martedì 28 aprile 2015

Roberto Romano: Spending review, detra­zioni fiscali nel mirino.


Risultati immagini per salvadanaio Il governo nasconde la pol­vere sotto il tap­peto. Teso­retto? La realtà è duris­sima: se non tagliamo 16 miliardi di spesa pub­blica per il 2016, scat­terà la clau­sola di sal­va­guar­dia, con un aumento di tasse equi­va­lente (Iva e accise). Yoram Gut­geld e Roberto Perotti stanno lavo­rando con dedi­zione al taglio della spesa pub­blica. Sono molte le voci inte­res­sate. La più deli­cata è la revi­sione delle age­vo­la­zioni fiscali, ovvero il taglio di dedu­zioni, detra­zioni ed esen­zioni che ridu­cono il carico fiscale per un con­tro valore di 253 miliardi (Com­mis­sione Vieri Ceriani). Sono almeno 10 i miliardi da trovare.
il manifesto Roberto Romano
Sono in can­tiere non meno di 52 voci di age­vo­la­zioni fiscali da col­pire, ma il governo si affretta a dire che per ora sono solo simu­la­zioni. Tra i temi più deli­cati, oltre al bonus edi­li­zio, ci sono le detra­zioni per spese medi­che e per le badanti. Dovrebbe pro­gres­si­va­mente scom­pa­rire, all’aumento del red­dito, la detra­zioni (attual­mente al 19% per tutti) per le spese medi­che, così come quella dei con­tri­buti pre­vi­den­ziali per l’assistenza per­so­nale e fami­liare. Nel mirino tor­nano altre voci più volte chia­mate in causa negli anni scorsi: spese fune­bri a veterinarie.
Sono ipo­tesi che si scon­trano con l’indicazione del Par­la­mento che ha chie­sto, espli­ci­ta­mente, che l’intervento sulle tax expen­di­tu­res sia rivolto a eli­mi­nare dop­pioni e age­vo­la­zioni non giu­sti­fi­cate dal punto di vista eco­no­mico o sociale, sal­va­guar­dando però le voci più sen­si­bili, in par­ti­co­lare quelle per i red­diti da lavoro dipen­dente, i red­diti di imprese minori e quelli da pensione.

A Gut­geld va ricor­dato un libe­rale per­bene: Luigi Einaudi e l’idea dei diritti presi sul serio, e le sue lezioni del ‘44. Il bilan­cio pub­blico non è il bilan­cio di una impresa, e tanto meno il bilan­cio di una fami­glia. La dif­fe­renza tra poli­tica eco­no­mica e ricerca del pro­fitto è mate­ria com­pli­cata. Non è facile pole­mica, ma la spen­ding e l’intervento sulle age­vo­la­zioni fiscali del governo non hanno la fina­lità di miglio­rare la distri­bu­zione del red­dito, che nel frat­tempo è peg­gio­rata in tutti i paesi a capi­ta­li­smo maturo (Atkin­son, 2015), oppure quella di rial­lo­care la spesa pub­blica per rilan­ciare il sistema eco­no­mico attra­verso il governo della spesa, ma solo quella di recu­pe­rare risorse. Alla fac­cia della poli­tica eco­no­mica e cam­biare verso.
Le let­ture key­ne­siane sono super­flue? Non discuto que­sta opi­nione, ma non si deve mai dimen­ti­care che le prin­ci­pali atti­vità della pub­blica ammi­ni­stra­zione pos­sono essere ricon­dotte: (1) all’individuazione della migliore allo­ca­zione delle risorse all’interno dell’economia nel suo insieme, cioè ripar­tirle tra pub­blico e pri­vato, e allo svi­luppo di atti­vità pub­bli­che che il pri­vato non ha nes­sun inte­resse a rea­liz­zare; (2) alla neces­sità di assi­cu­rare una cre­scita eco­no­mica; (3) alla programmazione-stabilizzazione della cre­scita eco­no­mica, inter­ve­nendo ogni qual volta si mani­fe­stasse una crisi, oppure una ridu­zione della cre­scita nei casi di infla­zione ecces­siva o una sele­zione degli inve­sti­menti neces­sari per pro­gram­mare lo svi­luppo; (4) alla distri­bu­zione del red­dito al fine di evi­tare una ecces­siva pola­riz­za­zione del red­dito e, quindi, favo­rire alcuni gruppi sociali.
Quindi, l’efficacia o meno della spesa pub­blica non dipende solo dalla sua dimen­sione, ma anche dalla com­po­si­zione. Se la spen­ding review diven­tasse governo della for­ma­zione spesa pub­blica, supe­rando la logica del rispar­mio più o meno neces­sa­rio, potremmo con­se­guire obbiet­tivi sociali, eco­no­mici e indu­striali di grande uti­lità. Una parte rile­vante dell’attuale spesa pub­blica è figlia di vec­chi pro­getti. In alcuni casi sono inu­tili e fon­dati su sce­nari eco­no­mici com­ple­ta­mente diversi. Pec­cato che il taglio di que­ste spese farebbe scat­tare delle penali pari alla spesa tagliata.
Con­cordo con Gut­geld e Perotti che il governo della for­ma­zione della spesa è atti­vità com­pli­cata, ma lo è nella misura in cui l’obiettivo è solo quello di tagliare e com­pri­mere il pub­blico. Vedremo con la Legge di Stabilità.

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