martedì 25 agosto 2015

Turchia, per il Pkk il "cessate il fuoco" va bene ma non unilaterale. Tensioni nell'esercito contro Erdogan



                          controlacrisi fabio sebastiani
I militanti curdi del Pkk sono determinati a non proclamare mai più un "cessate il fuoco unilaterale". Cemil Bayik, presidente del comitato esecutivo dell'Unione delle comunità curde (Kck), braccio politico del Pkk, risponde così all’appello di Selahattin Demirtas, leader del partito filo-curdo Hdp, che ha chiesto la fine degli attacchi del Pkk. Demirtas "non è il solo ad aver fatto questo appello - ha detto Bayik, in un'intervista al quotidiano tedesco Welt am Sonntag - che noi troviamo lodevole. Dal nostro punto di vista, né la Turchia né noi possiamo risolvere il problema con le armi. Ma abbiamo già fatto ricorso otto volte a un cessate il fuoco unilaterale. L'ultima volta abbiamo anche cominciato e ritirare le nostre forze. La Turchia invece prima ha rinviato, poi ha negato tutto. Quindi non ci sarà un nuovo appello unilaterale a mettere a tacere le armi".
Intanto, fonti giornalistiche vicine al regime di Erdogan fanno sapere che sono almeno 814 i militanti del Pkk curdo uccisi dalle forze di sicurezza turche dal 22 luglio scorso, quando una nuova offensiva è stata lanciata nel sud-est del Paese e nel nord Iraq. L'agenzia di stampa statale Anadolu omette però di dire che in realtà tra quei morti ci sono infatti molti civili. Non si tratta del tutto di “militanti” delPkk. Secondo l’agenzia ltre 450 membri del Pkk sono inoltre rimasti feriti nei raid aerei nel nord dell'Iraq, mentre più di 300 negli scontri avvenuti nella Turchia sudorientale. Le vittime accertate tra le forze di sicurezza di Ankara sono almeno 59. Del resto questa cifra dimostra l’effettiva identità dell’offensiva turca, che nelle intenzioni di Erdogan doveva essere anche contro lì’Isis, ma che in realtà esclusi i raid congiunti con gli Usa, ha prodotto, ufficialmente, solo qualche decina di arresti. Dall’altra parte, invece, ci sono 127 aree dichiarate "zone di sicurezza militare temporanea" in 15 province del sud-est della Turchia. Si tratta di una misura che viene presa dall'esecutivo di Ankara o, in casi di particolare urgenza, dai governatori locali e che può avere una durata variabile da 15 giorni a 6 mesi. Durante questo periodo nessun civile può accedere all'area in questione. Tra queste zone di sicurezza, 111 si trovano tuttora sotto questo regime speciale.
Intanto dalla mezzanotte di ieri Š stato dichiarato un nuovo coprifuoco a tempo indeterminato in tre quartieri del distretto di Silvan, nella provincia sudorientale in cui si trova la 'capitale' curda Diyarbakir, a seguito di scontri tra forze di sicurezza turche e membri dell'Ydg-h, gruppo armato giovanile del Pkk.
Contro Erdogan, e il suo giochino dello “stato di polizia” a poche settimane dalle elezioni anticipate, fissate per i primi di novembre, si levano sempre più voci.
L’ultimo episodio, che ha visto protagonista un tenente colonnello colonnello dell’esercito turco che ha visto morire il fratello in una offensiva dei Curdi, è abbastanza emblematico. La sua ira è esplosa in seguito al tentativo di un politico dell'Akp di avvicinarsi al mufti e al feretro per pregare. A quel punto Alkan si e' fatto avanti con forza, fermato dai presenti ha lanciato il suo grido contro la politica e il brutale cambiamento di rotta da parte del partito della giustizia e dello sviluppo rispetto alla questione curda, passata in pochi giorni dal processo di pace alla guerra totale."Hanno voluto il processo di pace, ora, seduti nei loro palazzi, hanno cambiato idea e usano i martiti per guadagnare voti" Altri casi simili si erano gia' verificati a Bursa, dove l'ex ministro della salute dell'Akp, Mehmet Muezzinoglu, era stato nei giorni scorsi costretto ad abbandonare il funerale di un soldato morto dopo un attacco del Pkk, in seguito a contestazione, insulti e lancio di oggetti. Due settimane fa un uomo a Istanbul, durante il funerale del figlio, aveva inveito contro il presidente Recep Tayyip Erdogan di fronte le telecamere : " Ci mandi Bilal, ci mandi suo figlio, a fare la guerra".

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