Una sentenza ha reso intoccabili i siti dove si offrono le prostitute. E subito dopo è scattato il boom del settore. Dove si fanno grandi profitti senza rischiare più nulla.
L'Espresso di Alessandro Longo
Gestire un sito Web per escort è un bell’affare. Profittevole, soprattutto in tempi di Expo, che attira potenziali clienti da tutto il mondo. Ma ora è anche un business sicuro: senza troppi rischi di grane legali. Sebbene in Italia sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione siano reati, infatti, c’è un crescente numero di siti specializzati che riescono a operare indisturbati e alla luce del sole, a quanto “l’Espresso” ha potuto appurare. Non rischiano nemmeno di essere oscurati dalle autorità, pratica con cui è comune rendere irraggiungibili dall’Italia i siti che offrono musica o film pirata.I vari Escortforum, Escortdolcevita ed Escortexpomilano (zeppi di annunci a pagamento), invece, nessuno li tocca. E gli ultimi arrivati si sentono così intoccabili da avere sede e server in Italia. Il motivo è che i siti di prostituzione sono finiti in un cono d’ombra per le autorità giudiziarie. «Oggi in Italia nessuno si occupa dei siti che aggregano l’offerta di escort», spiega Fulvio Sarzana, avvocato specializzato in diritto digitale. Non se ne occupa la Polizia Postale, che (contattata da “l’Espresso”) dice di trattare casi di reati di altro genere, su Internet. E i giudici che da oggi provassero a mettere alla sbarra i gestori di questi siti si scontrerebbero con un nulla di fatto.
Scrive nella sentenza il giudice Francesco Bagnai che la giurisprudenza in merito è univoca: per il reato di favoreggiamento non è sufficiente ospitare annunci di escort - nemmeno se il sito fa solo quello - ma bisogna svolgere «ulteriori attività finalizzate ad agevolare la prostituzione» come «l’aver contattato il fotografo per sottoporre le donne a servizi fotografici». C’è solo una sentenza in senso contrario (del 2007), «che però non ha avuto seguito».
Un sito di annunci, in Italia, non è quindi considerato intermediazione utile a procacciare clienti. L’aspetto curioso è che un sito dedicato alla prostituzione come Escortforum è uguale, di fronte alla legge, alle pagine dei giornali che hanno annunci di ogni tipo. O è come i siti di annunci generici, come Bakeka.it, che pure ha avuto problemi giudiziari fino all’assoluzione in Corte di Cassazione, nel 2013.
Lo stesso giudice di Firenze esprime dubbi, nella sentenza, su questo orientamento. Per due motivi: l’inserzione serve proprio per attirare nuovi clienti e il «collegamento con l’attività prostitutiva appare così immediato e diretto da non avere bisogno di spiegazioni ulteriori». Il giudice però, «a fronte di un orientamento così costante e uniforme deve prendere atto che un rinvio a giudizio sarebbe del tutto inutile». Per questo motivo proscioglie Azzato.
Molti imprenditori del Web hanno preso la sentenza come un via libera. Di qui il boom di siti che è arrivato negli ultimi mesi, cogliendo al balzo anche la palla dell’Expo. Il collegamento con la fiera internazionale milanese è esplicito: molti annunci di escort, su quei siti, hanno il bollino “Expo”, per indicare che lavorano in quella zona. Alcune offrono sconti a chi ha il biglietto Expo, quasi fosse una convenzione. Secondo l’istituto di investigazione Europol, nei sei mesi della fiera arriveranno a Milano dai 15 mila alle 30 mila prostitute, per un giro d’affari di 7,5 milioni di euro.
E su quei siti non si trovano solo semplici annunci e foto. C’è un motore di ricerca che ordina le escort per città. Ne pubblica una scheda, con caratteristiche e giudizi dei clienti. Si possono trovare anche servizi di chat e web cam, ospitati su quei siti. Alcune escort ottengono persino lo status “100% verificato”, dopo aver mandato al sito la foto di un proprio documento di riconoscimento.
I prezzi per gli annunci sono molto vari, ma in genere ci sono diversi canoni, che vanno dai 40 ai 700 euro al mese, a seconda del sito (Escortforum è il più caro) e della rilevanza che si può ottenere. Chi paga di più ottiene maggiore evidenza sul sito.
«In realtà, a quanto mi risulta, il gestore del portale può guadagnare anche dagli incontri veri e propri tra cliente e prostituta, anche se è molto difficile appurarlo dal momento che l’intera attività avviene on line», dice Sarzana.
Alcune aziende si sentono così sicure da operare alla luce del sole: come la Multiservizi di Castellazzo Bormida (Alessandria), che gestisce Escortexpomilano.com su server italiani. In Italia anche EscortProfil, registrato- con altri 28 domini a tema- dal romano Richard Onodi. Più evanescente la Escortdolcevita Srl, che gestisce l’omonimo sito e Escortitaliane.xxx, ospitati su server alle Bahamas.
«Un tempo, siti di questo tipo erano gestiti solo da aziende con sede in Paesi come la Germania, dove è legale intermediare l’attività di prostituzione», dice Sarzana. «Il gestore poi opera in Italia attraverso intermediari che girano al sito (con conti internazionali) anche una percentuale sull’attività prostitutiva vera e propria», aggiunge.
Nel caso di aziende estere, l’unica arma della legge italiana sarebbe oscurare i siti, come si fa con la pirateria (se sono italiane, invece, la magistratura può agire direttamente). Sorte subita nel 2013 dalla stessa Escortforum. Ma adesso, come si è visto, non c’è più questo rischio.
Sembra che questi siti continueranno per un po’ad avere vita e soldi facili. «Ci sono ancora i termini per impugnare la sentenza con ricorso per Cassazione», dice Ledda. «Stiamo valutando se c’è spazio per farlo perché la Cassazione non può fare valutazioni sul fatto, salvo casi di “contraddittorietà o manifesta illogicità” della precedente sentenza». In effetti, «solo con una sentenza della Cassazione di segno opposto all’attuale giurisprudenza, questi siti potrebbero essere finalmente perseguiti in Italia», dice Sarzana. Sarà per questo che i più famosi, come Escortforum, restano guardinghi. Tutte le persone dello staff, contattate da “l’Espresso”, hanno rifiutato qualsiasi dichiarazione. Idem per cinque escort di quel network. Una di loro fa sapere di essere stata «caldamente consigliata» dal sito stesso a non parlare con i giornalisti.
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