domenica 3 giugno 2018

Film. "Era di passaggio", il film in crowfunding degli amici e dei compagni di lotta di Peppino Impastato.

Era di passaggio” un film in crowdfunding su Peppino Impastato e i suoi compagni e le loro lotte. A partire da Salvo Vitale.

controlacrisi.org redazione

Quarant’anni dopo l'assassinio, Salvo Vitale racconta la storia di Peppino Impastato , delle sue lotte e dei suoi compagni, di Radio Aut e della battaglia per raggiungere una verità giudiziaria, storica e politica su quel 9 maggio del 1978 . 
Grazie al suo racconto – sostenuto da Faro di Maggio – il documentario ripercorre gli anni dei movimento del ’68 , di cui Peppino era stato protagonista e figlio, e ancora prima dell’incontro con Danilo Dolci e poi la rivolta dei pescatori e dei contadini di Punta Raisi.

(clicca qui per accedere al crowfunding)

Un racconto mai rituale, dove si svela il valore destabilizzante di quel gruppo di persone che furono i protagonisti di una delle più straordinarie stagioni nella lotta contro la mafia. Un ritratto del potere che si celava dietro la patina perbenista dell’Italia dell’epoca, il sistema di cui la mafia era fisicamente parte e braccio violento per togliere di mezzo chiunque si mettesse di traverso agli affari.

E ancora i depistaggi, la criminalizzazione di Peppino e di tutti i suoi compagni e la lotta per ripristinare la verità su quell’epoca e su quel delitto. 24 anni di processo per vedere condannato Gaetano Badalamenti , Zu Tano.

Questo film intende ridare la giusta collocazione al complesso percorso di Peppino Impastato. Perché Peppino era molto di più di uno che è stato ammazzato perché lottava contro la mafia. Certo, per lui che proveniva da una famiglia mafiosa a cui si era ribellato, che proprio la mafia alla fine lo uccise assume un aspetto cruciale. Ma Peppino e i suoi compagni avevano ben chiaro che il fenomeno mafioso si alimentava e cresceva grazie a un sistema politico ed economico. Come si legge nella prima relazione della Commissione Antimafia del 1976 "la mafia è espressione delle classi dominanti". Questo i "ragazzi" di Radio Aut lo avevano ben chiaro.

Da 40 anni Salvo Vitale ha rappresentato una delle voci "non normalizzate" che hanno documentato, lottato e portato alla luce non solo la storia di Peppino Impasto, ma anche quella di un intero gruppo di giovani che fra gli anni '60 e '70 fecero la differenza politicamente e culturalmente in una delle aree più calde del sistema di potere politico-mafioso in Sicilia. Nel racconto di Salvo non c'è solo Peppino, la cui vicenda rimane comunque centrale e fondamentale, ma anche gli anni del lavoro di Danilo Dolci proprio in quell'area. Per fare un esempio delle tante attività di Dolci basti ricordare "La radio dei poveri cristi" con sede a Partinico che in qualche modo ispirò anni dopo la nascita di Radio Aut che si inseriva in una rete di radio libere - una quarantina solo in Sicilia - nate fra il 1976 e il 1977. E poi il periodo politico marxista leninista e il '68 di Peppino e Salvo e dei loro compagni, il passaggio fondamentale di Lotta Continua, all'interno di una rete nazionale che pose Cinisi e il gruppo che diede vita all'esperienza di Radio Aut, e ancora le lotte contro la costruzione della terza pista di Punta Raisi insieme a contadini della zona e gli scontri e la repressione che la caratterizzarono e ancora le lotte insieme agli edili, le denunce sugli affari illeciti e le commistioni fra potere politico e amministrativo e mafia (che in molti casi coincidevano). E poi la scelta culturale, l'intreccio fa arte e cultura e lotta politica. "Peppino era figlio del '68" ripete più volte Salvo Vitale. "Un intellettuale e a tutto tondo e un militante non di un partito ma di un'idea". E ancora, Vitale collega quell'esperienza alle lotte contro il latifondo dei primi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ci si sono messi in molti e di impegno in questi anni a cercare di ricondurre Impastato e quell’esperienza collettiva nel rassicurante ovile del perbenismo legalitario. Una contraddizione così evidente davanti alla storia degli innumerevoli tentativi di depistaggio messi in atto proprio da chi, per funzione e ruolo istituzionale, rappresentava la legalità ufficiale mortificando la giustizia e la verità. Per fare un esempio, come definire “legalitaria” quella generazione di giovani attivisti che alla fine degli anni ‘60 organizzavano e partecipavano ai blocchi e agli scontri contro la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Punta Raisi? Quella era la generazione di Peppino che poi mise in piedi Radio Aut, quelle erano le lotte. E vennero criminalizzate e perseguite proprio dal sistema politico ed economico “legale”.
Sono passati 40 anni da quando la mafia e il sistema di potere ha ucciso Peppino Impastato. "Evitiamo che un rigurgito di perbenismo mal riposto e ancor peggio giustificato lo uccida ancora. La storia è stata quella, manipolarla per ricondurla in un alveo più rassicurante è un errore che tutti dovremmo evitare di fare. Questo film è un tentativo di ripristinare il ricordo e la continuità di quell'esperienza", sottolinea, infine, Pietro Orsatti.

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