Alla selezione per un posto nell’Asl si sfidano in 64. L’unica idonea non viene presa: «Prova troppo complessa, da rifare». Lei fa ricorso: si vuole favorire qualcuno.
corriere.it Luigi Ferrarella
Troppo
brava per essere assunta, così la prossima volta impara a rispondere
esattamente alle domande «troppo difficili». Su 64 candidati è l’unica
giudicata «idonea» dalle prove d’esame per un posto di coadiutore
amministrativo da assegnare al Dipartimento Prevenzione Veterinaria,
quindi vince il concorso pubblico bandito dall’azienda sanitaria locale
di Pavia: ma non viene assunta perché appunto l’«Azienda Tutela Salute»
pavese annulla il concorso, e ordina di farne uno nuovo, con il surreale
e postumo argomento che le domande sarebbero state «viziate» da
«eccessiva complessità». Michael Young, il sociologo britannico di
matrice laburista autore nel 1958 del manifesto «L’avvento della
meritocrazia», si rivolterebbe nella tomba a vedere la chirurgica
precisione burocratica con la quale 52 pagine di un decreto dell’Ats di
Pavia sembrano incaricarsi di dimostrare plasticamente che meritocrazia
continua a essere solo una parola della quale riempirsi la bocca ai
convegni.
L’iter concorsuale
Domande troppo «difficili»
E
quale sarebbe il grave «vizio rilevato» che imporrebbe l’annullamento
del concorso? Dubbi di esami truccati? Errori nelle tracce? Irregolarità
tra i Commissari? Macché. Si annulla tutto perché «le domande formulate
dalla Commissione esaminatrice nell’ambito delle tre convocazioni non
rispettano, in termini di eccessiva complessità, le indicazioni del
bando per quanto attiene alle prove di idoneità in esso contenute, con
conseguente violazione della lex specialis che il bando medesimo
costituisce». Ma cosa veniva chiesto di così tremendo? A occhio e croce
cose non esattamente da Premio Nobel, ma quesiti (rispettivamente da 2
minuti di risposta, 5 minuti e 5 minuti) su conoscenze basilari per un
operatore amministrativo nel settore veterinario. E cioè elementi
essenziali di anagrafe zootecnica (come il codice allevamento, documenti
di trasporto, registro di carico e scarico); saper utilizzare Word per
inviare alcuni tipi di lettere di contestazione di contributi evasi; e
saper usare Excel per predisporre un elenco di aziende con suini e
avicoli, da inviare ai vari veterinari per i controlli.
Si prepara il ricorso al Tar
«Ma
quale tutela dell’interesse pubblico», obiettano gli avvocati Valeria
Sergi e Stefano Nespor che ora faranno ricorso al Tar per conto della
ragazza: «La tutela dell’interesse pubblico consiste nell’attribuire il
posto a concorso al candidato più meritevole, l’unico che ha ottenuto
l’idoneità», anzi in teoria «risultato ancor più meritorio tenuto conto
della (pretesa) “eccessiva complessità” delle prove. Al contrario, la
decisione assunta non tutela alcun interesse pubblico, ma semmai
l’interesse di candidati palesemente non meritevoli di provare
nuovamente a ottenere il posto a disposizione (e non c’è dubbio che
qualcuno di questi riuscirà, con le nuove prove, a ottenerlo). Senza
contare che il costo di una nuova selezione graverà sull’Azienda e,
quindi, sui contribuenti».
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