La motivazione ufficiale
è la copertura delle perdite di introiti dovuti alla Brexit di Londra
dalla Ue. La Brexit costerà circa 12-14 miliardi di euro l’anno in termini di mancate entrate, stimano a Bruxelles e quindi occorre riempire il buco.
L’UE sta pensando di adottare due tipi di misure: il taglio dei finanziamenti centrali ai paesi aderenti e l’introduzione di nuove tasse.
Il commissario europeo al Bilancio, il tedesco Gunther Oettinger, vorrebbe effettuare una scelta “equilibrata” a metà: recuperare il 50% del deficit tramite tagli ed il restante 50% introducendo nuove tasse nei paesi aderenti.
Secondo il piano del commissario Oettinger, l’Italia è ovviamente tra gli Stati più colpiti sia dalle riduzioni dei finanziamenti centrali, che dall’introduzione di nuove tasse per recuperare le perdite della Brexit.
Nella giornata di ieri ci si è messa anche la Corte dei Conti europea
a girare ulteriormente il dito nella piaga, criticando la Commissione
per non aver mai attivato la procedura per squilibri macroeconomici
eccessivi, malgrado il fatto che alcuni Paesi come l’Italia non abbiano
corretto i loro squilibri.
Il rapporto indica esplicitamente come l’Italia sia rimasta nella categoria di “squilibri eccessivi” per quattro anni consecutivi, sottolineando l’inerzia di una Commissione che invece vorrebbe decisamente più severa.
Infine, ma non per importanza, il pool dei 14 economisti francesi e
tedeschi messi all’opera dalla Merkel e da Macron, sta elaborando un paper
pieni di dolori per il nostro paese in materia di regole di bilancio,
unione bancaria e quadro istituzionale.
Lo analizza oggi
dettagliatamente l’economista Sergio Cesaratto su il Fatto quotidiano:
“proposte cervellotiche, parziali e destabilizzanti, volte
esclusivamente a mettere l’Italia sotto scacco”.
Dall’aria che tira – e
su cui in questa campagna elettorale sembrano fare i finti tonti – tutte
le istituzioni dell’Unione europea chiederanno nuovamente all’Italia e
agli Stati che si trovano nella sua posizione di “fare i compiti a
casa”, e di farlo subito dopo le elezioni, magari con un governo di
grande coalizione che obbedisca ai diktat europei. Ci aspetta una
primavera di “lacrime e sangue”, meglio dirselo da adesso e prepararsi
per tempo a combatterla.
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