Relazione al Convegno: “EXPO: nutrire il pianeta, o nutrire le multinazionali ?” tenutosi il 7 febbraio 2015 a Milano.
di Vittorio Agnoletto
Buon giorno a tutti,
mentre noi siamo qui a discutere, alla
kermesse organizzata da Renzi, alla Bicocca, hanno scelto di trattare
questi quattro temi di fronte ai disastri che sono davanti a noi :
- la dimensione dello sviluppo, tra equità e sostenibilità,
- cultura del cibo, energia per vivere insieme,
- agricoltura, alimenti e salute per un futuro sostenibile,
- la città umana, futuri possibili fra smart e slow city.
Quando li ho letti ho creduto che fosse
uno scherzo perché nulla hanno a che vedere col tema dell’EXPO che,
almeno formalmente, è quello di cercare di vincere la lotta contro la
fame e nutrire il pianeta.
A Porte Alegre, nel 2001, noi dicevamo
che non era accettabile che l’80% della ricchezza del pianeta fosse
nelle mani del 20% della popolazione…..guardate cos’è accaduto.
Quello che vediamo nelle prossima diapositiva* è la realtà odierna.
Questa è la situazione del 2014, i dati
non sono di Vittorio Agnoletto e tanto meno del Forum Sociale Mondiale,
sono di Credit Suisse che ci dice che poco più dell’8% della popolazione
mondiale controlla l’85% delle ricchezze del pianeta e, cosa ancora più
drammatica, guardate in fondo alla piramide, il 70% della popolazione
ha a disposizione il 3% della ricchezza del pianeta. Di fronte a questi
dati non ci si può a mettere a discutere di “smart city,” di fronte a
questi dati appare molto chiaro quello che è accaduto in Grecia:
l’enorme impoverimento della popolazione ellenica è semplicemente uno
dei casi che sta dentro alla piramide della distribuzione della
ricchezza che ho appena descritto nei suoi aspetti più significativi.
Questi, illustrati nella diapositiva,
sono i settori dove si concentra la grande ricchezza di coloro che
dominano il mondo: la finanza, il petrolio e il controllo delle fonti
energetiche, la grande distribuzione, l’industria pesante meccanica e
militare, la farmaceutica.. Questo studio non lo ha fatto Credit
Suisse bensì taxjustice network che coinvolge diverse associazioni attive nella critica alla finanza liberista.
Se osservate la lista in fondo alla
schermata, quella più piccolina, potete osservare le lineette blu,
quelle sono le multinazionali. Potete vedere che tra le 100 maggiori
concentrazioni di potere economico-finanziario del mondo, ben 42 sono
multinazionali che hanno bilanci e profitti molto maggiori di interi
stati non solo africani ed asiatici ma perfino europei; questa è la
nuova geografia politica del mondo che abbiamo di fronte.
Quando diciamo “siamo il 999 contro
l’uno per mille” affermiamo una semplice verità, quella che possiamo
vedere nella diapositiva: lo 0,001% della popolazione mondiale
controlla 15,4 trilioni di dollari quando il PIL mondiale è tra i 65 e i
70 trilioni di dollari. Sotto sono raffigurati alcuni esempi di quello
che si potrebbe realizzare con quelle ricchezze: le guerre per poter
distruggere totalmente il pianeta o garantire l’istruzione primaria per
tutti gli essere umani per 190 anni !
“Noi possiamo avere la democrazia, o
possiamo avere la ricchezza concentrata nelle mani di pochi, ma non
possiamo averle entrambe.”
Questa affermazione non è di un
rivoluzionario, ma di un giudice Louis D. Brandeis, che dal 1916 al
1939 è stato membro della Corte suprema USA.
Le multinazionali di cui noi stiamo
parlando non se ne stanno buone, in un angolo, a non fare nulla, ma
anzi, ormai da tempo, si danno molto da fare e non per il bene comune.
Torniamo indietro al 1996 quando di
fronte ad una nazione con milioni di perone colpite dall’ AIDS, Mandela,
da due anni presidente del Sudafrica post-hartheid, chiede, con
un’apposita legge, alle industrie farmaceutiche del suo Paese di
produrre i farmaci anti-aids. Immediatamente 39 multinazionali
capitanate dalla Glaxo Welcome lo denunciano di fronte al tribunale
dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, con l’accusa di non aver
rispettato l’accordo sulla proprietà intellettuale e sui brevetti; tale
accordo stabilisce che le aziende, che per prime hanno commercializzato
un prodotto, quindi in questo caso un farmaco, ne hanno l’esclusiva per
20 anni e sono le uniche a poterlo produrre e quindi a stabilire i
prezzi . Con il risultato che a causa dei prezzi elevati in Sudafrica la
grande maggioranza della popolazione non poteva acquistarli.
La legge voluta da Mandela viene cosi
bloccata, e per 5 anni il SA non ha potuto produrre i farmaci
antiretrovirali ; quando poi nel 2001 la situazione si modificherà e
le multinazionali del farmaco saranno costrette ad aprire una
trattativa, Mandela, in un celebre e drammatico discorso denuncerà come
la mancanza di farmaci sia costata al SA in cinque anni molte centinaia
di migliaia di morti.
Queste sono le politiche delle
multinazionali…: la Philip Morris che fa causa all’Uruguay perché quel
Paese, applicando una decisione dell’organizzazione Mondiale della
Sanità, ha introdotto delle leggi per cercare di ridurre il numero di
persone che fumano con l’obiettivo di tutelare la salute dei propri
cittadini. Il gigante del tabacco ha portato il piccolo stato
sudamericano di fronte ad un tribunale internazionale costruito su
misura per le grandi multinazionali, nel quale operano giudici ed
avvocati che appartengono alla stessa lista degli studi internazionali
che da sempre lavorano con le principali corporations. O vogliamo
discutere della Myers che attacca il Canada e lo porta in tribunale
perché il governo di quel Paese decide di limitare la produzione ed il
trasporto del PVC ? O vogliamo citare le assicurazioni private canadesi
che denunciano una regione del Canada perché, di fronte alla povertà
crescente dei propri cittadini, sviluppa un’assicurazione pubblica che
loro ritengono danneggi i propri profitti ?
Questo è lo scenario che abbiamo di
fronte e questo è lo scenario che si moltiplicherà per dieci se verrà
approvato il TTIP (l’accordo di libero commercio tra USA e UE); ecco
perché l’appello che hanno fatto Susan e Flavio è assolutamente
fondamentale. In questo quadro Emilio parlava di “ACQUAE, VENEZIA”,
ossia dell’Expo sull’acqua che si svolge a Venezia con l’azienda
israeliana Mekerot nella veste di uno dei maggior partner; sono andato a
vedere il sito ufficiale e sapete cosa scrivono: “ACQUAE VENEZIA
2015….unisce alla valenze puramente informative, ludiche ed
esperienziali, tipiche delle esposizioni universali, una connotazione
fortemente business” ed invita tutte le aziende a partecipare per creare
(testualmente) nuove occasioni di business in Italia e all’estero
avviando da subito trattative. Ma non abbiamo fatto un referendum nel
2011 ? Non abbiamo deciso qualcosa di totalmente diverso ?
Non proseguo a parlare delle
multinazionali che partecipano ad Expo, anche perché molte sono già
state citate dagli oratori che mi hanno preceduto; aggiungo solo qualche
altro nome. Tra gli sponsor principali c’è l’ ENI, ma ENI non è
coinvolta in un enorme scandalo in Nigeria con accuse di tangenti e
tangenti ? E costoro dovrebbero garantire la sostenibilità del pianeta?
Vogliamo parlare di un altro partner,
dell’ENEL ? L’ENEL ha avuto in dotazione, attraverso l’acquisizione
della società elettrica spagnola ENDESA, alcune delle principali fonti
d’acqua della Patagonia, privatizzate in seguito a decisioni prese dal
dittatore Pinochet. Lo sfruttamento da parte della multinazionale
italiana di quelle fonti sta producendo un disastro naturale e obbliga
intere popolazioni ad abbondare quella regione. E questo sarebbe un
partner della sostenibilità?
Oppure di chi parliamo? Di Selex ES,
altra sigla che compare tra i principali partner di EXPO, un’industria
di Finmeccanica che produce sistemi di puntamento per carri armati, navi
da guerra e armamenti di ogni tipo venduti ad eserciti di molti stati,
tra i quali USA, Israele e Turchia ? E con questo che si dà da mangiare
al pianeta?
Oppure vogliamo parlare della figuraccia
che ha fatto, settimana scorsa, il governo italiano, quando
intervenendo all’OMS, che aveva approvato una decisione per cercare di
invitare gli Stati a diminuire la presenza di zuccheri
nell’alimentazione dei bambini, ha fatto mettere a verbale che si
opponeva, salvo poi scoprire il grosso intreccio tra la delegazione
italiana e dirigenti che hanno lavorato in Ferrero ? Ovviamente
l’obiettivo era garantire gli interessi dell’industria nazionale
(multinazionale) Ferrero, non preoccuparsi della salute dei bambini.
Queste sono le priorità di chi decide e di chi esegue: le multinazionali
decidono e i nostri governi eseguono immediatamente.
La diapositiva successiva illustra gli
intrecci tra alcuni dei principali loghi che incontriamo nella nostra
vita quotidiana; potete vedere cosa controllano le grandi case madri:
Nestlè, Kraft, CocaCola, Pepsico, Kellogg’s, MARS, Unilever,
Johnson-Johnson, P/G.. Tra le controllate di Nestlè c’è la San
Pellegrino, l’acqua ufficiale dell’Expo, 150 milioni di bottiglie in
giro per il mondo a pubblicizzare Expo. In queste sigle sta il potere
che decide su quello che noi mangiamo, su quello che noi beviamo…..e
francamente accettare che questi siano i partner principali di EXPO che
ha come slogan “Nutrire il pianeta…” mi pare qualcosa di veramente
grave.
Questo, raffigurato nella diapositiva, è
invece un’altro scenario impressionante; è l’immagine delle
corporazioni transnazionali, delle multinazionali più importanti del
pianeta: 740 di queste 43.600 controllano l’80% del totale degli
azionisti di tutte le multinazionali, questo ci spiega il grandissimo
intreccio esistente tra gli azionisti di un’azienda e di un’altra
azienda, di una multinazionale e di un’altra; ci spiega, i meccanismi a
scatole cinesi tra i vari loghi che abbiamo visto precedentemente.
150 di queste multinazionali controllano
il 40% del totale dei capitali, di queste ¾ sono gruppi finanziari
internazionali. Ecco cosa intendiamo dire quando parliamo della
finanziarizzazione dell’economia, del dominio dell’economia sui governi e
sugli stati e quando affermiamo che a decidere sono sempre in meno,
pochi, pochissimi.
Quando vogliono distruggere la Grecia e
far cadere la borsa di Atene di 20 punti non devono fare riunioni
oceaniche, basta che si sentano alcuni di quei 150 e immediatamente
riescono ad ottenere l’effetto che vogliono, spostando i capitali da
una parte all’altra.
La crisi nasce certamente con i subprime
ma poi prosegue gestita anche dalla City di Londra che è ancora la
piazza finanziaria più importante e che si basa su una rete molto
importante di luoghi offshore, di paradisi fiscali in parte in territori
inglesi, in parte in territori oltremare della gran Bretagna, in parte
in ex-colonie. E’ anche di questo che noi dovremmo discutere, perché
“loro” discutono di noi. Emilio ha accennato, pur senza potersi
dilungare per una questione di tempo, all’intreccio tra chi produce OGM,
chi produce pesticidi ed aggiungo chi produce farmaci; infatti c’è un
intreccio micidiale di quel settore con le imprese farmaceutiche.
Pensate che nel 2013, le aziende del
settore finanziario e quelle di ambito farmaceutico, hanno speso 550
milioni di dollari per esercitare pressione sui decisori politici a
Washington e a Bruxelles. Negli USA nel 2013 il settore finanziario ha
speso oltre 400 milioni di dollari nell’attività di lobbing e ogni volta
che ci sono le elezioni americane l’industria militare e l’industria
farmaceutica finanziano ambedue i partiti concorrenti in modo tale che
sono sicuri che chiunque vinca i loro interessi verranno comunque
garantiti. E questo avviene anche a livello europeo, fornisco solo una
cifra: 750 circa sono i parlamentari europei…15.000 i lobbisti iscritti
nell’apposito registro istituito dall’Unione Europea: per ogni
parlamentare ci sono 20 lobbisti registrati a Bruxelles con libero
accesso alle istituzioni parlamentari.
“Dietro ogni grande fortuna c’è un crimine” Honoré de Balzac” Una frase che non ha bisogno di commenti, purtroppo molto vera.
Quella che vi mostro è una piccola
carrellata di alcuni di questi personaggi e delle loro carriere che
passano indifferentemente dalla grande finanza, dal vertice del mondo
bancario, alla direzione della Commissione Europea e, ne sappiamo
qualcosa anche in Italia, alla direzione degli stati: Charlie McCreevy
dal dipartimento dei derivati finanziari della New York Bank Mellon a
Commissario UE al mercato interno, Joseph Ackermann, presidente della
Deutesche Bank fino al 2012 e subito dopo inserito nei vertici che
dovevano decidere come affrontare il debito greco, del quale la
Deutesche Bank è uno dei principali creditori, altro che conflitto di
interessi !
Noi dobbiamo sapere queste cose. Alcuni
sono volti a noi più noti come Mario Draghi vice chairman della Goldman
Sachs, poi governatore della Banca d’Italia, quindi presidente della
BCE….solo per fare alcuni esempi.
Una ricerca ha mostrato che tra il 2008
ed il 2011, quindi durante la crisi, in 24 dei 29 paesi della Comunità
Europea, o il primo ministro, o il ministro della Finanza o
dell’economia venivano dai grandi fondi finanziari o dalle grandi
banche, dove spesso tornavano, concluso il loro intermezzo politico
durante il quale hanno recuperato ulteriori crediti da esigere dai loro
antichi sodali.
Ma nonostante tutto…
“Prima ti ignorano. Poi ti deridono. Poi ti combattono. Poi vinci”
scriveva Gandhi. E’ quello che è accaduto in Grecia: Tsipras ha vinto.
Non sempre il popolo è bue, non sempre il popolo è pronto a credere a
qualunque tipo di racconto gli venga propinato, se si ragiona, se si
spiega, se ci si documenta, si può crescere insieme ed avviare percorsi
collettivi di liberazione.
La prossima diapositiva richiederebbe
addirittura una sessione intera per discuterne a fondo; mi limito quindi
solo a poche osservazioni; quello che vediamo è la reale concentrazione
del Capitale. Come appare dal grafico le 50 principali banche
statunitensi, alla fine fanno riferimento unicamente a 4 grandi poli
bancari che ne esercitano il controllo. Ecco cosa si intende quando si
parla di concentrazione di potere: prima abbiamo visto quella dei
marchi, adesso abbiamo visto quella finanziaria.
“ C’è stata una guerra di classe durata gli ultimi 20 anni, e la mia classe ha vinto”
ha scritto Warren Buffett, Chairman e CEO della Berkshire Hathaway. E
non possiamo dargli torto: hanno vinto loro e lo dicono, non hanno molto
problemi a renderlo pubblico.
Ha detto papa Francesco davanti alla FAO:”…..
è inoltre doloroso constatare che la lotta alla fame e alla
denutrizione viene ostacolata dalla priorità del mercato e dalla
preminenza del guadagno, che hanno ridotto il cibo ad una merce
qualsiasi soggetta anche a speculazione finanziaria….. nessun sistema di
discriminazione di fatto o di diritto vincolata alla capacità di
accesso del mercato degli alimenti deve essere preso come modello delle
azioni internazionali che si propongono di eliminare la fame”
Parole sagge. Ovviamente hanno fatto
finta di nulla e oggi gli chiedono un veloce messaggio da portare
all’incontro della Bicocca, dove i protagonisti, quelli veri,
provengono dalle multinazionali e dai fondi finanziari. Certo che ci
vuole un bel coraggio, facce di bronzo, sepolcri imbiancati. E, se come
credo, Francesco dirà quello che pensa, faranno un’altra volta finta
di nulla, grandi applausi e avanti come prima.
Vorrei concludere ponendo semplicemente
un paio di problemi politici: per parlare di Milano c’è Basilio
onnisciente e bravissimo a cercare di controllare e denunciare quanto
avviene nella nostra città, per quello che ovviamente lui può fare. Io
mi limito ad una sola cosa.
Abbiamo giustamente preso atto,
all’inizio di questo incontro, che la giunta di Milano, io non direi ci
ha permesso,ma bensì ha deciso di non toglierci un diritto – è di questo
che si parla – e quindi noi abbiamo potuto realizzare qui, in sala
Alessi questo dibattito. Di questo sono contento, non hanno calpestato
un diritto, è già una cosa buona.
Posso capire che la giunta abbia dovuto
gestire un’Expo che è stato preso e “vinto” (tra virgolette) dalla
giunta precedente, ma io mi chiedo: era l’unico modo di gestirlo ? Ma
dopo 5 anni che Milano ha vinto l’Expo possibile che dobbiamo arrivare
noi a parlare di fame di sete, di energia ? Fino ad ora questi
argomenti, che sono il tema ufficiale di Expo, sono stati ignorati. Non
c’è solo la moda, non basta andare a premiare quelle associazioni che
fanno del bene, che vanno ad esempio a raccogliere i resti del cibo
consumato all’Expo per portarli poi ai poveri. Certo, queste
associazioni fanno bene, perché ai poveri non si può certo solo dire
lottiamo per il futuro, prima di tutto è necessario aver da mangiare,
non morire di fame. Ma un’amministrazione pubblica non può
accontentarsi di questo.
Voglio lanciare uno stimolo alla giunta:
non ricorrete solo le grandi sigle, le grani lobby, confrontiamoci su
questi temi che noi qui oggi stiamo discutendo; sono le cose più
importanti per tutti, per voi, per noi, per l’umanità intera. Forse vi
abbiamo eletto più per questo che per altro……
E camminando sul filo di lana, mi
permetto, in punta di piedi, di rivolgermi ai tanti rappresentanti
della società civile, alle tante ONG, che hanno deciso in qualche modo,
con formule diverse, di stare dentro, di partecipare ad Expo. Ognuno fa
le sue scelte, noi continuiamo a lavorare insieme a tutti ma ci
permettiamo di darvi un suggerimento: state attenti a non farvi
utilizzare, state attenti a non essere usati come foglie di fico. Se
avete scelto di andare lì, almeno alzate la voce, gridate forte queste
verità che voi conoscete, perché fanno parte anche della vostra storia,
perché la partita che noi ci stiamo giocando è una partirà veramente
enorme, grandissima e qualcuno, purtroppo, l’ ha capito prima di noi.
L’ex segretario degli USA Kissinger diceva: “… controllate il petrolio è controllerete nazioni intere, controllate il sistema alimentare e controllerete le popolazioni.”
Questa è una drammatica verità.
Il tentativo che noi oggi, con tutti
quelli che ci stanno, anche con scelte magari tatticamente diverse,
stiamo cercando di fare è quello di impedire che un pugno di personaggi,
un pugno di aziende, possano decidere della nostra vita attraverso il
controllo totale sul cibo e sull’acqua. E credo che qualcosa possiamo
fare, possiamo bloccare il TTIP, possiamo utilizzare, almeno noi
cittadini milanesi, la ribalta che Expo ci fornisce per criticare
l’attuale modello dominante e per trovare modalità anche significative
per far emergere le drammatiche verità che stiamo discutendo oggi.
Non è tutto perso, ma se perdiamo, perdiamo tutto. Non ci sarà un secondo tempo.
* qui non ci sono le diapositive presentate al convegno, ma il loro contenuto è illustrato nel testo scritto.
le note ufficiali dicono, a sette giorni dall’inaugurazione, che sono completati 30 padiglioni su 54.
colpa della burocrazia, dicono gli organizzatori, scordando che dietro c’è stato un gran giro di mazzette.
una sola certezza:
tutto il marciume d’italia si è trasferito armi e bagagli nel pd (senza molta resistenza e molta identificazione), basta vedere chi candida e il piduista renzi, figlio e amico di massoni, ne è l’immagine fedele.