“Non sono in grado di giudicare le intenzioni del Governo Renzi in tema di lotta alla mafia ma di fatto, al di là dei proclami, non credo che anche questo Governo abbia fatto nulla di veramente incisivo sul tema della lotta alla corruzione e sul tema del contrasto ai rapporti tra mafia e potere. Non credo dedichi le energie che dovrebbe dedicare”.
L'Huffington Post Redazione
“Sul tema del contrasto alla mafia militare – prosegue il magistrato palermitano - questo e gli ultimi governi che si sono succeduti hanno fatto il proprio dovere, ma manca il salto di qualità. Il piano della responsabilità penale che compete ai giudici non esime la politica da un accertamento e da un’applicazione delle sanzioni sul piano della responsabilità politica. La politica non ha voluto e non vuole fare la guerra alla mafia. Non ha il coraggio di far valere la responsabilità politica di alcuni comportamenti prima ancora della responsabilità penale. In questo, il sistema dell’informazione ha grandissime colpe. Certe condotte descritte da sentenze definitive – conclude Nino di Matteo - non fanno scattare una responsabilità politica che condanni tali condotte”.
Quanto al referendum costituzionale, "noi magistrati abbiamo giurato sulla Costituzione. Per me come magistrato e come cittadino deve rimanere il caposaldo. Da magistrato più che il bisogno di cambiare la Costituzione sento il grandissimo bisogno che venga finalmente applicata, perché non è stata applicata”.
Di Matteo poi torna a parlare di corruzione: "Mafia e corruzione stanno diventando due facce della stessa medaglia. Dovremmo avere strumenti legislativi efficaci, ma non è così. Abbiamo leggi rigorose per i delitti tipici delle organizzazioni mafiose, ma i fenomeni corruttivi godono di una impunità totale. Su cinquantamila detenuti solo poco più di venti sono detenuti per corruzione. Soprattutto attraverso il sistema della prescrizione del reato, il 95% dei processi per corruzione si conclude con una estinzione del reato. Ancora oggi, nonostante tante parole, questo Parlamento non riesce ad approvare una legge che consenta alla magistratura di portare a termine questi processi. Per colpa o per dolo? Credo che ci sia un’ampia fetta del potere, non solo della politico, - spiega il magistrato palermitano - che trova molto conveniente avere questa scappatoia della prescrizione per garantissi un’impunità. La delinquenza dei colletti bianchi, che in Italia alimenta ancora troppo il potere, sta diventando un modo di fare talmente generalizzato da portare rassegnazione della popolazione”.
Sul tema dello scontro tra politica e magistratura, "non c’è stata nessuna guerra tra politica e magistratura, c’è stata una guerra unilaterale, molto ben organizzata e sistematica di una parte importante e trasversale della politica", ha dichiarato Di Matteo. “Questa guerra non è stata fatta nei confronti della magistratura tutta, ma solo di quella parte che ancora continua a pensare che la legge debba essere uguale per tutti, e che il magistrato debba fare le proprie scelte secondo criteri di doverosità giuridica e non opportunità politica”.
Infine Di Matteo affronta lo spinoso argomento dei magistrati che entrano in politica: "La cosa non mi scandalizza, non sono contrario all’idea anche un magistrato cosi come un qualsiasi altro cittadino possa candidarsi alle elezioni politiche. Sono contrario però, all’idea che una volta scelta la via della politica possa ritornare in magistratura”. “Io in politica? A me piace fare il magistrato – spiega il magistrato palermitano - e piacerà farlo finchè potrò lavorare in autonomia e indipendenza, senza trovare ostacoli nell’accertamento della verità.
Nessun commento:
Posta un commento