La Costituente, prima di
approvare il testo, lo fece rileggere a scrittori e letterati per
renderlo più semplice e chiaro a tutti, con periodi lunghi in media 20
parole. Per De Mauro è l'unico testo comprensibile alla stragrande
maggioranza degli italiani. Il testo della riforma Renzi-Boschi ha
articoli di oltre 300 e 400 parole. In un caso si è passati da 9 a 439 e
il punto arriva dopo oltre 170 vocaboli.
Articolo 1:
l’Italia è Repubblica democratica, fondata sul lavoro. I 556 della
Costituente l’avevano scritto così,
forse solenne ma bruttino.
Una, mancava una, una Repubblica. A mettere un colpetto di matita dopo la quarta parola della bozza di Costituzione uscita nel 1947 non fu un giurista né un funzionario del ministero né un parlamentare. Fu uno scrittore, si chiamava Pietro Pancrazi, scriveva anche sul Corriere della Sera, era di Cortona, non lontano da Laterina. Fu il presidente dell’Assemblea,
Umberto Terracini,
a chiamarlo a rivedere la legge fondamentale dello Stato che stava
nascendo. A qualcuno dei costituenti il testo non piaceva, in qualche
parte era troppo rigido, troppo tecnico, aulico. Insieme a Pancrazi,
prima dell’approvazione finale,
la Costituzione fu rivista anche dal
latinista Concetto Marchesi (amico di Togliatti) e dal saggista Antonio Baldini.
E’ così che diventò la più bella del mondo. “Un monumento in termini di
sobrietà, di essenzialità, di economia e anche di eleganza del
linguaggio” ha definito la Costituzione Michele Ainis.
Nel 2011 – molto prima che
Matteo Renzi diventasse presidente del Consiglio e molto dopo la bocciatura delle riforme di
Berlusconi – il presidente emerito della Corte costituzionale,
Gustavo Zagrebelsky,
suggerì che i primi due articoli di ogni legge costituzionale
dovrebbero essere sempre: “Articolo 1: ogni norma legislativa deve
essere formulata in maniera completa, comprensibile e senza rimandi.
Articolo 2: l’inosservanza dell’articolo precedente comporta la
incostituzionalità della norma”. Ancora prima, nel 2008, il linguista
Tullio De Mauro – invitato al Senato a parlare della Costituzione più bella – spiegò che
“l’ideale sarebbe scrivere frasi con meno
di 25 parole, se si vuole essere capiti”. Secondo De Mauro la
Costituzione vigente ha “una media esemplare di un po’ meno di 20 parole
per frase”.
Per il 93 per cento è scritta con un vocabolario di base,
“che già nelle scuole elementari, per chi le fa, può essere noto”. I
costituenti “non solo scelgono le parole più trasparenti, per il
possibile, ma scelgono di scrivere frasi esemplarmente brevi”. La
Costituzione è uno dei pochissimi testi italiani, secondo De Mauro,
comprensibile dalla stragrande maggioranza della popolazione.
Come la
Costituzione, forse, c’è solo Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani. Poi se “uno vuole abbandonarsi all’estro dell’arte fa quello che vuole come Joyce”.
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