martedì 9 luglio 2013

R@P: Confederazione sociale e pratiche di resistenza alla crisi. Report del seminario di Decollatura

Partecipata e densa la discussione del seminario della Rap tenuto a Decollatura in Calabria. I compagni di difesa del territorio, dell’usb, della rete 28 aprile, di Terre Comuni, di Mricrodanisma, di Rifondazione Comunista e della nascente Mag calabrese hanno discusso sulle potenzialità ricompositive delle pratiche sociali, soprattutto in un territorio in cui la frammentazione del mondo del lavoro è accentuata da una vasto settore del lavoro informale.
controlacrisi.org Francesco Campolongo
 Ripercorrere i territori teorici e storici del mutualismo di base vuol dire attingere ad un’ampia cassetta di attrezzi per il presente, le pratiche della Rap dimostrano che l’intervento sociale dal basso permette di parlare al popolo della crisi frammentato, nella sua composizione, dalle trasformazioni di venti anni di globalizzazione neoliberista. Il terreno della crisi può essere terreno di sperimentazione e creatività perché impone di ripensare a tempi e forme dell’agire politico, il mutualismo permette la ricostruzione di un’agibilità materiale del conflitto e anche una rilegittimazione della “politica” in quanto immediatamente connessa ad un’utilità, solidale e demercificato. L’idea della messa in rete delle forme di resistenze auto organizzate ha trovato il consenso dei sindacati presenti per cui la “confederalità sociale” è l’approccio condiviso per provare a ribaltare il tavolo, per scardinare la ricattabilità dei lavoratori. Come importante è l’esperimento tentato a Reggio di costruire una Mag che, viste le attuali difficoltà di accesso al credito, potrebbe rappresentare un canale importante per il finanziamento di progetti sociali dal basso.

Si è poi discusso di come mettere a valore quelle resistenze che il modello di capitalismo “predatorio” e “parassitario”, che ha caratterizzato il sud dal dopoguerra ad oggi, ha sollecitato nei subalterni meridionali. Come posto da un compagno dei comitati locali, nei territori non urbani la pratica dell’autoproduzione agricola ancora resiste e rappresenta una fetta importante del reddito di tanti meridionali: rafforzare queste reti informali costruendo sbocchi di mercato più ampii, permettendo il superamento della soglia produttiva di sussistenza, potrebbe favorire un circuito alternativo ai canali della grande distribuzione, che spesso sono il principale terreno di valorizzazione del capitale criminale. Con la consapevolezza che non è possibile costruire un altrove pacificato fuori da questo capitalismo in cui esistono nicchie di buon consumo e buona produzione, ma che tutto questo può immediatamente favorire la riorganizzazione di pezzi di popolazione da agire contro questo sistema.
L’assemblea si è conclusa con l’obiettivo di costruire due linee d’intervento:
1) creare spazi di distribuzione per la produzione informale
2) Iniziare un percorso di inchiesta sulla situazione agricola calabrese finalizzato a verificare la fattibilità di un proposta (articolabile anche come proposta di legge popolare) per un rilancio occupazionale in questo settore attraverso cooperative di disoccupati e precari.

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