martedì 19 luglio 2016

Classe dirigente. Palazzo Chigi, il funzionario con 260mila euro nel sottotetto: accusa di riciclaggio per Renato Mazzocchi.

Palazzo Chigi, il funzionario con 260mila euro nel sottotetto: accusa di riciclaggio per Renato Mazzocchi“Labirinto” - Sequestrati 260 mila euro a un funzionario, l’accusa è riciclaggio. L’inchiesta sul labirinto di tangenti che vede indagato il parlamentare dell’Ncd Antonio Marotta, l’ex sottosegretario del governo Berlusconi Giuseppe Pizza e suo fratello Raffaele, ha un nuovo protagonista: Renato Mazzocchi, funzionario della presidenza del Consiglio e membro della Struttura di missione per la ricostruzione de L’Aquila, accusato di riciclaggio.
 
È il 4 luglio – lo stesso giorno dei 24 arresti, domiciliari inclusi – quando gli investigatori del Nucleo speciale valutario della Guardia di Finanza, guidato dal generale Giuseppe Bottillo, perquisiscono una serie di uffici e abitazioni. E nella disponibilità del funzionario di palazzo Chigi, in una busta conservata su un soppalco, gli agenti trovano ben 260mila euro in contanti. L’accusa per Mazzocchi adesso è quella di riciclaggio ma il ritrovamento della somma ha riavviato le indagini: l’obiettivo è ora capire meglio la provenienza di questi soldi. Mazzocchi peraltro è stato in passato segretario di Marotta. E non è l’unico al quale, il 4 luglio, sono state sequestrate delle ingenti somme di denaro. Altri 140 mila euro sono stati sequestrati a Roberto Boggio che, secondo la procura – l’inchiesta è condotta dal pm Stefano Fava e dal procuratore aggiunto Paolo Ielo – è il referente della società Transcom Worldwide, che ha vinto uno degli appalti – per la precisione il call center che si è occupato di Inps – finiti sotto inchiesta.

Boggio frequentava spesso l’ufficio di piazza san Lorenzo in Lucina, dove Raffaele Pizza organizzava i suoi affari e, come scopriranno gli investigatori, proprio mentre lo intercettano con Boggio, aveva fatto installare un disturbatore di frequenze. Precauzione inutile. I finanzieri del Nucleo Valutario annotano una conversazione che, stando agli atti, dovrebbe riguardare proprio la proroga di un appalto: “Pizza – scrivono gli investigatori – tranquillizza Boggio circa il positivo esito anche della proroga, facendogli intendere di poter influire favorevolmente in ordine alla decisione grazie alle sue altolocate conoscenze nell’ambiente, citando espressamente Sarmi (Massimo Sarmi, ex ad di Poste italiane spa, ndr) come persona in grado di ‘arrivare’ a Boeri, attuale presidente dell’Inps”.
E quando Boggio gli dice di aver sentito Boeri, Pizza replica: “Boeri ci penso io quand’è il momento, è amico di… ma siamo a livelli altissimi… con Sarmi se gli dico una cosa la fa… capito, non rompesse il c… quand’è il momento, io sono in grado di intervenire, amico amico suo proprio… è anche una persona di grandi qualità…”. E se per quanto riguarda Boeri è altamente probabile che si tratti di millanterie, i rapporti con Sarmi sono stati invece verificati da una serie di intercettazioni telefoniche. Il sospetto degli inquirenti è che i 260 mila euro ritrovati nella busta sul soppalco di Mazzocchi possano essere stati in qualche modo incassati, mentre i 140 mila euro di Boggio erano destinati a un pagamento per chiudere un affare: è questa la pista investigativa che dal 4 luglio, giorno dei sequestri, procura e Gdf stanno seguendo.

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