Fonte:
Il ManifestoAutore:
Mario Pierro
Spending review. I cittadini avranno meno
prestazioni e meno tutele in caso di malasanità. Dalla Tac alla
risonanza, le prestazioni che lo Stato non pagherà più
Nei tagli al sistema sanitario nazionale per 10 miliardi in tre
anni è prevista una rimodulazione delle prestazioni e degli esami
come la Tac o la risonanza magnetica. Il provvedimento interverrà
su 180 prestazioni specialistiche ambulatoriali ed è
attualmente in bozze.
Saranno coinvolti anche i settori
dell’odontoiatria, della genetica, dell’allergologia, la dialisi e
prestazioni di medicina nucleare. I tagli, o «risparmi» come dice la
ministra della Salute Beatrice Lorenzin, restringeranno i
destinatari delle prestazioni diagnostiche, ma non di quelle
specialistiche. Il 20 per cento delle prestazioni entrate nel
mirino dell’austerità sono quelle odontoiatriche: le cure
dentistiche ospedaliere saranno erogate in particolare ai
minori fino a 14 anni, vulnerabili per motivi sanitari o per motivi
sociali; alle regioni è lasciato il compito di fissare le soglie di
reddito o di Isee che definiscono i criteri della vulnerabilità
sociale. Per il ministero della Salute si tratta di un’omogeneizzazione
dei criteri esistenti. Prevista anche una stretta sui test
genetici. Sono prestazioni molto onerose eseguite una sola volta
nella vita. Dall’entrata in vigore del provvedimento non sarà più
possibile prescriverle per una mappatura del genoma o per fini di
ricerca.
All’attenzione della «spending review» ci sono 53 prestazioni di
questo tipo (il 30%) di cui sarà comunicato l’elenco completo. Oltre
alla ridefinizione di alcuni test allergologici e i vaccini,
prescritti solo dopo una visita specialistica, la bozza di decreto
ministeriale si sofferma sugli esami di laboratorio. La bozza
prevede che, in mancanza di “qualsiasi fattore di rischio” come la
familiarità, l’ipertensione, l’obesità, il diabete, le cardiopatie
e le iperlipenie, le analisi per il colesterolo e i
trigliceridi andranno ripetute ogni cinque anni. Nel mirino della
spending review c’è la proliferazione «inappropriata» delle
prestazioni «a basso costo». La bozza specifica che il loro importo è
«spesso già coperto dall’assistito non esente con il ticket». Per
l’erogazione delle Tac e della Rmn saranno stabilite condizioni di
erogabilità seguendo un punteggio da zero a dieci stabilito in
base a un livello di appropriatezza stabilito da una
documentazione scientifica nazionale e internazionale. Si
tratta di nove prestazioni. Il ministero ritiene che questa
definizione dei livelli di appropriatezza contribuirà a diminuire
le liste di attesa. Quanto alla dialisi si interverrà su due
prestazioni riservate alle metodiche dialitiche di base,
domiciliari e ad assistenza limitata, appropriate solo per pazienti
che non presentano complicanze da intolleranza al trattamento e
non necessitano di correzione metabolica intensa. Saranno
definite condizioni di erogabilità e indicazioni prioritarie
legate a patologie gravi di tipo neoplastico nell’ambito delle
prestazioni di medicina nucleare.
L’intervento di «razionalizzazione» più cospicuo riguarda la
«medicina difensiva» che all’Ssn costa 13 miliardi di euro all’anno.
In un dossier della Commissione consultiva per le problematiche
sulla medicina difensiva e sulla responsabilità professionale
che sarà incluso nel testo unico di legge in discussione alla
Commissione Affari Sociali della Camera viene stabilito che sarà il
paziente a dovere provare di avere subito un danno dal medico, e non
più al medico l’onere di discolparsi da un’eventuale contestazione.
Il governo intende accorciare i termini della prescrizione
dell’azione risarcitoria da 10 a 5 anni e vuole sollevare i medici
dalla responsabilità lieve, mentre sarebbe confermata la sua
perseguibilità in caso di dolo o di colpa grave. Sarà inoltre
rafforzata l’obbligatorietà dell’assicurazione delle strutture
ospedaliere, l’accertamento tecnico preventivo e la
conciliazione preventiva obbligatoria. Un modo per risparmiare
sui risarcimenti imposti dalle cause all’Ssn.
Per le organizzazioni di categoria questi provvedimenti
discreditano i medici davanti ai cittadini che dovranno pagare gli
accertamenti che non potranno essere più prescritti, pena il taglio
dello stipendio. Carlo Palermo, vice segretario nazionale Anaao
Assomed, critica «la penalizzazione dei medici sui percorsi
diagnostico terapeutici. Esistono evidenze scientifiche che
dimostrano l’inutilità di questi provvedimenti. Non si può
determinare per decreto, attraverso percorsi burocratici,
questioni estremamente delicate che attengono alla cultura
professionale e all’etica medica». «Non si possono fare pagare i
cittadini – sostiene il segretario della Fp Cgil Medici, Massimo
Cozza — non sempre possono essere in grado di capire che la
prestazione è inappropriata. Così come non va bene che i medici
siano sanzionati, un paradosso dopo sei anni di blocco
contrattuale». Per Tonino Aceti, presidente del Tribunale per i
diritti del malato– cittadinanzattiva – i pazienti «Non solo
avranno meno prestazioni ma anche minori tutele giuridiche nei casi
di malasanità». Per Aceti, la proposta della ministra è
«irricevibile» e annuncia che «entro settembre» il Tribunale per
i diritti del malato presenterà una proposta e organizzerà una
mobilitazione. Bocciate anche le norme sull’inappropriatezza: «Non
viene affrontato il nodo delle liste di attesa interminabili, anche
di oltre un anno – sostiene Aceti — Questa agli occhi dei cittadini è
la peggiore forma di inappropriatezza vissuta ogni giorno sulla
propria pelle».
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venerdì 7 agosto 2015
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