Chi in questi giorni non perde colpi a denunciare sui social e non solo, gli errori grammaticali della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, somiglia a chi quando il saggio indica la luna guarda al dito.
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 Non voglio certo mettermi a difendere l’inquilina di viale Trastevere, ma chissenefrega di un congiuntivo errato o di un “sempre più migliore”. Nel 2018 avremo ben altro a cui pensare. Arrivati a fine legislatura piuttosto è tempo di dare qualche voto (non certo in italiano) alla ministra e a ciò che è stato fatto da questo Governo per il sistema d’istruzione.

1. La Fedeli aveva il compito di rimettere mano ai danni fatti dall’ex premier Matteo Renzi cercando di riconquistare il mondo della scuola. Licenziata senza tanti complimenti, l’ex ministro Stefania Giannini (l’avete più sentita?), l’ex sindacalista della Cgil ha avuto un merito: ascoltare, confrontarsi con studenti, insegnanti, dirigenti pur con visioni diverse. Per una rappresentante del Governo non è roba da poco. Voto: 8
2. Al ministero dell’Istruzione, da sempre, il problema è che i singoli dirigenti contano più della politica nazionale. Il sistema d’istruzione italiano è retto da un modello piramidale che vede al vertice il ministro, ma chi sta negli scalini più bassi ha più potere decisionale della Fedeli di turno. Il problema è che spesso chi sta negli uffici scolastici regionali o provinciali a scuola non mette mai piede in classe, ma a colpi di circolari complica la vita a chi sta tra i banchi e terrorizza i presidi. La Fedeli nonostante sia caparbia non è riuscita a “smontare” questo complesso labirinto burocratico. Voto: 5
3. La Legge 107 non è stata una riforma. E’ ormai chiaro a tutti che è servita solo a creare posti di lavoro. Poche le reali innovazioni che ha portato: l’alternanza scuola/lavoro partita come ogni novità senza i supporti necessari ma senz’altro necessaria; la formazione a colpi di 500 euro che hanno illuso l’ex premier di conquistare i voti elettorali dei docenti; il bonus di merito che ha diviso anziché unire i docenti e creato dei gran “leccaculo” all’interno delle scuole pronti a fare di tutto pur di guadagnare qualche euro in più.
La Fedeli ha cercato di mettere mano alla “non riforma” con i decreti delegati che restano in buona parte incompiuti: vedi ad esempio la questione della continuità didattica assicurata dai supplenti richiesti dalle famiglie per i diversamente abili. Nei decreti ha introdotto qualche novità importante. Alcune attuate da subito: il diverso accesso al mondo della scuola, la qualificazione universitaria per le insegnanti dei nidi. Altre che restano sulla carta: il Piano delle Arti per citarne una. Voto: 7 
4. Anche alla Fedeli, nonostante tra i suoi pregi vi sia la caparbietà, è mancato il coraggio di cambiare aspetti importanti della scuola italiana: sul tema valutazione, sulla questione della bocciatura, sulla formazione degli insegnanti, sui presidi. Non solo. Nemmeno la ministra Fedeli, pur rendendosi conto delle problematiche, ha preso in mano alcune questioni nevralgiche per il sistema d’istruzione italiano. Due per tutte: la riforma della scuola secondaria di primo grado e la revisione degli organi collegiali. Voto: 4
5. Potrà non starci simpatico quel suo mantra ai giornalisti “Riesco a dirle di chiamarmi ministra?”, ma la Fedeli ha avuto il coraggio di aprire una riflessione sull’uso del linguaggio a partire non solo dal femminile ma anche dall’uso della parola “deportati” per definire chi era costretto ad emigrare da Sud a Nord. Forse avrebbe dovuto farlo in maniera diversa. Voto: 6
Risultato? Nella scuola del 2017 è cambiato poco o nulla: abbiamo sempre gli insegnanti più vecchi d’Europa; presidi che fanno gli esperti di didattica, di sicurezza, di valutazione, che chiedono la foto a mezzo busto per la chiamata diretta o che simulano palpeggiamenti a studentesse minorenni senza alcuna seria ripercussione; un esercito di etichette dall’animatore digitale all’esperto di bullismo al mobility manager e chi più ne ha più ne metta; una burocratizzazione all’eccesso; insegnanti poco formati; oltre 11mila bocciati alla scuola primaria; scuole senza wifi, con lavagne multimediali ferme da mesi perché manca chi si occupa della manutenzione.
La Fedeli tra qualche mese se ne andrà. Ha fatto un po’ la “crocerossina” in un campo da guerra creato da Renzi e dalla Gelmini prima ancora. Il problema è chi verrà. Sarà l’ennesimo “rottamatore” del passato, una nuova “crocerossina” o un serio riformatore magari che proviene dal mondo della scuola e non dall’Università o dal sindacato?