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A
48 ore dal raid non è trapelata alcuna informazione sul paese da cui è
decollato il veicolo senza pilota che ha sganciato i missili contro il
convoglio partito dall’aeroporto della capitale irachena.
L’amministrazione Trump ha imposto il totale silenzio per evitare
frizioni con i paesi partner in prima linea nelle operazioni di guerra
con droni killer. Il governo italiano ipocritamente ha omesso di
informare l’opinione pubblica e il Parlamento del ruolo chiave della
base siciliana di Sigonella (smentita arrivata solo ieri, 5/1, ndr), da oltre un decennio piattaforma di lancio e centro strategico per le trasmissioni-guida dei veicoli senza pilota Usa.
Altrettanto deprecabile il tentativo di ridimensionare i rischi di
eventuali ritorsioni per i militari italiani impegnati nelle missioni in
Iraq, Afghanistan, Libano e Corno d’Africa; anche se i vertici delle
forze armate hanno ordinato il rafforzamento delle misure di sicurezza e
diffidano a pensare a eventuali ridimensionamenti dei contingenti
schierati. Eppure, le ipotesi più credibili vedono tra gli scali
militari da cui sarebbe partito l’attacco Usa, in particolare Kuwait
City e Gibuti, istallazioni dove operano stabilmente reparti italiani.
Inoltre ancora a Gibuti imprese italiane private sono impegnate nelle
opere di ampliamento delle piste e degli hangar in cui sono ospitati i
Reaper Usa già utilizzati nei mesi scorsi in bombardamenti e omicidi
extra giudiziari in Somalia, Yemen e Iraq.
Intanto le prime unità della 173° brigata aviotrasportata
dell’esercito Usa di stanza a Vicenza (aeroporto Dal Molin e Camp
Ederle) hanno già raggiunto l’Iraq via Aviano, base aerea strategica e
nucleare di Us Air Force.
Prevedibile poi che l’escalation comporterà il trasferimento in Medio
Oriente dei carri armati e delle munizioni stoccati nell’ Hub toscano
di Camp Darby via Livorno e aeroscalo di Pisa. Le trasmissioni ai droni
via Sigonella e Muos di Niscemi (CL), la mobilitazione di tutte le
maggiori installazioni Usa e Nato in Italia, l’allarme rosso nelle basi
operative delle forze armate in Medio Oriente e Africa, sono la prova
evidente che la frontiera italiana si è proiettata ormai a ridosso di
Teheran e Baghdad.
*da il mainfesto
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