martedì 30 gennaio 2018

I più giovani non lo ricordano, ma c’è stato un tempo in cui “socialista” non significava ”ladro”, “Sinistra” non significava “Destra”, “libertà” non significava “Berlusconi”.

Oggi ce ne stiamo seduti davanti alla Tv a mangiare la nostra zuppa surgelata, che non si chiama né zuppa, né surgelata, ma qualcosa tipo “Viva L’Amore” o “Baciami Ancora”, e guardiamo Berlusconi chiamare “comunista” un partito che ha abolito l’articolo 18, e “buonista” un governo che finanzia campi di concentramento.



Schegge taglienti Alessandra Daniele

Poi parte la pubblicità di “Morgana, la poltrona vegana” che dice “Affrettati, l’offerta è limitata nel tempo”, e lo dice da 3 anni.
Dallo smartphone scopriamo d’avere un nuovo “amico” sul social, e ci chiediamo “Ma questo chi cazzo è?” Il nome non ci dice niente.
D’altronde, nessun nome dice più niente.
Il giornale di Belpietro si chiama “La Verità”. Il partito della Lorenzin si chiama “Popolare”. Lo straccio per i pavimenti si chiama “Revolution”. E la poltrona è vegana. In effetti, chi si siederebbe su una poltrona carnivora?
Il partito che ci governa da più di 6 anni, avendo perso tutte le elezioni nazionali e amministrative degli ultimi 6 anni, si prepara a continuare a governarci anche dopo aver perso le prossime.
Si chiama Partito Democratico.
Poi ci sono i grillini, ma senza Grillo.
Il Savonarola del Vaffanculo, che fu perfetto per catalizzare il voto di protesta, è incompatibile con la nuova immagine moderata e responsabile del M5S. Il volto del Movimento adesso è Di Maio, col suo cravattone, e il suo perenne ghigno berluschino da yuppie anni ’90.

Ad una ad una, sulla strada verso l’eventuale governo, il M5S ha perduto tutte le caratteristiche che lo facevano sembrare diverso.
Con una serie di slide, il candidato premier Cinquestelle ha presentato il programma elettorale: Meno Tasse Per Tutti, ed ha aperto alle alleanze dopo il voto, purché chiamate con un altro nome, qualcosa tipo “Viva L’Amore” o “Baciami Ancora”.
Poi ha promesso che non distribuirà poltrone in cambio.
O forse saranno poltrone vegane.
Chi controlla il significato delle parole, controlla la realtà, avvertiva Philip K. Dick.
È ancora Berlusconi a dare il nome alle cose, e a Bruxelles chi prima gli rideva in faccia, adesso gli lecca il culo.
È ancora Berlusconi il Cuoco.
Sarà comunque la stessa zuppa. Finché non saremo capaci di fare uno straccio di revolution.

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