E’ ormai risaputo che la crisi iniziata nel 2008 ha acuito in modo significativo le differenze sociali, schiacciando verso il basso una buona parte della classe media e provocando un rilevante spostamento di risorse verso una fascia sempre più ristretta ed elitaria della popolazione.
A questo fenomeno hanno certamente contribuito in modo determinante le manovre di politica monetaria delle banche centrali che sono andate ad esclusivo beneficio del sistema bancario e degli investitori privati che già potevano contare su rilevanti patrimoni. Le manovre di drastica riduzione delle spese poste in atto dal governo Monti con l’ultima legge di stabilità hanno però sortito l’effetto di garantire l’asimmetria nella distribuzione delle risorse anche per le generazioni future.
Leggendo alcuni dati estrapolati dai bilanci delle province lombarde vengono si rimane sconcertati: i tagli lineari imposti dalla legge di stabilità e dai rigidi quanto assurdi vincoli europei hanno messo in ginocchio la scuola pubblica e di questo non possiamo che ringraziare appunto il governo Monti, di certo geneticamente più sensibile alle istanze delle scuole private. Qualche cifra che riguarda i budget delle Province per gli investimenti, esclusa quindi la spesa corrente:
- La Provincia di Milano quest’anno avrà a disposizione un budget sceso ad 80.000 euro (non è un refuso, sono proprio 80.000) rispetto ai 300.000 euro dello scorso anno. Su un totale di 160 scuole presenti nella provincia, saranno disponibili ben 500 euro a scuola
- La Provincia di Bergamo avrà invece a disposizione ben 7.000 euro rispetto ai 35.000 del 2012
- La Provincia di Como 39.000 invece dei 195.000 dello scorso anno
e gli esempi potrebbero continuare…
Questa situazione disastrosa mal si concilia con i proclami, nel settembre 2012, dell’allora Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo che prometteva grandi stanziamenti per dotare tutte e 100.000 le scuole medie e superiori di supporti digitali: se va bene, gli studenti quest’anno dovranno ringraziare di trovare un banco su cui sedersi.
E’ perciò chiaro che le nuove tecnologie, indispensabili per una scuola al passo coi tempi, saranno disponibili solo per i figli di coloro che potranno permettersi di pagare la retta di una scuola privata, cioè una assoluta minoranza della popolazione. In questo modo si ottiene l’effetto di tramandare di padre in figlio le differenze sociali già oggi sempre più evidenti: chi potrà pagare avrà il meglio per i suoi figli mentre gli studenti delle scuole pubbliche, nello zaino, al posto del tablet, potranno mettere al massimo il rotolo di carta igienica, altro bene indispensabile che manca ormai da anni nelle scuole italiane di ogni ordine e grado.
Un paese che non investe sulle nuove generazioni è condannato ad un declino sociale ed economico sempre maggiore ma forse non dobbiamo stupirci se ricordiamo che il mai compianto ministro Tremonti, nel corso di un Consiglio dei Ministri, rispose al collega che protestava per i tagli che “con la cultura non si mangia”
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