Gianluca Cocco, amministratore delegato di uno dei principali operatori del food delivery, si dice preoccupato per i vincoli contenuti nella bozza. Ma assicura: "Non abbiamo problemi a sostituire il pagamento a consegna con altre forme come il minimo garantito, la paga oraria o sistemi misti".
... “Oggi un nostro fattorino guadagna 5 euro per ciascuna consegna e in un’ora ne può fare anche tre. In busta paga gli entrano 3,60 euro, il resto è contribuzione Inps e Inail. Se ne può discutere rispettando però la sostenibilità del conto economico delle nostre aziende”...
Secondo Cocco, il piano lanciato dal ministro del Lavoro “ingessa la flessibilità, parte dal riconoscimento dell’attività dei rider come lavoro subordinato. Così gli operatori saranno costretti ad assumere tutti i collaboratori, chiuderanno i battenti e trionferà il sommerso“. Il ceo di Foodora cita poi una ricerca condotta in collaborazione con l’Inps: “Solo il 10% dei rider lo considera un lavoro stabile. Il 50% sono studenti, il 25% lo esercita come secondo lavoro e un altro 10% lo considera un’attività di transizione. La durata media è 4 mesi, non di più”.
Cocco sottolinea anche che “la consegna del cibo a domicilio vale oggi in Italia 450 milioni di euro, azzerarlo sarebbe un errore tragico. Ne soffrirebbero per primi i ristoranti“.
Sul piano delle tutele, l’amministratore delegato sostiene che Foodora “non ha problemi a sostituire il pagamento a consegna con altre forme come il minimo garantito, la paga oraria oppure sistemi misti con base oraria più parte variabili”. E sulla possibilità di alzare la paga dice: “Oggi un nostro fattorino guadagna 5 euro per ciascuna consegna e in un’ora ne può fare anche tre. In busta paga gli entrano 3,60 euro, il resto è contribuzione Inps e Inail. Se ne può discutere rispettando però la sostenibilità del conto economico delle nostre aziende”.
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