"I Capitali Europei per riguadagnare su scala continentale il calo di profitti procurato dalla crisi:
- ristrutturano il sistema produttivo: tagliano l’occupazione e i salari, aumentano lo sfruttamento della merce forza lavoro e riducono il costo dei mezzi di produzione
- ristrutturano il sistema della finanza/moneta: tagliano il “welfare state” (la spesa pubblica per la sanità, l’assistenza, l’istruzione, le pensioni, ecc.) per trasformare il salario sociale e il salario differito (le tasse e i contributi previdenziali pagati dai lavoratori) nella base monetaria pubblica indispensabile per riassicurare i loro debiti privati bancari e finanziari
- ristrutturano il sistema politico istituzionale legislativo e amministrativo: i suoi organismi vengono snaturati (parlamento, consiglio regionale e comunale) o eliminati (provincia) e “riformati/ridotti” in strutture tecnico economiche puramente esecutive a livello centrale (governo nazionale e regionale banchiere/finanziere) e periferico (governo comunale gabelliere).
Il proletariato deve difendersi da questo irriducibile attacco capitalistico.
Deve organizzare la propria resistenza:
- agendo con propri strumenti di auto organizzazione (casa del popolo, società di mutuo soccorso, R@P) che unificano in un’unica lotta sociale/solidale tutte le particolari lotte economiche opposte all’attacco del capitale sul lavoro (casse di resistenza e lavoro), sugli alimenti (GAP, ecc.), sulla salute (dentista sociale, ecc.), sull’istruzione (scuole popolari), ecc.. e che si muovono nella prospettiva del COMUNE SOLIDALE AUTO ORGANIZZATO
- agendo con lo strumento comunale istituzionale (il COMUNE SOLIDALE) che, ordinato dalla linea e dal programma della SOLIDARIETà, diventa il luogo dove il Consiglio Comunale, i suoi organismi di partecipazione, insieme con gli strumenti di autorganizzazione (casse di resistenza e lavoro, GAP, ecc.; casa del popolo, ecc.) resistono all’attacco del Capitale
Nella crisi il Comune può e deve diventare il luogo di resistenza all’attacco del Capitale. Il Comune Solidale è l’opposto del comune gabelliere che lavora per la Troika, esso è il soggetto in cui i processi di autorganizzazione e mutualismo generano nuovi istituti di democrazia negli spazi che lo Stato abbandona. Non sappiamo se riusciremo a fare questo, se la nostra idea di Comune Solidale si svilupperà, nella storia si può anche perdere e venire sconfitti ma questa è la nostra sfida”.
Con queste parole, Andrea Viani del GAP di Lodi, conclude il primo seminario alla festa nazione della R@P ( rete per l’autorganizzazione popolare) di Viareggio. Una due giorni intensa, in cui si è prima esaminato “come attacca il capitale nella crisi” ( ovvero come questo fa la lotta di classe ) e come rispondono i proletari. Viani, iniziando il suo intervento, ha sostenuto la tesi che la crisi è EPOCALE , un termine questo usato per ribadire che questo processo non è transitorio dato che investe i meccanismi di accumulazione e riproduzione capitalistica. Una crisi nella quale l’Europa diventa il luogo di scontro tra capitalismi nel quale prevale il blocco capitalista dominante ( le multinazionali che competono nello scenario globale situate principalmente nell’area franco prussiana ) e dove ai paesi periferici spetta un ruolo marginale ( In Italia risiedono il 6% delle società multinazionali mentre nell’area franco Prussiana questo dato supera il 50%). Un lungo percorso, quello esposto dal relatore, nel quale viene ricostruito passaggio dopo passaggio l’intero profilo di quelli che diventeranno da qui a qualche tempo i Stati Uniti d’Europa, nuova entità geopolitica che riconfigura il ruolo dello stato nazione che viene “scomposto” e “ricomposto” nella sua funzione in un nuovo stato continentale della macro area europea. L’approfondimento teorico presentato permette di cogliere il ruolo che hanno assunto nel corso del tempo i processi lobbistci formali ed informali nel nuovo sistema giuridico che il liberismo si è dato nel vecchio continente. Un lavoro descrittivo che ha evidenziato come il livello decisionale sia ora in mano a pochi organismi che impongono le politiche di fondo in Europa per nome e per conto del blocco del capitalismo dominante. Un centro d’interessi che ha fatto della Lex Mercatoria il fondamento dell’intero sistema della Governance, dove contano più i portatori d’interessi che i diritti esigibili che via via vengono dismessi. L’evoluzione del capitalismo continentale viene poi calata nello specifico italiano, che sembra calzare con la realtà della crisi, se c’è una parte del capitalismo italiano che prospera divenendo impresa globale (quarto capitalismo), un’altra sopravvive delocalizzando nell’area Peco (est post sovietico) che è diventata il bacino di sub fornitura a basso costo per l’Europa, ed un’altra ancora soccombe adattandosi ad una economia che tende a spingerla sempre più nel segmento più basso dei processi produttivi. Per Viani i distretti industriali sono evaporati così come lo è in gran parte il sistema paese che ora è internazionalizzato.
Con queste parole, Andrea Viani del GAP di Lodi, conclude il primo seminario alla festa nazione della R@P ( rete per l’autorganizzazione popolare) di Viareggio. Una due giorni intensa, in cui si è prima esaminato “come attacca il capitale nella crisi” ( ovvero come questo fa la lotta di classe ) e come rispondono i proletari. Viani, iniziando il suo intervento, ha sostenuto la tesi che la crisi è EPOCALE , un termine questo usato per ribadire che questo processo non è transitorio dato che investe i meccanismi di accumulazione e riproduzione capitalistica. Una crisi nella quale l’Europa diventa il luogo di scontro tra capitalismi nel quale prevale il blocco capitalista dominante ( le multinazionali che competono nello scenario globale situate principalmente nell’area franco prussiana ) e dove ai paesi periferici spetta un ruolo marginale ( In Italia risiedono il 6% delle società multinazionali mentre nell’area franco Prussiana questo dato supera il 50%). Un lungo percorso, quello esposto dal relatore, nel quale viene ricostruito passaggio dopo passaggio l’intero profilo di quelli che diventeranno da qui a qualche tempo i Stati Uniti d’Europa, nuova entità geopolitica che riconfigura il ruolo dello stato nazione che viene “scomposto” e “ricomposto” nella sua funzione in un nuovo stato continentale della macro area europea. L’approfondimento teorico presentato permette di cogliere il ruolo che hanno assunto nel corso del tempo i processi lobbistci formali ed informali nel nuovo sistema giuridico che il liberismo si è dato nel vecchio continente. Un lavoro descrittivo che ha evidenziato come il livello decisionale sia ora in mano a pochi organismi che impongono le politiche di fondo in Europa per nome e per conto del blocco del capitalismo dominante. Un centro d’interessi che ha fatto della Lex Mercatoria il fondamento dell’intero sistema della Governance, dove contano più i portatori d’interessi che i diritti esigibili che via via vengono dismessi. L’evoluzione del capitalismo continentale viene poi calata nello specifico italiano, che sembra calzare con la realtà della crisi, se c’è una parte del capitalismo italiano che prospera divenendo impresa globale (quarto capitalismo), un’altra sopravvive delocalizzando nell’area Peco (est post sovietico) che è diventata il bacino di sub fornitura a basso costo per l’Europa, ed un’altra ancora soccombe adattandosi ad una economia che tende a spingerla sempre più nel segmento più basso dei processi produttivi. Per Viani i distretti industriali sono evaporati così come lo è in gran parte il sistema paese che ora è internazionalizzato.
Ma la lettura del capitale è entrata anche dentro il meccanismo finanziario, ripercorrendo come il blocco capitalista dominante abbia costruito ( per restare in piedi nella crisi che lui stesso produce ) un meccanismo istituzionale che tende a spostare la ricchezza delle classi popolari a favore dei processi finanziari attraverso i trattati internazionali, utilizzando il debito pubblico per trasferire risorse dal basso verso l’alto.
In questa scenario non c’è più spazio per la mediazione politica, per la contrattazione. Il destino di ogni ipotesi riformista è segnato dalla necessità che il sistema capitalista ha di immettere la ricchezza sociale nel circuito finanziario. Nella seconda parte del seminario si è analizzato il terreno della risposta delle classi popolari alla crisi e a come il Capitale attacca le proprie condizioni di vita. Qui è stato fatto riferimento a Gramsci per capire come la risposta sia di vari livelli.
C’è una risposta elementare ( solidarietà familiare – resistenze spontanee nei luoghi lavoro) , c’è una risposta sociale organizzata ( organizzazione in sindacati corporativi ) e c’è una risposta politica organizzata che è data dalla capacità di connettere i due livelli precedenti su un piano politico generale (rivoluzionario). In questo schema di analisi è stato evidenziato come la composizione del blocco sociale italiano risponda in termini adattativi rispetto all’attacco capitalista, approfondendo per quanto riguarda la lotta politica elementare il passaggio dalla famiglia fordista alla famiglia post fordista. L’analisi del blocco sociale che ha proposto Viani evidenzia il perchè in Italia non si verificano le rivolte nonostante la crisi dato il risparmio accumulato in questi decenni ( in via di esaurimento ) dalle classi popolari che ancora permette alle famiglie di resistere attraverso la vendita/affitto delle case di proprietà o con le pensioni degli anziani. Altrettanto, sul piano sociale organizzato incide negativamente il fatto che le organizzazioni sindacali ( attraverso i patti sociali ) non operino per identificare l’avversario e per “spiegare” i meccanismi della crisi, favorendo così la separazione delle singole lotte invece che portarle a divenire unitarie in un processo di lotta di classe generalizzato contro il capitalismo in crisi.
I due elementi della risposta proletaria all’attacco capitalista, la lotta di difesa elementare, e la lotta sociale organizzata, se si sviluppano per linee verticali di separazione, producono sul piano politico organizzato forme regressive dell’azione politica (rivoluzionaria).
Per intervenire in questa dinamica è quindi necessario costruire forme di organizzazione che siano in grado in primis di lavorare sul terreno della solidarietà elementare, Gruppi di Acquisto popolari, Casse di resistenza operaria, associazioni di mutuo soccorso, case del popolo che siano in grado di operare sul livello elementare cercando di creare spazi pubblici in grado di unificare la lotta sul piano politico generale, territorio per territorio, generando nuove forme di welfare dal basso intrecciate al livello della produzione ( utilizzo ad uso sociale delle terre del demanio ). Utilizzando il modello di Marinaleda si è visto come sia concretamente possibile che il Comune possa essere il punto di massima contraddizione/conflitto tra interessi del capitale (Comune gabelliere funzionale alla ristrutturazione capitalista) e bisogni sociali proletari e di altri strati sociali (Comune solidale) . Gli interventi delle realtà provenienti da tutta Italia, hanno poi dimostrato concretamente come un tale percorso oltre che possibile si stia già praticando e come sia necessario elaborare nei prossimi mesi un’agenda del comune solidale all’interno della quale, sia possibile far emergere un progetto di società praticabile ed al tempo stesso rivoluzionario a partire dal rifiuto del patto di stabilità e dei processi di austerity
In questa scenario non c’è più spazio per la mediazione politica, per la contrattazione. Il destino di ogni ipotesi riformista è segnato dalla necessità che il sistema capitalista ha di immettere la ricchezza sociale nel circuito finanziario. Nella seconda parte del seminario si è analizzato il terreno della risposta delle classi popolari alla crisi e a come il Capitale attacca le proprie condizioni di vita. Qui è stato fatto riferimento a Gramsci per capire come la risposta sia di vari livelli.
C’è una risposta elementare ( solidarietà familiare – resistenze spontanee nei luoghi lavoro) , c’è una risposta sociale organizzata ( organizzazione in sindacati corporativi ) e c’è una risposta politica organizzata che è data dalla capacità di connettere i due livelli precedenti su un piano politico generale (rivoluzionario). In questo schema di analisi è stato evidenziato come la composizione del blocco sociale italiano risponda in termini adattativi rispetto all’attacco capitalista, approfondendo per quanto riguarda la lotta politica elementare il passaggio dalla famiglia fordista alla famiglia post fordista. L’analisi del blocco sociale che ha proposto Viani evidenzia il perchè in Italia non si verificano le rivolte nonostante la crisi dato il risparmio accumulato in questi decenni ( in via di esaurimento ) dalle classi popolari che ancora permette alle famiglie di resistere attraverso la vendita/affitto delle case di proprietà o con le pensioni degli anziani. Altrettanto, sul piano sociale organizzato incide negativamente il fatto che le organizzazioni sindacali ( attraverso i patti sociali ) non operino per identificare l’avversario e per “spiegare” i meccanismi della crisi, favorendo così la separazione delle singole lotte invece che portarle a divenire unitarie in un processo di lotta di classe generalizzato contro il capitalismo in crisi.
I due elementi della risposta proletaria all’attacco capitalista, la lotta di difesa elementare, e la lotta sociale organizzata, se si sviluppano per linee verticali di separazione, producono sul piano politico organizzato forme regressive dell’azione politica (rivoluzionaria).
Per intervenire in questa dinamica è quindi necessario costruire forme di organizzazione che siano in grado in primis di lavorare sul terreno della solidarietà elementare, Gruppi di Acquisto popolari, Casse di resistenza operaria, associazioni di mutuo soccorso, case del popolo che siano in grado di operare sul livello elementare cercando di creare spazi pubblici in grado di unificare la lotta sul piano politico generale, territorio per territorio, generando nuove forme di welfare dal basso intrecciate al livello della produzione ( utilizzo ad uso sociale delle terre del demanio ). Utilizzando il modello di Marinaleda si è visto come sia concretamente possibile che il Comune possa essere il punto di massima contraddizione/conflitto tra interessi del capitale (Comune gabelliere funzionale alla ristrutturazione capitalista) e bisogni sociali proletari e di altri strati sociali (Comune solidale) . Gli interventi delle realtà provenienti da tutta Italia, hanno poi dimostrato concretamente come un tale percorso oltre che possibile si stia già praticando e come sia necessario elaborare nei prossimi mesi un’agenda del comune solidale all’interno della quale, sia possibile far emergere un progetto di società praticabile ed al tempo stesso rivoluzionario a partire dal rifiuto del patto di stabilità e dei processi di austerity
Nessun commento:
Posta un commento