Si
è riunito a Roma, l’1 e il 2 febbraio, il Coordinamento Nazionale di
Potere al Popolo. Decine di rappresentanti delle assemblee territoriali
di tutta Italia si sono confrontati sulla fase politica ed economica del
paese, sul risultato delle elezioni in Emilia Romagna e in Calabria, su
cosa deve fare oggi una forza che si vuole antagonista al mondo del
profitto, delle guerre, del razzismo, del disastro ambientale.
Ci siamo interrogati
a fondo, consapevoli che ce la stiamo mettendo tutta ma anche che
possiamo fare meglio, che molto non dipende da noi e che ereditiamo
tanti disastri, ma che questo non può diventare un alibi per non
imparare e riuscire a fare dei passi in avanti per costruire un paese
più giusto e libero. E soprattutto che non possiamo in nessun caso
rinunciare a quest’aspirazione, perché ne va della vita nostra e della
nostra gente!
Qui proviamo a
riassumere una piccola parte delle nostre riflessioni, indicare il
nostro “che fare” e le nostre prossime battaglie.
1. LA SITUAZIONE POLITICA ITALIANA DOPO LE ELEZIONI REGIONALI
La situazione che ci
consegnano gli ultimi mesi di vita politica italiana, e che le ultime
elezioni regionali vanno a rinforzare, è davvero deprimente. In Italia sembra essere calato un inverno bipolare,
come prima della crisi del 2008 che portò alla crescita dei 5 Stelle.
Un inverno che congela ogni possibilità di critica al capitalismo, che
congela la costruzione di ogni alternativa, che spinge a stare
acriticamente con “chi vince”, piuttosto che a battere strade nuove.
Centrosinistra e centrodestra occupano tutta la scena, affermandosi come le due uniche forze in campo. Entrambe usano la paura come leva del consenso:
la destra fomentando il razzismo, agendo sull’insicurezza e sul
risentimento di ampi settori sociali, il centrosinistra puntando di
rimbalzo sulla paura del “fascismo”, strategia retorica che serve in
realtà anche a demonizzare ogni forma di “populismo” e ogni presa di
parola “irregolare” da parte del popolo. In nessun caso si parla di
temi, di visione del nostro paese da qui a dieci anni, del fatto che i
dati ci consegnano una staticità dell’economia, un allargamento della
forbice fra ricchi e poveri, un peggioramento dei servizi…
Centrosinistra e
centrodestra si presentano in maniera apparentemente contrapposta, e
sicuramente sono legati a cordate di potere in competizione, ma in
realtà sono convergenti nella sostanza liberista delle loro politiche economiche, sociali e ambientali.
In questo quadro le Sardine,
lungi dal rappresentare una forza di protesta contro lo stato di cose
presenti, contro le politiche neoliberiste, anche solo nella forma
moderata di una pressione “da sinistra” sul governo, si sono rivelate
una riuscita operazione di motivazione del corpo del centrosinistra.
Hanno dato al PD quell’afflato emotivo e quell’appeal di cui mancava
ormai da tempo, per mobilitare un corpo elettorale che magari non è
entusiasta delle sue politiche ma è molto spaventato da Salvini.
Il paradosso della situazione italiana – incomprensibile se vista dalla Francia, dal Sudamerica o dal Medioriente in lotta contro le politiche neoliberiste –, è che, grazie a un’interessata e incredibile copertura mediatica, in autunno le piazze non si sono riempite contro la manovra finanziaria di un governo che non sta facendo nulla per le classi popolari e anzi conferma i privilegi dei ricchi; non si sono sviluppate nella forma della protesta per il lavoro, per l’ambiente, per superare le discriminazioni, ma si sono riempite contro ogni opposizione, contro quella di destra (che peraltro non ha smesso di crescere, anche coinvolgendo settori popolari), ma anche contro qualsiasi manifestazione contro questo governo e i privilegi dei ricchi.
Le Sardine hanno espresso un gigantesco “ritorno all’ordine” e alla “moderazione”, ai “tecnici competenti” alla Monti e alla Fornero, a quella politica che magari non urla ma uccide nel silenzio (firmando gli Accordi con la Libia, confermati proprio ieri!), all’assoluta de-politicizzazione dei temi “per non essere divisivi”… Il risultato ce lo restituisce la foto dei leader delle Sardine con Benetton, uno dei peggiori capitalisti a livello mondiale, messo sotto accusa dalle popolazioni del Sudamerica e dalla gente di Genova per la speculazione su Autostrade e il crollo del ponte Morandi.
Il paradosso della situazione italiana – incomprensibile se vista dalla Francia, dal Sudamerica o dal Medioriente in lotta contro le politiche neoliberiste –, è che, grazie a un’interessata e incredibile copertura mediatica, in autunno le piazze non si sono riempite contro la manovra finanziaria di un governo che non sta facendo nulla per le classi popolari e anzi conferma i privilegi dei ricchi; non si sono sviluppate nella forma della protesta per il lavoro, per l’ambiente, per superare le discriminazioni, ma si sono riempite contro ogni opposizione, contro quella di destra (che peraltro non ha smesso di crescere, anche coinvolgendo settori popolari), ma anche contro qualsiasi manifestazione contro questo governo e i privilegi dei ricchi.
Le Sardine hanno espresso un gigantesco “ritorno all’ordine” e alla “moderazione”, ai “tecnici competenti” alla Monti e alla Fornero, a quella politica che magari non urla ma uccide nel silenzio (firmando gli Accordi con la Libia, confermati proprio ieri!), all’assoluta de-politicizzazione dei temi “per non essere divisivi”… Il risultato ce lo restituisce la foto dei leader delle Sardine con Benetton, uno dei peggiori capitalisti a livello mondiale, messo sotto accusa dalle popolazioni del Sudamerica e dalla gente di Genova per la speculazione su Autostrade e il crollo del ponte Morandi.
Di sicuro l’inverno bipolare
continuerà ancora per qualche mese, almeno fino alle prossime
regionali. La stessa “retorica” antidestra la vediamo infatti applicare
alle prossime elezioni suppletive del 23 febbraio a Napoli, dove il nome
di Ruotolo ha coagulato una coalizione che va da un centro sociale e De
Magistris fino a Gennaro Migliore e Renzi, passando per le Sardine – ma
dove noi saremo presenti con la candidatura di Giuseppe Aragno. O alle
elezioni suppletive di Roma del 1° marzo, dove alla destra e al Ministro
Gualtieri opponiamo la candidatura di Elisabetta Canitano.
A farne le spese sono
stati innanzitutto i 5 Stelle, che pur in maniera confusa, incompetente,
indecisa, in questi anni avevano provato a cavalcare alcune spinte
sociali fondate su un malessere vero. Questa “anomalia” è in via di
normalizzazione, riassorbita da un lato dalla destra leghista, da un
altro dal PD. È presto per dire se i 5 Stelle come organizzazione siano
destinati a sparire, quello che è certo è che i piccoli risultati
sociali ottenuti, come il reddito e quota cento, sono ormai sotto
l’attacco simmetrico del governo e dell’opposizione, e solo la crescita di una vera forza di sinistra nelle strade e nelle urne può impedire la loro revoca…
D’altra parte, la fase politica del paese ci consegna anche l’irrilevanza delle forze della sinistra anticapitalista.
Questa viene da lontano e ha ragioni sia oggettive che soggettive su
cui qui non ci possiamo soffermare. Di certo è un’irrilevanza che
possiamo riscontrare a tutti i livelli e non attiene alle sole
organizzazioni politiche.
C’è innanzitutto un’assenza del movimento reale:
il conflitto è localizzato e relativo per lo più a vertenze specifiche;
il radicamento sociale di pratiche anticapitaliste è scarso, con molti
centri sociali, collettivi e associazioni che ormai fanno un lavoro di
“nicchia” o comunque non percepito dalle masse; un pensiero
anticapitalista fa fatica a manifestarsi nel dibattito culturale e
nell’informazione, la quale rimuove le contraddizioni reali e non dà
modo alle classi popolari e soprattutto ai giovani di farsi un’idea
intorno alla società e alla loro vita…
È inevitabile che quest’assenza di una chiara “domanda di anticapitalismo”, di un bisogno e di un orizzonte di trasformazione, si ripercuota anche sul livello della rappresentanza politica. Da tutto questo, e da altri limiti soggettivi nostri, deriva un risultato elettorale che ormai confina le forze anticapitaliste a percentuali irrisorie.
È inevitabile che quest’assenza di una chiara “domanda di anticapitalismo”, di un bisogno e di un orizzonte di trasformazione, si ripercuota anche sul livello della rappresentanza politica. Da tutto questo, e da altri limiti soggettivi nostri, deriva un risultato elettorale che ormai confina le forze anticapitaliste a percentuali irrisorie.
Non intendiamo sfuggire
alle nostre responsabilità o cercare alibi, solo mettere le cose nel
loro contesto e capire come, in questo scenario, possiamo fare meglio e
costruire qualcosa di nuovo e di solido. Quello che per noi è chiaro è
che non possiamo rinunciare ai motivi per cui siamo nati: SFIDARE
il monopolio di classe della rappresentanza politica, far sì che le
classi popolari si autorappresentino e che ci sia un’alternativa
visibile al capitalismo.
Per questo, a differenza dei tanti che in questi mesi stanno rinnegando e saltando con il centrosinistra – chi in cattiva fede per una poltrona, chi in buona fede perché pensa che non ci può essere altro e allora tanto vale condurre battaglie “dall’interno” o sostenere il “meno peggio” – noi crediamo che non ci si possa piegare al liberismo e che bisogna far valere la nostra autonomia.
Per questo, a differenza dei tanti che in questi mesi stanno rinnegando e saltando con il centrosinistra – chi in cattiva fede per una poltrona, chi in buona fede perché pensa che non ci può essere altro e allora tanto vale condurre battaglie “dall’interno” o sostenere il “meno peggio” – noi crediamo che non ci si possa piegare al liberismo e che bisogna far valere la nostra autonomia.
Ovviamente questo non
vuol dire insistere su errori già fatti. Non vuol dire pensarsi
sufficienti e contenti del proprio piccolo orto. Ma solo essere
consapevoli che da un lato bisogna impegnarsi e migliorare, da un altro,
per ricostruire dalle
macerie che ereditiamo, ci vuole un po’ di tempo e che i tentativi hanno
bisogno di spazio per svilupparsi. La sinistra in questi anni ha sempre cercato scorciatoie, non ha mai costruito con pazienza.
Non possiamo vivere questa situazione come immutabile, perché la Storia ci dimostra che tutto cambia.
È proprio quando tutto cospira per scoraggiare che non perdersi di
coraggio, e costruire degli esempi, come per noi è Nicoletta Dosio, che
sappiano parlare ai tanti che non vogliono adattarsi a questo mondo
rovesciato. Noi sentiamo
la responsabilità di essere una delle forze più giovani e dinamiche
della sinistra, e che quindi dobbiamo essere parte della soluzione e non
del problema.
L’inverno bipolare sarà
duro, ma non dimentichiamoci che passerà. Le classi dominanti di questo
paese e il governo non hanno alcuna idea di come risolvere le
contraddizioni che si presentano. E non si potrà andare avanti
all’infinito con i diversivi: le classi popolari chiederanno conto di
quello che non va nella loro vita. A noi trasformare questa
insoddisfazione, questi conti che non tornano, in presa di parola
politica.
SPERIMENTARE, cercare nuove strade del conflitto sociale e della sua ricomposizione politica, e CONNETTERE,
sia quello che ci accade, sia i singoli e i gruppi sparsi che fanno
resistenza, il sociale con il politico: questo è il compito che ci siamo
dati.
Cerchiamo di capire come possiamo svolgerlo in questa fase e su cosa dobbiamo migliorare.
2. CHE FARE DUNQUE?
RILANCIARE SULLA PROSSIMITÀ
Le elezioni regionali ci
dimostrano che innanzitutto ci manca ancora radicamento territoriale.
Raccogliere le firme, con le nuove leggi elettorali che mettono
sbarramenti altissimi, si fa sempre più difficile. La situazione potrà
solo peggiorare con il governo “democratico” che vuole fare una legge
elettorale che renderà sempre più difficile la raccolta e metterà uno
sbarramento al 5%, per impedire a forze nuove di entrare in Parlamento.
In Emilia-Romagna il
risultato è stato basso anche perché andavamo in sole 5 province su 9,
in un tipo di elezione fra le più difficili perché non si può
beneficiare né di quella conoscenza diretta che nelle elezioni
amministrative può portare risultati, né di un posizionamento ideologico
che magari è almeno riconosciuto in elezioni nazionali. Le regionali
sono elezioni in cui contano molto clientele e rapporti di forza sui
territori.
Abbiamo quindi bisogno
di radicarci su più territori possibile, anche nelle province dove vince
la destra. Bisogna quindi continuare ad aprire Case del Popolo che
diventino centri di mutualismo e di organizzazione popolare, accoglienti
verso tutte le componenti della società che vogliano mobilitarsi.
Per il momento
segnaliamo le nuove aperture di Genova, Casa del Popolo “Stefanina”, il
15 febbraio, e Venezia, il 21 febbraio. In arrivo anche Livorno.
A fine aprile metteremo
su un incontro nazionale fra le Case del Popolo di PaP, con tutte le
realtà che fanno mutualismo conflittuale in Italia, per confrontarsi
sulle pratiche e costruire reti più forti.
Tutte le elezioni fatte
finora ci dicono che dove abbiamo Case del Popolo, dove abbiamo
intervento, radicamento e le persone ci conoscono, i risultati non sono
irrisori. Come i primi
socialisti, che non potevano competere a livello politico nazionale a
causa di leggi elettorali inique, di uno sbarramento mediatico ed
economico enorme, dobbiamo lavorare sulla prossimità.
Dunque Case del Popolo, presenza nelle lotte locali, ma anche presenza
alle elezioni amministrative, quelle più alla nostra portata, in cui
abbiamo conseguito risultati, riuscendo anche a portare nostri attiviste
e attivisti nelle istituzioni locali, che ora sono importanti
riferimenti per il territorio. D’altronde un progetto come il nostro ha
anche bisogno di tempo, di formare quadri, di acquisire competenze ed
esperienze sul campo, di coinvolgere le persone. La presenza alle
amministrative serve anche a sviluppare questo tipo di conoscenze.
Invitiamo quindi tutte
le compagne e i compagni a lavorare da subito in quest’ottica, per far
essere presente Potere al Popolo alle prossime elezioni amministrative
di fine maggio, e cominciare a rappresentare politicamente gli oppressi a
partire dal basso.
LAVORARE SULLE CONNESSIONI
Potere al Popolo nasce
come progetto riaggregativo di realtà di base, di comunità, di singoli
sparsi. Abbiamo portato in politica chi faceva solo lavoro sociale,
riportato persone a una politica che le aveva deluse, rimesso assieme
centri sociali e collettivi giovanili con strutture organizzate. Anche
se questo lavoro ha subito una frenata non per nostra volontà ma perché
molte pre-esistenti forze della sinistra sono chiuse in una logica
autoreferenziale – legata da un lato al feticcio dei simboli e delle
identità, da un altro alla fissazione elettorale che sacrifica ogni
volta processi di ricomposizione per il miraggio di una convenienza
immediata – noi non intendiamo interromperlo. Non
si tratta tanto di fare unità fra ceti politici e gruppi dirigenti, ma
di sviluppare un’unità dal basso, delle lotte, del mutualismo, degli
interventi territoriali. Di sperimentare ognuno la sua strada, per poi
mettere in comune quel pezzo di lavoro sociale per un interesse più
ampio. Se non ci
sentiamo dalla stessa parte della barricata, non è possibile generare
l’unità politica che ci serve anche a livello elettorale.
Eppure è importante,
perché tante persone non capiscono, e a ragione, le micro-differenze fra
le organizzazioni, e il perché a sinistra del PD si presentino più
liste. Dobbiamo avere pazienza e generosità.
È con questo spirito che lavoreremo in ogni occasione necessaria, anche
con altri dove questo sarà possibile e coerente, per dare la
possibilità di votare una sinistra alternativa al PD che abbia la forza
di incidere.
Per il momento le
assemblee territoriali della Toscana hanno deciso, con un percorso
democratico dal basso, di partecipare alla lista Toscana a Sinistra, che
in vista delle prossime elezioni regionali di maggio 2020 mette insieme
diverse esperienze civiche e politiche alternative al liberismo.
Sosterremo quest’altra sperimentazione, caratterizzando la nostra
campagna sui temi sociali e ambientali, dando voce a tutti i soggetti
che oggi sono esclusi dalla politica e opponendoci sia alla destra
leghista che al centrosinistra del candidato scelto da Renzi. Anche in
Campania stiamo coinvolgendo realtà di base e di lotta, costruendo uno
spazio alternativo al PD.
Rispetto alle lotte, invece, ci impegniamo da subito a sostenere:
– i comitati contro il referendum confermativo del taglio dei parlamentari: Potere al Popolo vota NO alla riduzione dei rappresentanti e della democrazia;
– la mobilitazione contro i decreti sicurezza (vedi sotto);
– la campagna per la liberazione dei NO TAV (vedi sotto);
– il 14 febbraio la protesta dei coordinamenti di precari storici della scuola con sciopero dei sindacati di base Cub, Usi, Adl ed Sgb e cortei a Milano, Sardegna e Firenze;
– lo sciopero dei portuali contro la guerra, che sarà una manifestazione internazionale dal Belgio alla Sicilia, probabilmente il 16 febbraio, in occasione dell’arrivo della Bahri Yanbu a Genova.
– i comitati contro il referendum confermativo del taglio dei parlamentari: Potere al Popolo vota NO alla riduzione dei rappresentanti e della democrazia;
– la mobilitazione contro i decreti sicurezza (vedi sotto);
– la campagna per la liberazione dei NO TAV (vedi sotto);
– il 14 febbraio la protesta dei coordinamenti di precari storici della scuola con sciopero dei sindacati di base Cub, Usi, Adl ed Sgb e cortei a Milano, Sardegna e Firenze;
– lo sciopero dei portuali contro la guerra, che sarà una manifestazione internazionale dal Belgio alla Sicilia, probabilmente il 16 febbraio, in occasione dell’arrivo della Bahri Yanbu a Genova.
RAFFORZARE L’ORGANIZZAZIONE
Per produrre risultati,
sia dal punto di vista della prossimità, sia dal punto di vista
dell’unione, c’è bisogno però di un’organizzazione con le idee chiare,
con un corpo saldo e delle pratiche sperimentate.
– Per questo motivo il 14 febbraio 2020 lanciamo la nuova campagna di adesione a Potere al Popolo.
Si potrà aderire online e attraverso modulo cartaceo presso le
Assemblee Territoriali, e l’iscrizione sarà valida per tutto il 2020,
consentendo l’accesso alla piattaforma e alle decisioni condivise. Il
costo di iscrizione sarà sempre molto basso, 10 euro, e servirà a
finanziare le attività dell’organizzazione. Invitiamo tutti gli aderenti
a mobilitarsi con feste di tesseramento. Più info in un comunicato
specifico.
– A metà
giugno 2020, dopo aver stabilito la nostra platea, terremo poi una
grande assemblea nazionale di due giorni, di carattere analitico e
programmatico. Una
formula diversa dal solito, che sarà preparata da diversi materiali e
assemblee locali e vedrà diversi tavoli di lavoro in simultanea. Tutte
le assemblee territoriali avranno modo di esprimersi sui temi che
riguardano l’organizzazione.
– A fine agosto confermiamo il terzo PaP Camp: un
momento di socialità, divertimento, ma anche di formazione politica,
perché stavolta consisterà in una vera e propria Scuola di formazione.
– Infine, a fine
settembre, voteremo insieme il nuovo statuto di Potere al Popolo e
successivamente rinnoveremo il Coordinamento Nazionale, che dopo due
anni giungerà a scadenza.
Vogliamo
costruire un movimento aperto, inclusivo, una casa per tutte e tutti
quelli che hanno innanzitutto voglia di fare, di reagire
all’ingiustizia, di coinvolgere le classi popolari. Proponiamo quindi un
percorso aperto, democratico, trasparente, che a due anni dalla nascita
di Potere al Popolo, lo renda una presenza forte, stabile, larga, adatta a questa fase!
LE NOSTRE CAMPAGNE
Infine, al di là del
lavoro di prossimità, dei passaggi elettorali e del rafforzamento
organizzativo, c’è innanzitutto da far vivere certi temi nella società.
Se i temi della giustizia sociale e ambientale non vivono, è difficile
che poi le persone possano orientare il voto su partiti che pongono
questo problema. D’altronde, per uscire dall’immagine stereotipata che
provano a cucirci addosso, c’è bisogno di caratterizzarsi politicamente
anche su poche questioni, ma decisive.
– Da questo punto di vista la campagna “Voglio i miei 161.000 euro” sulla redistribuzione della ricchezza
è fondamentale. Innanzitutto perché è un tema di cui non parla più
nessuno, ma è estremamente sentito dalle persone. In secondo luogo
perché la nostra proposta e le 45 piazze del 16 novembre hanno destato
molto interesse e ci hanno permesso di parlare a chi non è politicizzato
ma vorrebbe questo tipo di misure. Per questo abbiamo deciso di
convocare un’ulteriore data sabato 21 marzo, con piazze, azioni, flash
mob in tante città d’Italia. Produrremo diversi studi e materiali, che
metteranno al centro anche una questione altrettanto essenziale e dimenticata nel dibattito del paese, quella delle crisi industriali, di Whirlpool, dell’ILVA e di altre grandi imprese che oggi vengono abbandonate al mercato e alle convenienze della politica.
– Ma non possiamo
dimenticare che in Italia la repressione avanza, rendendo sempre più
difficili le lotte. Ne facciamo le spese in prima persona, essendo
l’unico partito in Italia che ha in carcere una prigioniera politica,
Nicoletta Dosio. Intendiamo quindi continuare la mobilitazione per la
liberazione di Nicoletta e degli altri No TAV con la campagna “Nicoletta libera tutte e tutti!”.
Per questo, oltre al supporto dato alle iniziative dei No TAV,
organizzeremo un appello, conferenze stampa, presenteremo mozioni di
solidarietà nei consigli comunale dove siamo (chiediamo a tutti i
consiglieri comunali di riprenderla e di farla girare) e infine una
giornata di mobilitazione nazionale. Domenica 1° marzo terremo il NICOLETTA DAY, invitiamo tutte e tutti a prepararsi.
– Ma la repressione
accomuna ormai sempre più fasce sociali. Pensiamo agli ultras, da sempre
soggetto su cui è stata sperimentata (si vedano i casi di Torino e di
Napoli), agli immigrati nei CPR, che stiamo provando a sostenere mentre
muoiono e resistono nel silenzio generale, e infine ai facchini. A Prato
abbiamo sostenuto la mobilitazione del SI COBAS e degli attivisti
colpiti dai Decreti Sicurezza. Per continuare questa mobilitazione e per
costruire connessioni a partire dalle lotte parteciperemo all’assemblea a Roma dell’8 febbraio.
3. RIEPILOGO DATE
Un breve elenco di date per avere sott’occhio cosa si muove nella nostra comunità e per ricordarci gli impegni nazionali:
– sabato 8 febbraio assemblea contro i Decreti Sicurezza;
– venerdì 14 febbraio apertura delle iscrizioni a Potere al Popolo;
– venerdì 14 febbraio partecipazione alla protesta e sciopero dei precari della scuola;
– sabato 15 febbraio apertura della Casa del Popolo “Stefanina” a Genova;
– venerdì 21 febbraio apertura della Casa del Popolo a Venezia;
– domenica 23 febbraio elezioni suppletive a Napoli: sosteniamo Giuseppe Aragno!
– domenica 1° marzo, elezioni suppletive a Roma: sosteniamo Elisabetta Canitano!
– domenica 1° marzo, in piazza per il Nicoletta Day;
– domenica 8 marzo, attivi per la giornata internazionale della Donna;
– sabato 21 marzo, in piazza per “Voglio i miei 161.000 euro!”
– domenica 29 marzo, referendum confermativo per il taglio dei parlamentari: Potere al Popolo vota NO!
– fine aprile: incontro delle Case del Popolo e di tutte le realtà del mutualismo conflittuale;
– metà giugno: assemblea nazionale programmatica di Potere al Popolo!
– fine agosto: 3° PaP Camp, campeggio + scuola di formazione politica;
– fine settembre: voto sul nuovo statuto e rinnovo del Coordinamento Nazionale.
– venerdì 14 febbraio apertura delle iscrizioni a Potere al Popolo;
– venerdì 14 febbraio partecipazione alla protesta e sciopero dei precari della scuola;
– sabato 15 febbraio apertura della Casa del Popolo “Stefanina” a Genova;
– venerdì 21 febbraio apertura della Casa del Popolo a Venezia;
– domenica 23 febbraio elezioni suppletive a Napoli: sosteniamo Giuseppe Aragno!
– domenica 1° marzo, elezioni suppletive a Roma: sosteniamo Elisabetta Canitano!
– domenica 1° marzo, in piazza per il Nicoletta Day;
– domenica 8 marzo, attivi per la giornata internazionale della Donna;
– sabato 21 marzo, in piazza per “Voglio i miei 161.000 euro!”
– domenica 29 marzo, referendum confermativo per il taglio dei parlamentari: Potere al Popolo vota NO!
– fine aprile: incontro delle Case del Popolo e di tutte le realtà del mutualismo conflittuale;
– metà giugno: assemblea nazionale programmatica di Potere al Popolo!
– fine agosto: 3° PaP Camp, campeggio + scuola di formazione politica;
– fine settembre: voto sul nuovo statuto e rinnovo del Coordinamento Nazionale.
Vi invitiamo a far
girare questo documento e a discuterlo nelle assemblee. Grazie a tutte e
tutti, e ricordiamocelo: un grande cammino comincia sempre con piccoli
passi!
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