contropiano-segio cararo
Intervista con Francesco Piobbichi da Lampedusa. Francesco Piobbichi tra i fondatori della Rap (Rete per l'Autorganizzazione Popolare) agisce nel progetto Mediterranean Hope, un progetto della Fcei interamente finanziato dall'8per mille alla Chiesa Valdese. Da mesi si trova sulla prima linea a Lampedusa dove continua il flusso dei migranti provenienti con i barconi della morte o della vita provenienti dalla sponda sud del Mediterraneo.
Qual'è la situazione sul campo? Puoi farci un quadro dall'inizio dal mese di aprile per avere una idea del flusso degli arrivi di rifugiati?
Nel mese di aprile abbiamo assistito ad un aumento molto
consistente degli arrivi, in parte perchè le cattive condizioni del mare
avevano impedito le partenze nel mese di marzo, in parte per
l'evolversi della guerra in Libia. Abbiamo avuto più di 3 mila persone
che durante questo mese hanno raggiunto l'isola e poi, dopo un breve
periodo sono state trasferite in Italia. La gestione del centro mi pare
sia più morbida rispetto al passato, le persone possono uscire con una
certa tolleranza, venire nel paese e chiamare a casa i propri cari per
rassicurarli. Il clima è molto diverso da quello dell'emergenza del 2011
con il quale si era costruito il palcoscenico della frontiera per
gridare all'invasione. Le contraddizioni non mancano ovviamente, qui c'è
voglia di normalità e si pensa con ansia alla stagione turistica. Devo
dire che vedo una certa tranquillità nell'affrontare questo fenomeno da
parte degli isolani che in molte altre città italiane si trasforma
invece in paura. Ovviamente questo non vuol dire che sia tutto rose e
fiori, venti anni e più di giornalisti a caccia di senzazionalismo,
politici in cerca di visibilità e conferenze stampa mordi e fuggi hanno
reso i lampedusani ostili a questo grande teatro che descrive un'isola
che non c'è. Per chi arriva dal mare il primo impatto con la logica
della frontiera non è semplice, da un lato ci sono procedure di
identificazione e processi che tendono ad oggettivizzare le persone come
"numeri" dall'altro c'è la consapevolezza della fine di un incubo. Le
storie che raccontano su cosa succede in Libia sono spaventose. Secondo
me analizzare quello che avviene alla frontiera è utile per comprendere
come la questione delle migrazioni in Italia sia completamente
inserita all'interno del paradigma securitario emergenziale, un modello
questo che non mi pare abbia funzionato molto e che si presta a
speculazioni come abbiamo visto con Mafia Capitale. Sarebbe invece
interessante costruire con le comunità locali processi di partecipazione
e trasparenza che tendono a legare positivamente il tema dei bisogni
sociali del territorio con quello delle migrazioni. Se dovessi fare un
esempio concreto, a Lampedusa sarebbe molto più utile creare un
"ospedale del Mediterraneo" in grado di accogliere i migranti ma anche
di dare risposte agli isolani che devono spendere un sacco di soldi per
curarsi o andare a nascere in Sicilia.
Come funziona la procedura? Una volta raccolti i profughi sopravvissuti alla traversata cosa succede?
Quando le persone arrivano al molo Favaloro vengono immediatamente trasferiti al centro di prima accoglienza con un bus. Nel centro di fatto si avviano le procedure per l'identificazione. Chi ha problemi di salute lievi viene curato nell'isola, se le sue condizioni sono più gravi viene trasferito. Il centro può ospitare circa 250 persone ma spesso ne deve ospitare il quadruplo, e la cosa che non va è che i minori non accompagnati condividono gli stessi spazi degli adulti. Fino ad ora ho visto che dopo alcuni giorni di permanenza le persone vengono trasferite con la nave di linea in Italia, e devo dire che la cosa sta funzionando senza particolari problemi.
Vista da qui abbiamo l'impressione che l'ultima strage di migranti nel Mediterraneo abbia avuto più clamore di altre, che sia stata gestita come "l'evento traumatico" per legittimare agli occhi dell'opinione pubblica soluzioni di forza in Libia. Cosa ne pensi?
Quando le persone arrivano al molo Favaloro vengono immediatamente trasferiti al centro di prima accoglienza con un bus. Nel centro di fatto si avviano le procedure per l'identificazione. Chi ha problemi di salute lievi viene curato nell'isola, se le sue condizioni sono più gravi viene trasferito. Il centro può ospitare circa 250 persone ma spesso ne deve ospitare il quadruplo, e la cosa che non va è che i minori non accompagnati condividono gli stessi spazi degli adulti. Fino ad ora ho visto che dopo alcuni giorni di permanenza le persone vengono trasferite con la nave di linea in Italia, e devo dire che la cosa sta funzionando senza particolari problemi.
Vista da qui abbiamo l'impressione che l'ultima strage di migranti nel Mediterraneo abbia avuto più clamore di altre, che sia stata gestita come "l'evento traumatico" per legittimare agli occhi dell'opinione pubblica soluzioni di forza in Libia. Cosa ne pensi?
Penso che non tutte le tragedie siano uguali, in questi mesi
abbiamo avuto nel disinteresse generale un aumento impressionante dei
morti in mare rispetto allo scorso anno. Alcune tragedie sono state
utilizzate per sviluppare una retorica interventista mentre altre sono
finite nel dimenticatoio. A febbraio c'è stata la tragedia in cui i
migranti sono morti di freddo, e poi pochi giorni dopo è scoppiata
l'emergenza Isis, le voci sui missili che sarebbero arrivati a Lampedusa
ed i terroristi che arrivavano con i barconi. C'è chi ha drammatizzato
la vicenda spesso diffondendo notizie false per sollecitare le paure
dell'Europa ed anche in quel caso c'è stato chi ha parlato di intervento
militare. Dopo quell'evento ci sono state altre tragedie consistenti ma
non hanno generato nessuna indignazione collettiva. Poi ci sono stati i
900 morti, e oggi ci troviamo nello stesso meccanismo comunicativo di
prima. La cosa che impressiona è che questi lutti non modificano in
termini progressivi le politiche della frontiera europea, ma per
paradosso contribuiscono ancora di più ad acuirne i suoi elementi
autoritari. Come dice Cutitta c'è stata una vera e propria
appropriazione da parte delle classi dirigenti europee del tema della
morte per legittimare il sistema di controllo delle frontiere da essi
creato e perfezionato. La lotta contro gli spietati trafficanti diventa
così la parola d’ordine per giustificare il regime di frontiera.
Varie fonti ci segnalano un aumento della presenza militare sulla "frontiera" di Lampedusa? Puoi confermarlo o smentirlo?
Varie fonti ci segnalano un aumento della presenza militare sulla "frontiera" di Lampedusa? Puoi confermarlo o smentirlo?
Lampedusa è da sempre un'isola di confine e di confinati,
militarizzata lo è da sempre proprio per la sua valenza strategica nel
Mare Mediterraneo. Nell'isola cresce il timore dell'impatto delle
tecnologie di rilevamento in rapporto alla salute della popolazione
locale, tema questo che sta venendo fuori grazie al lavoro che alcune
associazioni locali come Askavusa portano avanti. Proprio in questi
giorni questa associazione ha organizzato una serie di appuntamenti al
riguardo che si concluderanno con la manifestazione del primo maggio di
pace.
Il governo italiano e l'Unione Europea si vanno orientando per una "soluzione d'urto" sulla questione degli arrivi. Ci sono altre soluzioni sul campo?
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