocati di Latina, messo sull’avviso da parecchi professionisti, fu costretto a inviare una comunicazione a tutti gli iscritti per avvisare che in alcuni studi della città si erano presentate delle persone con pretese assurde. Con toni minacciosi chiedevano di sistemare improbabili questioni di lavoro mediante la corresponsione di denaro. Un salto di qualità preoccupante a cui non si poteva far finta di niente.
Di oggi la retata che sicuramente farà tirare un grande sospiro di sollievo ai taglieggiati degli ultimi anni, avvocati compresi. Ognuno aveva il proprio settore da taglieggiare. Anche le donne. Tra gli episodi estorsivi praticati da loro, dice la polizia, è particolarmente significativo quello commesso ai danni della titolare di un negozio di casalinghi, peraltro in stato di gravidanza: pretendevano di appropriarsi della merce a proprio piacimento, corrispondendo un prezzo del tutto arbitrario e di gran lunga inferiore a quello effettivo.
Latina oggi, come ieri e l’altro ieri si è liberata di qualcosa che la sta facendo marcire nell’animo. Mi piacerebbe pensare che da domani le persone vittime di questa famiglia comincino a raccontare ogni cosa e che Latina si liberi una volta per tutte, di personaggi che l’hanno resa invivibile, mafiosi e non.
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