Di fronte all’ultima tragedia dell’immigrazione, i 900 morti dello scorso weekend nel canale di Sicilia e gli sbarchi continui di questi giorni sulle coste italiane, l’Europa si autoconvoca d’urgenza, mette a disposizione più soldi e più mezzi ma l’accoglienza no: quella no. Il programma di pattugliamento delle coste del Mediterraneo Triton costerà d’ora in poi 9 milioni di euro al mese e non più solo 3. Si doterà di maggiori mezzi: la Germania potrebbe inviare due fregate nel giro di cinque giorni, il Belgio offrirebbe una nave e supporto satellitare e l'Irlanda una nave equipaggiata, la Gran Bretagna, invece, una nave della Royal Navy, altre due imbarcazioni per il pattugliamento e tre elicotteri. Ma il sistema di accoglienza dei profughi richiedenti asilo resta su base volontaria. Del resto, “nessuno può d’imperio obbligare gli altri stati membri…”, ammette Renzi.
Il premier ne ha discusso a tu per tu con Angela Merkel, Francois Hollande, David Cameron, in un pre-vertice a quattro prima del consiglio europeo straordinario. Ma aveva già capito l’antifona. Cameron aveva già parlato: la Gran Bretagna è pronta a inviare anche le navi della marina reale ma “le persone salvate siano portate nel Paese sicuro più vicino, probabilmente in Italia, e che non chiedano asilo nel Regno Unito”. La Terra d’Albione resta un porto chiuso: a maggior ragione alla vigilia delle elezioni del 7 maggio. Cameron non si accolla rogne e lo dice subito.
Eppure l’Italia sperava che a Bruxelles fosse almeno abbozzata la discussione su una deroga al trattato di Dublino che obbliga i rifugiati a chiedere asilo nel paese in cui arrivano, che molto spesso è l’Italia o i paesi del sud. Ma su questo punto anche Merkel è stata chiarissima: "Siamo pronti a sostenere l'Italia ma la registrazione dei rifugiati deve essere fatta in modo adeguato secondo le regole Ue". Dunque, Dublino non si tocca. E oggi comunque “non è stata stabilita alcuna cifra” sui rifugiati che l’Ue è pronta ad accogliere, aggiunge Merkel per smentire le voci secondo cui il vertice di oggi avrebbe deciso di passare dagli attuali 5mila rifugiati a 10mila. Nemmeno questo. Pure Juncker ammette laconico: “Avrei voluto un esito più ambizioso”.
E poi a Bruxelles non riesce l’altra operazione complicata: mettere in piedi una missione di Politica europea di sicurezza e difesa comune (Pesd) sulla Libia. Vale a dire la missione che dovrebbe colpire il traffico degli esseri umani, gli “scafisti-schiavisti” come li chiama Renzi, il loro racket, la missione che dovrebbe distruggere le imbarcazioni prima che salpino. Si è solo deciso di affidare all’Alto Rappresentante della Poltica estera europea Federica Mogherini il mandato di lavorare ad un progetto che convinca tutti gli Stati Ue e che sia poi materia per l’Onu. Perché serve una risoluzione delle Nazioni Unite. “Ad oggi tecnicamente – precisa Renzi – non c’è una missione sulla Libia, come invece c’è sul Libano, missione Onu a guida italiana, o sull’Afghanistan…”. Nulla di tutto ciò. Del resto, dell’intervento militare il premier italiano non è mai stato convinto. “Entrare sul terreno in una situazione così dilaniata è un azzardo incomprensibile…”. Cornice che è diventata chiarissima oggi, quando il governo di Tripoli, filo-islamico e non riconosciuto dalla comunità internazionale, ha fatto sapere che non accetterà bombardamenti europei sul proprio territorio. Messaggio arrivato a Bruxelles, Europa con le mani sempre più legate.
“Nessuno si fa illusioni che possiamo risolvere il problema oggi”, aveva detto in mattinata il presidente del Consiglio Europeo Tusk. E lo ripete in serata, di fianco a Juncker, in una conferenza stampa stringata e imbarazzata per l’impasse decisionale dell’elefante Ue. A giugno un nuovo consiglio europeo riaffronterà il tema. Chissà quanti barconi saranno arrivati fino a quel momento. Renzi torna a casa con queste preoccupazioni e col pensiero anche alle polemiche italiane, sempre più aspre. "Con Mare Nostrum abbiamo raccolto in mare 499 cadaveri. Un numero enorme”, dice prima di partire da Bruxelles. E’ la risposta a chi in Italia lo attacca sulla chiusura del programma Mare Nostrum: il primo nella lista, l’ex premier Enrico Letta, tornato all’attività politica. “Senza una visione strategica continueremo a ripescarli in mare, ora per la prima volta c’è un approccio sistematico", conclude Renzi. Chissà a cosa porterà.
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