La madre del ricercatore italiano ucciso in Egitto: "Cantini non ci risponde a telefono, evidentemente ha altri obiettivi". Il padre: "Renzi ci volle incontrare senza avvocati. Una cosa strana".
“L’ambasciatore
italiano al Cairo Cantini da molto tempo non ci risponde, evidentemente
persegue altri obiettivi rispetto a verità e giustizia, mentre porta
avanti con successo iniziative su affari e scambi commerciali tra i due
Paesi”, è l’accusa che lanciano i genitori di Giulio Regeni, il
ricercatore italiano ucciso al Cairo nel 2016.
“Con l’invio
dell’ambasciatore Cantini, dopo il 2017 si è interrotto il filo di
comunicazione tra le procure”, dice ancora Paola Deffendi, la madre di
Giulio.“L’ambasciatore non ha rapporti con noi - sottolinea - non ci risponde, evidentemente persegue altri obiettivi, non di verità e giustizia”.
Poi c’è l’ambasciatore egiziano a roma: “Fa di tutto quest’uomo, è una cosa incredibile, incontra industriali, politici e poi dice che noi parliamo male dell’Egitto. Noi ringraziamo chi non va ai suoi incontri. C’è una trama incredibile sotterranea. Una prima barriera alla verità viene già fatta in Italia e qualcuno la permette”, è l’accusa.
L’avvocato della famiglia, Alessandra Ballerini, ha continuato: “L’ambasciatore Cantini non risponde neanche alla famiglia. L’ultima volta che è venuto in Italia non è neanche andato in procura per uno scambio di informazioni.
Gli italiani già non sono tutelati, noi chiediamo al governo di ritirare l’ambasciatore per dare un segnale a quel paese. E inoltre dichiarare l’Egitto paese non sicuro. In quel paese si rischia di fare la fine di Giulio”.
Poi la denuncia: “Siamo spiati anche in Italia, costantemente. I nostri consulenti in Egitto vengono intimiditi. Se andiamo ai convegni come ieri sera c’è sempre qualche egiziano che fotografa. Il giorno della presentazione del docufilm su Giulio c’erano dei funzionari che ridevano impunemente”.
Un riferimento poi a Matteo Renzi: “Abbiamo incontrato l’allora premier per la prima volta il 7 marzo 2016 e ci ha detto di andare da lui senza legali. Una cosa molto strana. Ci ha detto che aveva una strategia per smuovere gli egiziani e subito dopo è apparsa un’intervista del presidente egiziano al Sisi a Repubblica”, ha detto Claudio Regeni.
“Al secondo incontro- ha proseguito - Renzi ci ha fatto un discorso come se fossero già in Italia i famosi video delle telecamere di sorveglianza della metro del Cairo, cosa che a quel tempo ufficialmente non era ancora avvenuta ”.
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