Vi racconto una storia.Vera.
Un giovane di venticinque anni
ha avuto modo di incontrare uno dei nostri avvocati durante una
pubblica manifestazione. Gli si è avvicinato, ha chiesto di potergli
parlare e gli ha raccontato quanto gli era da poco accaduto. L’avvocato,
mio collega da tanto tempo e dunque anche mio amico personale, me lo
descrive come un bravo ragazzo, un lavoratore, un tantino timido, una
persona responsabile.
Il ragazzo ha perso il papà
quando aveva dodici anni. La mamma ha una salute assai minata. Tra
varie altre patologie, ha un problema di epilessia. Il figlio si prende
cura di lei con affetto. Tempo fa il medico prescrive alla donna derivati della cannabis.
Se si può soffrire di meno, perché non farlo? Ma in Italia non è certo
facile comprare cannabinoidi alla luce del sole e nel rispetto delle
leggi. Il giovane, sapendo di averne un bisogno continuato e non
sporadico, decide di coltivare quattro piantine.
Questa storia finisce con un anno di galera.
È questa la pena che lo scorso lunedì 13 aprile un Tribunale romano ha
inflitto al ragazzo. L’accusa è quella di spaccio: due più due fa
quattro e, vista la quantità di sostanza che c’era in quei vasi, non
poteva essere uso personale. La storia singola, l’individualità della
vicenda, anche la drammaticità e il peso sulle spalle del suo
protagonista, non sono elementi che riescono a venire intercettati dal
sistema della giustizia e dalla normativa italiana sulle droghe.
Il mio collega avvocato di
Antigone aveva aiutato il ragazzo, assistendolo nel produrre tutta la
documentazione rilevante affinché la situazione emergesse con chiarezza
(ad esempio la prescrizione del medico), ma è stato inutile di fronte
allo schiacciasassi del più becero proibizionismo. Pensate: nella
sentenza è scritto nero su bianco che la decisione di coltivare le
quattro piantine è stata dettata da “nobili motivi”. Ma un anno di carcere ci voleva lo stesso!
E allora teniamoci questa
legge, che ingrassa le mafie, che devasta le famiglie, che intasa la
giustizia, che fa spendere una barca di soldi ai cittadini, che calpesta
ogni significato della parola libertà e che non sa distinguere tra uno
spacciatore di professione e un ragazzo che vuole aiutare sua madre.
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