Due anni fa, dopo 70 anni di giunte monocolore, il Movimento 5 stelle ha conquistato l’amministrazione della città di Livorno.
Subito dopo essersi insediato, il sindaco Filippo Nogarin insieme alla
sua squadra ha iniziato a mettere il naso nell’organizzazione aziendale
di Aamps, la municipalizzata che si occupa di raccolta e smaltimento
rifiuti, scoprendo che l’azienda aveva 400 dipendenti - di cui solo 60
netturbini e, cosa ancora più grave, aveva accumulato oltre 40 milioni
di euro di debiti.
beppegrillo.it MoVimento 5 Stelle
Questo perché il Pds-Ds-Pd l’aveva
utilizzata negli anni come mezzo per creare il consenso e distribuire
poltrone e posti di lavoro agli amici degli amici.
Nogarin e il M5S hanno deciso di portare il dossier Aamps
in tribunale e richiedere l’avvio della procedura di concordato
preventivo in continuità. Una scelta che ha scatenato la reazione
furibonda dei tradizionali poteri forti della città. Regione, Pd,
sindacati hanno disegnato scenari da incubo: sembrava che la monnezza
avrebbe invaso la città e che i 400 lavoratori sarebbero stati tutti
licenziati. I consiglieri comunali e i membri della giunta sono stati
minacciati, insultati, pedinati fin sotto a casa e bollati come
incompetenti. Nogarin e l'assessore al Bilancio Gianni
Lemmetti, per aver messo la faccia in prima persona su questa partita,
si sono beccati un avviso di garanzia.
Poi, dopo 6 mesi di lavoro a testa bassa, i nuovi vertici di Aamps
scelti da Nogarin hanno presentato un piano di concordato e un piano
industriale che prevede il rientro dai debiti in 5 anni, la piena
occupazione, nuove assunzioni e soprattutto riorganizza un servizio
d’eccellenza per i cittadini livornesi, con il porta a porta esteso a
tutta la città e le tariffe più basse di tutta la costa toscana.
Ieri, la ciliegina sulla torta: il tribunale ha ritenuto 'promosso'
il piano e ha ammesso Aamps al concordato preventivo in continuità. Un risultato senza precedenti,
destinato a fare scuola nell’ambito della gestione delle
municipalizzate in perdita. A questo punto manca solo il via libera da
parte dei creditori e poi potremo gridare a gran voce: “Avevamo ragione
noi”.
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