il manifesto
Dimitri Deliolanes
La prima iniziativa è stata quella di rafforzare il gruppo di
negoziatori. Accanto a Yanis Varoufakis viene rivalutata la figura
dell’economista Euclide Tsakalotos (università di Kent), che ne
assume il coordinamento, mentre a capo del gruppo che tratterà con
i controllori del Brussels Group (ex troika) è stato posto
l’economista Giorgos Houliarakis (università di Manchester), che
dirigerà anche il consiglio degli esperti del ministero delle
Finanze.
Se quindi Varoufakis è stato accusato di essere un «accademico inconcludente», ecco altri due professori di prima grandezza a confutare i deliri neoliberisti di Wolfgang Schauble. Al suo fianco e non al suo posto. Non si potrà più agitare lo spettro del ministro rock per bloccare le trattative e il governo greco dimostra di non permettere a Berlino di scegliere i suoi ministri: «Le posizioni sostenute da Varoufakis non sono personali ma rispettano in tutto gli orientamenti del governo», ha precisato il portavoce dell’esecutivo Sakellaridis.
La seconda mossa è di contenuti. Il governo greco continua strenuamente a respingere le pressioni per tornare alla precedente politica di austerità. Ma sta esaminando la possibilità di attuare alcune misure che potrebbero soddisfare parte delle richieste dei debitori. In concreto, si esamina la possibilità di regolamentare i casi di pensione anticipata, di tagliare le pensioni complementari più consistenti e di aumentare l’Iva nelle isole del turismo di lusso, come Mykonos.
Non sono misure facili, anche dal punto di vista tecnico. Oramai le pensioni anticipate riguardano solo madri con figli minori, mentre quelle complementari hanno subito tanti tagli che è veramente difficile trovare dei privilegiati da “punire”. Quanto al’Iva nelle isole, rischia di tradursi in un boomerang: meno turisti, meno consumi e quindi meno entrate per lo stato. E’ già successo nel triennio 2010– 2013. Alla fine perfino la destra al governo ha preso l’eroica decisione di abbassare l’Iva ai vecchi livelli, ignorando le proteste della troika e facendo decollare il flusso turistico insieme con le entrate.
Tsipras ostenta ottimismo e preme a livello politico affinchè all’eurogruppo di mercoledì ci siano risultati concreti. E per risultati concreti ad Atene si intende che gli europei versino l’ultima tranche del debito del 2012, cioè i famigerati 7,2 miliardi. Altrimenti, le rate del debito rischiano di non essere pagate.
Mentre gli occhi di tutti sono rivolti verso i negoziati, ad Atene il governo continua a legiferare. Dopo aver aumentato, rispetto alle previsioni della finanziaria, le entrate fiscali e contributive grazie alla rateizzazione dei debiti, si continua senza sosta.
Oggi sarà approvata la legge che ripristina la radiotelevisione pubblica ERT (brutalmente chiusa dalla destra nel 2013) e domani sarà la volta della legge che aumenta dal primo ottobre la retribuzione minima nel settore privato dagli attuali 586 a 650 euro. In commissione si discute una legge che mette ordine nel mondo del calcio, ora regno incontrollato degli oligarchi, con telecamere e accesso controllato, trasparenza negli arbitraggi, bilanci verificati per le società. Lo stesso si cerca di fare anche nel campo delle emittenti private, altro feudo oligarchico: già si chiede il versamento di tasse arretrare dal 2011 mentre saranno ridistribuiti i permessi per le frequenze digitali, ora occupate a un prezzo simbolico.
Se quindi Varoufakis è stato accusato di essere un «accademico inconcludente», ecco altri due professori di prima grandezza a confutare i deliri neoliberisti di Wolfgang Schauble. Al suo fianco e non al suo posto. Non si potrà più agitare lo spettro del ministro rock per bloccare le trattative e il governo greco dimostra di non permettere a Berlino di scegliere i suoi ministri: «Le posizioni sostenute da Varoufakis non sono personali ma rispettano in tutto gli orientamenti del governo», ha precisato il portavoce dell’esecutivo Sakellaridis.
La seconda mossa è di contenuti. Il governo greco continua strenuamente a respingere le pressioni per tornare alla precedente politica di austerità. Ma sta esaminando la possibilità di attuare alcune misure che potrebbero soddisfare parte delle richieste dei debitori. In concreto, si esamina la possibilità di regolamentare i casi di pensione anticipata, di tagliare le pensioni complementari più consistenti e di aumentare l’Iva nelle isole del turismo di lusso, come Mykonos.
Non sono misure facili, anche dal punto di vista tecnico. Oramai le pensioni anticipate riguardano solo madri con figli minori, mentre quelle complementari hanno subito tanti tagli che è veramente difficile trovare dei privilegiati da “punire”. Quanto al’Iva nelle isole, rischia di tradursi in un boomerang: meno turisti, meno consumi e quindi meno entrate per lo stato. E’ già successo nel triennio 2010– 2013. Alla fine perfino la destra al governo ha preso l’eroica decisione di abbassare l’Iva ai vecchi livelli, ignorando le proteste della troika e facendo decollare il flusso turistico insieme con le entrate.
Tsipras ostenta ottimismo e preme a livello politico affinchè all’eurogruppo di mercoledì ci siano risultati concreti. E per risultati concreti ad Atene si intende che gli europei versino l’ultima tranche del debito del 2012, cioè i famigerati 7,2 miliardi. Altrimenti, le rate del debito rischiano di non essere pagate.
Mentre gli occhi di tutti sono rivolti verso i negoziati, ad Atene il governo continua a legiferare. Dopo aver aumentato, rispetto alle previsioni della finanziaria, le entrate fiscali e contributive grazie alla rateizzazione dei debiti, si continua senza sosta.
Oggi sarà approvata la legge che ripristina la radiotelevisione pubblica ERT (brutalmente chiusa dalla destra nel 2013) e domani sarà la volta della legge che aumenta dal primo ottobre la retribuzione minima nel settore privato dagli attuali 586 a 650 euro. In commissione si discute una legge che mette ordine nel mondo del calcio, ora regno incontrollato degli oligarchi, con telecamere e accesso controllato, trasparenza negli arbitraggi, bilanci verificati per le società. Lo stesso si cerca di fare anche nel campo delle emittenti private, altro feudo oligarchico: già si chiede il versamento di tasse arretrare dal 2011 mentre saranno ridistribuiti i permessi per le frequenze digitali, ora occupate a un prezzo simbolico.
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