Avevamo una pessima opinione del giornalismo italiano. Ora trovano conferma i peggiori sospetti.
...Il nostro successo non lo misureremo
con i vostri criteri e le vostre “soglie di sbarramento”... Siamo nelle strade con la nostra gente, saremo il vostro peggiore incubo.
Potere al Popolo ha incontrato Mélenchon a Parigi, si trovano d’accordo su quasi tutto e progettano una rappresentanza politica transnazionale euromediterranea per dire addio all’Unione Europea dei trattati neoliberisti? Non è una notizia, soprattutto per la Rai, che mette nel cassetto il servizio realizzato da Iman Sabbah, entrata insieme alla nostra delegazione all’Assemblee Nationale.
E dire che France Insoumise ha preso il 19,6% alle presidenziali dello scorso anno, sfiorando la possibilità di andare al ballottaggio col pupazzo delle banche, Macron (24%). Non è insomma un “partitino di sinistra”, ma probabilmente il maggior “pericolo” per l’asse franco-tedesco, visto che il suo programma prevede la ricontrattazione integrale di quasi tutti i trattati europei (Plan A) oppure la rottura unilaterale da parte della Francia e degli altri paesi che vorranno seguirne l’esempio (Plan B). Un tema che è al centro del dibattito elettorale, che torna come un incubo per tutti i candidati, soprattutto per quelli che provano a svicolare rifugiandosi in formule fumose.
Niente. Se a parlare è l’unica formazione che sul serio persegue un rovesciamento completo delle politiche neoliberiste imposte dalla Troika, e che trova perciò fiducia e credibilità in pezzi importanti della politica europea, l’ordine che arriva dall’alto, in ogni redazione, è: “silenziare”.
Nonostante la campagna elettorale sia entrata nel vivo; nonostante i media siano ora tenuti per legge a rispettare la par condicio – sia nello spazio notizia che nelle dichiarazioni delle liste in corsa – sembra sia scattato un ordine di censura nei confronti di una sola lista: Potere al Popolo, appunto.
Giornali e televisioni preferiscono dare spazio ai picchiatori di Casapound. Vien da pensare che i media siano così condiscendenti verso i mazzieri fascisti perché molto vicini ai capiclan che li prendono a capocciate in faccia…
La Rai ha raggiunto forse l’apice, in questo singolare sport, ma le altre testate non è che si comportino diversamente. Qualche eccezione c’è (La7 sembra svolgere almeno un minimo di “servizio pubblico”, al posto di chi dovrebbe farlo istituzionalmente), ma anche in questo caso lo spazio concesso è sproporzionatamente piccolo rispetto a tutti gli altri.
La rassegna stampa di ieri era semplicemente agghiacciante. Il giorno prima erano state depositate le firme per presentare le liste. Potere al Popolo!, tra quelle costrette a farlo, è stata l’unica a superare l’ostacolo in tutte le circoscrizioni elettorali del paese, raccogliendo oltre il doppio della cifra obbligatoria (25.000) e smontando i banchetti ben prima dell’ultimo giorno (il rosatellum prescrive di presentare tra 375 e 500 firme per ogni “collegio plurinominale”; quelle in più non vengono neanche accettate…).
Come ampiamente previsto, le grandi testate (Repubblica, Stampa, Corriere della Sera, ecc) hanno seguito la regola del silenzio. Ma anche quelle locali o minori si sono dimostrate della stessa pasta. Il Gazzettino veneto ha nominato controvoglia la nostra lista, inserendola tra “i piccoli”, riuscendo nel miracolo di dare molto spazio ad una veneta che aveva addirittura rinunciato a presentarsi!
Il Secolo XIX di Genova ci menziona solo perché è un intervistato di peso – Carlo Freccero – a farlo. Il Giornale si fa scappare il nome, ma solo per parlare delle liste di Rizzo e Ferrando, che non sono riuscite a coprire tutto il paese e dunque si presentano in alcune regioni solo per poter dire di averlo fatto. Stessa soluzione nell’edizione nazionale del fogliaccio romano Il Messaggero, che trova spazio addirittura per mettere le foto di tutti tranne che… Ma questa testata (che tentazione, il gioco di parole…) riesce a fare ancor peggio nell’inserto locale, dove presenta tutti ma proprio tutti i candidati nei vari collegi della Capitale – persino i fedeli di quell’Adinolfi noto soprattutto per esondare dalle inquadrature – ma cancella sistematicamente la presenza della sola Potere al Popolo.
Il Mattino di Napoli se la cava riportando, tra le tante cose, la dichiarazione di benevola attenzione da parte del sindaco, Luigi De Magistris.
Bene. Una simile omogeneità di comportamento tra “capocciate” teoricamente concorrenti in edicola non può essere un caso. Nella prima fase, quando dovevamo scegliere i candidati per poter poi raccogliere le firme, si poteva anche pensare che la “disattenzione” dei giornali fosse dovuta alla scarsa considerazione per i “cento simboli” – spesso inattendibili – che vengono depositati ogni volta. Ma ora la lista c’è. E’ sulle schede che si vanno stampando per la mattina delle elezioni. E’ un fatto, non un tentativo.
Avevamo una pessima opinione del giornalismo italiano. Ora ci confermate i peggiori sospetti. Sappiamo benissimo come funziona il lavoro in redazione e abbiamo visto molte volte, specie nelle manifestazioni di piazza, i cronisti avvicninarsi, fare domande, registrare. E poi nulla.
Sappiamo che sono i direttori e i capiredattori, in primo luogo, a “fare il giornale”. Sono loro a selezionare definitivamente cosa va e cosa nascondere.
Sappiamo che questo personale è stato scelto da “editori impuri”, gente che ha bisogno di un manganello mediatico per facilitare il proprio business che si svolge altrove.
Ma ogni limite ha la sua pazienza, diceva Totò. E quel limite, oltre cui il servilismo diventa osceno, l’avete superato da un pezzo. Fate bene a temere che questa lista riesca a canalizzare seriamente il malcontento popolare verso “la kasta”. Specie ora che i “grillini” vengono ricondotto all’ovile dal manchurian candidate Di Maio. Ma non capite neppure le cose più elementari.
Il nostro successo non lo misureremo con i vostri criteri e le vostre “soglie di sbarramento”. E’ un processo che si è messo in moto per organizzare la resistenza di un blocco sociale popolare che è l’assoluta maggioranza di questo paese. E’ un soggetto che non guarda alle elezioni come l’alfa e l’omega di ogni ambizione politica. E’ un soggetto che guarda al dopo e al di là dei ristretti confini – mentali e fisici – che siete abituati a rispettare obbedendo.
Siamo nelle strade con la nostra gente, saremo il vostro peggiore incubo.
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