giovedì 6 febbraio 2020

Potere al Popolo. Sperimentare, connettere, sfidare

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Si è riunito a Roma, l’1 e il 2 febbraio, il Coordinamento Nazionale di Potere al Popolo. Decine di rappresentanti delle assemblee territoriali di tutta Italia si sono confrontati sulla fase politica ed economica del paese, sul risultato delle elezioni in Emilia Romagna e in Calabria, su cosa deve fare oggi una forza che si vuole antagonista al mondo del profitto, delle guerre, del razzismo, del disastro ambientale.
Ci siamo interrogati a fondo, consapevoli che ce la stiamo mettendo tutta ma anche che possiamo fare meglio, che molto non dipende da noi e che ereditiamo tanti disastri, ma che questo non può diventare un alibi per non imparare e riuscire a fare dei passi in avanti per costruire un paese più giusto e libero. E soprattutto che non possiamo in nessun caso rinunciare a quest’aspirazione, perché ne va della vita nostra e della nostra gente!
Qui proviamo a riassumere una piccola parte delle nostre riflessioni, indicare il nostro “che fare” e le nostre prossime battaglie.

1. LA SITUAZIONE POLITICA ITALIANA DOPO LE ELEZIONI REGIONALI

La situazione che ci consegnano gli ultimi mesi di vita politica italiana, e che le ultime elezioni regionali vanno a rinforzare, è davvero deprimente. In Italia sembra essere calato un inverno bipolare, come prima della crisi del 2008 che portò alla crescita dei 5 Stelle. Un inverno che congela ogni possibilità di critica al capitalismo, che congela la costruzione di ogni alternativa, che spinge a stare acriticamente con “chi vince”, piuttosto che a battere strade nuove.
Centrosinistra e centrodestra occupano tutta la scena, affermandosi come le due uniche forze in campo. Entrambe usano la paura come leva del consenso: la destra fomentando il razzismo, agendo sull’insicurezza e sul risentimento di ampi settori sociali, il centrosinistra puntando di rimbalzo sulla paura del “fascismo”, strategia retorica che serve in realtà anche a demonizzare ogni forma di “populismo” e ogni presa di parola “irregolare” da parte del popolo. In nessun caso si parla di temi, di visione del nostro paese da qui a dieci anni, del fatto che i dati ci consegnano una staticità dell’economia, un allargamento della forbice fra ricchi e poveri, un peggioramento dei servizi…
Centrosinistra e centrodestra si presentano in maniera apparentemente contrapposta, e sicuramente sono legati a cordate di potere in competizione, ma in realtà sono convergenti nella sostanza liberista delle loro politiche economiche, sociali e ambientali.
In questo quadro le Sardine, lungi dal rappresentare una forza di protesta contro lo stato di cose presenti, contro le politiche neoliberiste, anche solo nella forma moderata di una pressione “da sinistra” sul governo, si sono rivelate una riuscita operazione di motivazione del corpo del centrosinistra. Hanno dato al PD quell’afflato emotivo e quell’appeal di cui mancava ormai da tempo, per mobilitare un corpo elettorale che magari non è entusiasta delle sue politiche ma è molto spaventato da Salvini.
Il paradosso della situazione italiana – incomprensibile se vista dalla Francia, dal Sudamerica o dal Medioriente in lotta contro le politiche neoliberiste –, è che, grazie a un’interessata e incredibile copertura mediatica, in autunno le piazze non si sono riempite contro la manovra finanziaria di un governo che non sta facendo nulla per le classi popolari e anzi conferma i privilegi dei ricchi; non si sono sviluppate nella forma della protesta per il lavoro, per l’ambiente, per superare le discriminazioni, ma si sono riempite contro ogni opposizione, contro quella di destra (che peraltro non ha smesso di crescere, anche coinvolgendo settori popolari), ma anche contro qualsiasi manifestazione contro questo governo e i privilegi dei ricchi.
Le Sardine hanno espresso un gigantesco “ritorno all’ordine” e alla “moderazione”, ai “tecnici competenti” alla Monti e alla Fornero, a quella politica che magari non urla ma uccide nel silenzio (firmando gli Accordi con la Libia, confermati proprio ieri!), all’assoluta de-politicizzazione dei temi “per non essere divisivi”… Il risultato ce lo restituisce la foto dei leader delle Sardine con Benetton, uno dei peggiori capitalisti a livello mondiale, messo sotto accusa dalle popolazioni del Sudamerica e dalla gente di Genova per la speculazione su Autostrade e il crollo del ponte Morandi.
Di sicuro l’inverno bipolare continuerà ancora per qualche mese, almeno fino alle prossime regionali. La stessa “retorica” antidestra la vediamo infatti applicare alle prossime elezioni suppletive del 23 febbraio a Napoli, dove il nome di Ruotolo ha coagulato una coalizione che va da un centro sociale e De Magistris fino a Gennaro Migliore e Renzi, passando per le Sardine – ma dove noi saremo presenti con la candidatura di Giuseppe Aragno. O alle elezioni suppletive di Roma del 1° marzo, dove alla destra e al Ministro Gualtieri opponiamo la candidatura di Elisabetta Canitano.
A farne le spese sono stati innanzitutto i 5 Stelle, che pur in maniera confusa, incompetente, indecisa, in questi anni avevano provato a cavalcare alcune spinte sociali fondate su un malessere vero. Questa “anomalia” è in via di normalizzazione, riassorbita da un lato dalla destra leghista, da un altro dal PD. È presto per dire se i 5 Stelle come organizzazione siano destinati a sparire, quello che è certo è che i piccoli risultati sociali ottenuti, come il reddito e quota cento, sono ormai sotto l’attacco simmetrico del governo e dell’opposizione, e solo la crescita di una vera forza di sinistra nelle strade e nelle urne può impedire la loro revoca…
D’altra parte, la fase politica del paese ci consegna anche l’irrilevanza delle forze della sinistra anticapitalista. Questa viene da lontano e ha ragioni sia oggettive che soggettive su cui qui non ci possiamo soffermare. Di certo è un’irrilevanza che possiamo riscontrare a tutti i livelli e non attiene alle sole organizzazioni politiche.
C’è innanzitutto un’assenza del movimento reale: il conflitto è localizzato e relativo per lo più a vertenze specifiche; il radicamento sociale di pratiche anticapitaliste è scarso, con molti centri sociali, collettivi e associazioni che ormai fanno un lavoro di “nicchia” o comunque non percepito dalle masse; un pensiero anticapitalista fa fatica a manifestarsi nel dibattito culturale e nell’informazione, la quale rimuove le contraddizioni reali e non dà modo alle classi popolari e soprattutto ai giovani di farsi un’idea intorno alla società e alla loro vita…
È inevitabile che quest’assenza di una chiara “domanda di anticapitalismo”, di un bisogno e di un orizzonte di trasformazione, si ripercuota anche sul livello della rappresentanza politica. Da tutto questo, e da altri limiti soggettivi nostri, deriva un risultato elettorale che ormai confina le forze anticapitaliste a percentuali irrisorie.
Non intendiamo sfuggire alle nostre responsabilità o cercare alibi, solo mettere le cose nel loro contesto e capire come, in questo scenario, possiamo fare meglio e costruire qualcosa di nuovo e di solido. Quello che per noi è chiaro è che non possiamo rinunciare ai motivi per cui siamo nati: SFIDARE il monopolio di classe della rappresentanza politica, far sì che le classi popolari si autorappresentino e che ci sia un’alternativa visibile al capitalismo.
Per questo, a differenza dei tanti che in questi mesi stanno rinnegando e saltando con il centrosinistra – chi in cattiva fede per una poltrona, chi in buona fede perché pensa che non ci può essere altro e allora tanto vale condurre battaglie “dall’interno” o sostenere il “meno peggio” – noi crediamo che non ci si possa piegare al liberismo e che bisogna far valere la nostra autonomia.
Ovviamente questo non vuol dire insistere su errori già fatti. Non vuol dire pensarsi sufficienti e contenti del proprio piccolo orto. Ma solo essere consapevoli che da un lato bisogna impegnarsi e migliorare, da un altro, per ricostruire dalle macerie che ereditiamo, ci vuole un po’ di tempo e che i tentativi hanno bisogno di spazio per svilupparsi. La sinistra in questi anni ha sempre cercato scorciatoie, non ha mai costruito con pazienza.
Non possiamo vivere questa situazione come immutabile, perché la Storia ci dimostra che tutto cambia. È proprio quando tutto cospira per scoraggiare che non perdersi di coraggio, e costruire degli esempi, come per noi è Nicoletta Dosio, che sappiano parlare ai tanti che non vogliono adattarsi a questo mondo rovesciato. Noi sentiamo la responsabilità di essere una delle forze più giovani e dinamiche della sinistra, e che quindi dobbiamo essere parte della soluzione e non del problema.
L’inverno bipolare sarà duro, ma non dimentichiamoci che passerà. Le classi dominanti di questo paese e il governo non hanno alcuna idea di come risolvere le contraddizioni che si presentano. E non si potrà andare avanti all’infinito con i diversivi: le classi popolari chiederanno conto di quello che non va nella loro vita. A noi trasformare questa insoddisfazione, questi conti che non tornano, in presa di parola politica.
SPERIMENTARE, cercare nuove strade del conflitto sociale e della sua ricomposizione politica, e CONNETTERE, sia quello che ci accade, sia i singoli e i gruppi sparsi che fanno resistenza, il sociale con il politico: questo è il compito che ci siamo dati.
Cerchiamo di capire come possiamo svolgerlo in questa fase e su cosa dobbiamo migliorare.

2. CHE FARE DUNQUE?

RILANCIARE SULLA PROSSIMITÀ

Le elezioni regionali ci dimostrano che innanzitutto ci manca ancora radicamento territoriale. Raccogliere le firme, con le nuove leggi elettorali che mettono sbarramenti altissimi, si fa sempre più difficile. La situazione potrà solo peggiorare con il governo “democratico” che vuole fare una legge elettorale che renderà sempre più difficile la raccolta e metterà uno sbarramento al 5%, per impedire a forze nuove di entrare in Parlamento.
In Emilia-Romagna il risultato è stato basso anche perché andavamo in sole 5 province su 9, in un tipo di elezione fra le più difficili perché non si può beneficiare né di quella conoscenza diretta che nelle elezioni amministrative può portare risultati, né di un posizionamento ideologico che magari è almeno riconosciuto in elezioni nazionali. Le regionali sono elezioni in cui contano molto clientele e rapporti di forza sui territori.
Abbiamo quindi bisogno di radicarci su più territori possibile, anche nelle province dove vince la destra. Bisogna quindi continuare ad aprire Case del Popolo che diventino centri di mutualismo e di organizzazione popolare, accoglienti verso tutte le componenti della società che vogliano mobilitarsi.
Per il momento segnaliamo le nuove aperture di Genova, Casa del Popolo “Stefanina”, il 15 febbraio, e Venezia, il 21 febbraio. In arrivo anche Livorno.
A fine aprile metteremo su un incontro nazionale fra le Case del Popolo di PaP, con tutte le realtà che fanno mutualismo conflittuale in Italia, per confrontarsi sulle pratiche e costruire reti più forti.
Tutte le elezioni fatte finora ci dicono che dove abbiamo Case del Popolo, dove abbiamo intervento, radicamento e le persone ci conoscono, i risultati non sono irrisori. Come i primi socialisti, che non potevano competere a livello politico nazionale a causa di leggi elettorali inique, di uno sbarramento mediatico ed economico enorme, dobbiamo lavorare sulla prossimità. Dunque Case del Popolo, presenza nelle lotte locali, ma anche presenza alle elezioni amministrative, quelle più alla nostra portata, in cui abbiamo conseguito risultati, riuscendo anche a portare nostri attiviste e attivisti nelle istituzioni locali, che ora sono importanti riferimenti per il territorio. D’altronde un progetto come il nostro ha anche bisogno di tempo, di formare quadri, di acquisire competenze ed esperienze sul campo, di coinvolgere le persone. La presenza alle amministrative serve anche a sviluppare questo tipo di conoscenze.
Invitiamo quindi tutte le compagne e i compagni a lavorare da subito in quest’ottica, per far essere presente Potere al Popolo alle prossime elezioni amministrative di fine maggio, e cominciare a rappresentare politicamente gli oppressi a partire dal basso.

LAVORARE SULLE CONNESSIONI

Potere al Popolo nasce come progetto riaggregativo di realtà di base, di comunità, di singoli sparsi. Abbiamo portato in politica chi faceva solo lavoro sociale, riportato persone a una politica che le aveva deluse, rimesso assieme centri sociali e collettivi giovanili con strutture organizzate. Anche se questo lavoro ha subito una frenata non per nostra volontà ma perché molte pre-esistenti forze della sinistra sono chiuse in una logica autoreferenziale – legata da un lato al feticcio dei simboli e delle identità, da un altro alla fissazione elettorale che sacrifica ogni volta processi di ricomposizione per il miraggio di una convenienza immediata – noi non intendiamo interromperlo. Non si tratta tanto di fare unità fra ceti politici e gruppi dirigenti, ma di sviluppare un’unità dal basso, delle lotte, del mutualismo, degli interventi territoriali. Di sperimentare ognuno la sua strada, per poi mettere in comune quel pezzo di lavoro sociale per un interesse più ampio. Se non ci sentiamo dalla stessa parte della barricata, non è possibile generare l’unità politica che ci serve anche a livello elettorale.
Eppure è importante, perché tante persone non capiscono, e a ragione, le micro-differenze fra le organizzazioni, e il perché a sinistra del PD si presentino più liste. Dobbiamo avere pazienza e generosità. È con questo spirito che lavoreremo in ogni occasione necessaria, anche con altri dove questo sarà possibile e coerente, per dare la possibilità di votare una sinistra alternativa al PD che abbia la forza di incidere.
Per il momento le assemblee territoriali della Toscana hanno deciso, con un percorso democratico dal basso, di partecipare alla lista Toscana a Sinistra, che in vista delle prossime elezioni regionali di maggio 2020 mette insieme diverse esperienze civiche e politiche alternative al liberismo. Sosterremo quest’altra sperimentazione, caratterizzando la nostra campagna sui temi sociali e ambientali, dando voce a tutti i soggetti che oggi sono esclusi dalla politica e opponendoci sia alla destra leghista che al centrosinistra del candidato scelto da Renzi. Anche in Campania stiamo coinvolgendo realtà di base e di lotta, costruendo uno spazio alternativo al PD.
Rispetto alle lotte, invece, ci impegniamo da subito a sostenere:
– i comitati contro il referendum confermativo del taglio dei parlamentari: Potere al Popolo vota NO alla riduzione dei rappresentanti e della democrazia;
– la mobilitazione contro i decreti sicurezza (vedi sotto);
– la campagna per la liberazione dei NO TAV (vedi sotto);
– il 14 febbraio la protesta dei coordinamenti di precari storici della scuola con sciopero dei sindacati di base Cub, Usi, Adl ed Sgb e cortei a Milano, Sardegna e Firenze;
– lo sciopero dei portuali contro la guerra, che sarà una manifestazione internazionale dal Belgio alla Sicilia, probabilmente il 16 febbraio, in occasione dell’arrivo della Bahri Yanbu a Genova.

RAFFORZARE L’ORGANIZZAZIONE

Per produrre risultati, sia dal punto di vista della prossimità, sia dal punto di vista dell’unione, c’è bisogno però di un’organizzazione con le idee chiare, con un corpo saldo e delle pratiche sperimentate.
Per questo motivo il 14 febbraio 2020 lanciamo la nuova campagna di adesione a Potere al Popolo. Si potrà aderire online e attraverso modulo cartaceo presso le Assemblee Territoriali, e l’iscrizione sarà valida per tutto il 2020, consentendo l’accesso alla piattaforma e alle decisioni condivise. Il costo di iscrizione sarà sempre molto basso, 10 euro, e servirà a finanziare le attività dell’organizzazione. Invitiamo tutti gli aderenti a mobilitarsi con feste di tesseramento. Più info in un comunicato specifico.
A metà giugno 2020, dopo aver stabilito la nostra platea, terremo poi una grande assemblea nazionale di due giorni, di carattere analitico e programmatico. Una formula diversa dal solito, che sarà preparata da diversi materiali e assemblee locali e vedrà diversi tavoli di lavoro in simultanea. Tutte le assemblee territoriali avranno modo di esprimersi sui temi che riguardano l’organizzazione.
A fine agosto confermiamo il terzo PaP Camp: un momento di socialità, divertimento, ma anche di formazione politica, perché stavolta consisterà in una vera e propria Scuola di formazione.
Infine, a fine settembre, voteremo insieme il nuovo statuto di Potere al Popolo e successivamente rinnoveremo il Coordinamento Nazionale, che dopo due anni giungerà a scadenza.
Vogliamo costruire un movimento aperto, inclusivo, una casa per tutte e tutti quelli che hanno innanzitutto voglia di fare, di reagire all’ingiustizia, di coinvolgere le classi popolari. Proponiamo quindi un percorso aperto, democratico, trasparente, che a due anni dalla nascita di Potere al Popolo, lo renda una presenza forte, stabile, larga, adatta a questa fase!

LE NOSTRE CAMPAGNE

Infine, al di là del lavoro di prossimità, dei passaggi elettorali e del rafforzamento organizzativo, c’è innanzitutto da far vivere certi temi nella società. Se i temi della giustizia sociale e ambientale non vivono, è difficile che poi le persone possano orientare il voto su partiti che pongono questo problema. D’altronde, per uscire dall’immagine stereotipata che provano a cucirci addosso, c’è bisogno di caratterizzarsi politicamente anche su poche questioni, ma decisive.
Da questo punto di vista la campagna “Voglio i miei 161.000 euro” sulla redistribuzione della ricchezza è fondamentale. Innanzitutto perché è un tema di cui non parla più nessuno, ma è estremamente sentito dalle persone. In secondo luogo perché la nostra proposta e le 45 piazze del 16 novembre hanno destato molto interesse e ci hanno permesso di parlare a chi non è politicizzato ma vorrebbe questo tipo di misure. Per questo abbiamo deciso di convocare un’ulteriore data sabato 21 marzo, con piazze, azioni, flash mob in tante città d’Italia. Produrremo diversi studi e materiali, che metteranno al centro anche una questione altrettanto essenziale e dimenticata nel dibattito del paese, quella delle crisi industriali, di Whirlpool, dell’ILVA e di altre grandi imprese che oggi vengono abbandonate al mercato e alle convenienze della politica.
Ma non possiamo dimenticare che in Italia la repressione avanza, rendendo sempre più difficili le lotte. Ne facciamo le spese in prima persona, essendo l’unico partito in Italia che ha in carcere una prigioniera politica, Nicoletta Dosio. Intendiamo quindi continuare la mobilitazione per la liberazione di Nicoletta e degli altri No TAV con la campagna “Nicoletta libera tutte e tutti!”. Per questo, oltre al supporto dato alle iniziative dei No TAV, organizzeremo un appello, conferenze stampa, presenteremo mozioni di solidarietà nei consigli comunale dove siamo (chiediamo a tutti i consiglieri comunali di riprenderla e di farla girare) e infine una giornata di mobilitazione nazionale. Domenica 1° marzo terremo il NICOLETTA DAY, invitiamo tutte e tutti a prepararsi.
Ma la repressione accomuna ormai sempre più fasce sociali. Pensiamo agli ultras, da sempre soggetto su cui è stata sperimentata (si vedano i casi di Torino e di Napoli), agli immigrati nei CPR, che stiamo provando a sostenere mentre muoiono e resistono nel silenzio generale, e infine ai facchini. A Prato abbiamo sostenuto la mobilitazione del SI COBAS e degli attivisti colpiti dai Decreti Sicurezza. Per continuare questa mobilitazione e per costruire connessioni a partire dalle lotte parteciperemo all’assemblea a Roma dell’8 febbraio.

3. RIEPILOGO DATE

Un breve elenco di date per avere sott’occhio cosa si muove nella nostra comunità e per ricordarci gli impegni nazionali:
sabato 8 febbraio assemblea contro i Decreti Sicurezza;
venerdì 14 febbraio apertura delle iscrizioni a Potere al Popolo;
– venerdì 14 febbraio partecipazione alla protesta e sciopero dei precari della scuola;
– sabato 15 febbraio apertura della Casa del Popolo “Stefanina” a Genova;
– venerdì 21 febbraio apertura della Casa del Popolo a Venezia;
– domenica 23 febbraio elezioni suppletive a Napoli: sosteniamo Giuseppe Aragno!
– domenica 1° marzo, elezioni suppletive a Roma: sosteniamo Elisabetta Canitano!
domenica 1° marzo, in piazza per il Nicoletta Day;
– domenica 8 marzo, attivi per la giornata internazionale della Donna;
sabato 21 marzo, in piazza per “Voglio i miei 161.000 euro!”
– domenica 29 marzo, referendum confermativo per il taglio dei parlamentari: Potere al Popolo vota NO!
– fine aprile: incontro delle Case del Popolo e di tutte le realtà del mutualismo conflittuale;
metà giugno: assemblea nazionale programmatica di Potere al Popolo!
– fine agosto: 3° PaP Camp, campeggio + scuola di formazione politica;
– fine settembre: voto sul nuovo statuto e rinnovo del Coordinamento Nazionale.
Vi invitiamo a far girare questo documento e a discuterlo nelle assemblee. Grazie a tutte e tutti, e ricordiamocelo: un grande cammino comincia sempre con piccoli passi!

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