Più di vent'anni dopo il bando, la "fibra killer" continua a mietere vittime. 15mila i casi di mesotelioma pleurico diagnosticati nel nostro Paese dal '93 al 2008. E resta aperto il problema delle bonifiche.
Nonostante il bando ormai ultraventennale, ogni anno in Italia muoiono 4.000 persone per malattie asbesto correlate. Quindicimila sono i casi di mesotelioma maligno diagnosticato dal 1993 al 2008 (Registro Nazionale Mesotelioma). Una realtà drammatica fotografata a 23 anni dalla messa al bando della lavorazione delle fibre minerali. L’eternit, miscela di amianto e cemento inventata dall’omonima azienda svizzera, è ancora altamente diffuso: secondo le stime dell’Inail ne sono presenti 32 milioni di tonnellate. Ci sarebbero 75mila ettari di territorio dove la presenza della sostanza killer è accertata. Un altro dato, che viene evidenziato da Legambiente, è quello relativo agli edifici pubblici e privati contenenti amianto: sarebbero più di 188.000, cui vanno aggiunti i 6.913 siti industriali.
Ci sono Regioni che ancora non hanno redatto, nonostante l’obbligo di farlo, i piani regionali amianto: Abruzzo, Calabria, Lazio, Molise, Puglia, Sardegna. Importante è invece la mappatura della diffusione del materiale, che però è stata conclusa solo in metà delle regioni italiane. Vi sarebbero oltre 300 siti in classe di priorità 1, ovvero a maggior rischio, su cui avviare da subito le azioni di risanamento. Un risanamento che il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti giudica fino a oggi scarso. “E’ urgente intervenire tanto sui grandi siti industriali quanto sugli edifici pubblici e privati; bisogna completare il censimento e gestire con attenzione i sistemi e gli impianti per il trattamento e lo smaltimento dei materiali contenenti amianto. E’ poi necessario promuovere una corretta informazione sul problema amianto”. Perchè solo pochi interventi di bonifica sono stati messi in atto, rispetto alle reali necessità: 27.020 gli edifici interessati, tra pubblici e privati. E sono talmente tanti i siti sui quali si deve ancora intervenire che si stima che serviranno non meno di 85 anni per completare le bonifiche necessarie. Un tema tutt’altro che secondario, ricorda Legambiente, è poi quello relativa allo smaltimento, alla luce di una rete impiantistica insufficiente: attualmente le regioni dotate di almeno un impianto specifico sono 11, per un totale di 24 impianti.
Come se non bastasse, da tre anni è fermo nella Conferenza Stato-Regioni, per mancanza di fondi, il Piano Nazionale Amianto, indispensabile per affrontare il problema dal punto di vista sanitario, dell’assistenza e dei risarcimenti ai lavoratori e agli esposti. Si alza quindi l’appello di Legambiente: “Un primo passo utile sarebbe lo stanziamento di circa 20 milioni di euro, da attuare con il sistema degli incentivi per la sostituzione eternit/fotovoltaico, che porterebbe alla bonifica di oltre 10 milioni di metri quadri di coperture in cemento amianto”. Nei prossimi giorni verrà discusso alla Camera il ddl sugli ecoreati. “E’ inoltre necessario – conclude l’associazione ambientalista – l’inserimento nel codice penale dei delitti di inquinamento e disastro ambientale per evitare altre Terre dei Fuochi”.
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