mercoledì 22 aprile 2015

Il BigMac smentisce il mercato del lavoro Usa: i salari calano da anni.

Il BigMac smentisce il mercato del lavoro Usa: i salari calano da anniIl potere d'acquisto è in discesa dall'inizio del millennio: l'offerta di lavoro qualificato non è riuscita a stare al passo con la domanda. E così sono sempre più i cittadini che devono affidarsi all'aiuto dello Stato.

repubblica.it
MILANO - Il mercato del lavoro americano non funziona. La dimostrazione - spiega uno studio dell'università di Princeton, citato dal New York Times - è nella mancata ridistribuzione della ricchezza. A prova del proprio teorema i professori dell'università californiana hanno utilizzato i "McSalari reali", misurando lo stipendio con il numero di panini Big Mac che si possono acquistare. Un esercizio mutuato dal BigMac Index dell'Economist che misura il potere d'acquisto a livello globale in base al prezzo del popolare panino.
Secondo i risultati dello studio, il numero di panini che si possono acquistare col proprio stipendio è in continuo calo dall'inizio del millennio in tutto il mondo industrializzato: scendevano anche prima della crisi finanziaria e negli anni della grande crescita erano felici solo in pochi. Un dato che solleva un dilemma non indifferente, almeno negli Stati Uniti: se il mercato del lavoro davvero non è in grado di garantire salari sufficienti per vivere dignitosamente, il rischio è che la popolazione debba sempre più affidarsi all'assistenza pubblica. D'altra parte in una fase di stagnazione degli stipendi, saranno sempre più i cittadini che dovranno affidarsi alle cure dello Stato. Secondo il New York Times addirittura il 47% degli americani dipende dal sostegno del governo.


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Il problema sarebbe nel fatto che la domanda per lavori più qualificati è cresciuta più velocemente dell'offerta: "Abbiamo passato gli ultimi 30 anni senza alzare il livello dell'educazione a quello della domanda di lavoro e così abbiamo un eccesso di lavoratori poco qualificati", osserva David Autor, professore del Mit. Il problema non è solo questo, però: "Una volta - dice Lawrence Katz di Harvard - il potere dei salari aumentava con la crescita economica, adesso non è più così".

Insomma per porre un rimedio all'aumento delle disuguaglianze servirebbe un intervento della politica. Qualcosa che metta fine alla disparità tra stipendi e capitale, essendo consapevoli che per un lavoro remunerativo non bastano più le qualifiche di un tempo. Così come la partecipazioni agli utili aziendali non può essere una soluzione: d'altra parte non tutti possono lavorare per Apple o Ferrari. La risposta è dunque nell'istruzione e nel livello dei salari minimi. E, soprattutto in una crescita economica equilibrata. Osservazioni che spingono tanti esperti e addetti ai lavori a bocciare l'idea che alla fine tutto andrà bene. Anche perché a complicare il quadro contribuisce la tecnologia che sostituisce posti di lavoro.

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