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Questione religiosa, ricorso strumentale alla
religione, follìa che porta alla distruzione. Tre punti di vista trovano spazio
sulla stampa italiana attorno all’ultimo agguato nel segno della jihad compiuto
da poco più che adolescenti contro l’anziano parroco di Saint Etienne de
Rouvray, in Normandia. Sgozzato. E quest’orrore, che getta sangue sul presunto
Islam richiamato dal giovane attentatore e assassino, è una riproposizione
nella sacralità d’un luogo di per sé inviolabile, di quelle criminali pratiche
svolte altrove, dove solo parzialmente la mediologia globale riesce a riprendere,
riprodurre e rivelare. Stragi considerate lontane che invece ci giungono in casa
e da un anno a questa parte angosciano l’Occidente. Jean-Louis Tauran, francese,
cardinale e ministro nei rapporti con altre religioni per il Vaticano di papa
Bergoglio, interpellato da La Repubblica,
considera il tragico omicidio: “Un passo
in più dentro l’abisso, una follìa che porta alla distruzione”. Che non
appartiene all’Islam poiché “l’Islam
insegna altro, e qui non credo centri la religione. Non è giusto davanti a
questi attentati parlare di religione”. Per il prelato la risposta più
adeguata è “Il dialogo. Per rompere la
catena infinita della ritorsione e della vendetta, l’unica strada percorribile
è quella del dialogo disarmato”. E dell’educazione. “Occorre un’educazione che parta dalla giovane età. E’ il primo
strumento per contrastare qualsiasi estremismo e follìa omicida ”.
George Corm, nato ad Alessandria d’Egitto ma
libanese d’adozione, economista e storico e fra il 1998 e 2000 anche ministro
delle finanze in un governo di passaggio diretto da Selim Ahmed Hoss, concede a
L’Avvenire un pensiero storico. Cita
nazioni che pretendono: “di essere
portavoce di una religione: il Pakistan con l’Islam, Israele costruito
sull’ebraismo, l’Arabia Saudita, dove il sostegno degli Usa permise (e
permette, ndr) alla famiglia Saud in
alleanza con la corrente wahhabita di creare un regno fondato sul radicalismo
sunnita. E’ la stessa logica che spiega l’addestramento da parte degli Usa di
combattenti islamisti in funzione antisovietica in Afghanistan, che pose le
basi di Al Qaeda:…in tutti questi casi, la fede viene chiamata in causa per
essere messa la servizio di altri interessi”. Aggiunge: “Dopo lo choc
delle guerre mondiali nel Novecento, quando ci si scontrò drammaticamente con i
limiti dei valori illuministi e marxisti, si è verificato uno spostamento verso
il multiculturalismo: il concetto dell’eguaglianza di fronte alla legge è stato
abbandonato a favore del “diritto di essere diversi” , come forma avanzata di
democrazia in grado di assecondare le specificità etniche o religiose dei
cittadini”. La ‘comunitarizzazione’ del mondo mostra i suoi limiti ”Quando le differenze di ogni singola
comunità vengono organizzate politicamente all’interno di una società, si va
incontro a tensioni permanenti, come in Belgio, come in Libano. Un meccanismo
che, più che tutelare la diversità, favorisce il divide et impera”.
Il filosofo italiano Giulio Giorello, ascoltato
da Il Giornale dichiara di veder
circolare: “Un sacco di analisi che
applicano alla questione i vecchi canoni marxisti. Non di Marx, ma dei cascami
ideologici delle teorie di Marx. Si cerca sempre la spiegazione sociologica,
economica si discute d’imperialismo. Non nego che esistano anche queste
questioni. Ma qui il nocciolo è religioso, la religione è centrale, non è
‘sovrastruttura’. Dobbiamo difendere a tutti i costi il pluralismo religioso,
il diritto di circolare liberamente. E’ arrivato, secondo me, il momento di
agire con durezza contro i fanatici, se non difendiamo la laicità della nostra
società corriamo dei rischi enormi”. “Il
muro contro muro tra religioni non credo possa portare buoni risultati. Sono
gli Stati che devono avere un atteggiamento diverso. E anche la società civile
deve avere un atteggiamento senza se e senza verso l’intolleranza religiosa. Ci
sono questioni su cui dovrebbero intervenire gli islamici illuminati, se ce ne
sono… La violenza sta uccidendo dall’interno la loro religione, il loro Dio.
Iniziamo anche a dire che non siamo più disposti ad accettare la tolleranza
verso gli estremisti nei Paesi arabi. Costoro non possono pensare di sfruttare
la tecnologia occidentale e basta. La nostra tecnologia è figlia del pensiero
scientifico, della laicità e della pluralità, non si può distaccarla dal
pacchetto”.
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