Per la sua acquisizione, nonostante fosse già occupato da decine di
famiglie, la Cassa di Risparmio di Teramo realizzò i maggiori
finanziamenti illeciti agli atti del processo per bancarotta, ora verso
la prescrizione, ripetuti poi in asta fallimentare (e per impedire
un’acquisizione pubblica a prezzi non speculativi) dalla Banca Popolare
di Bari nel frattempo divenuta banca madre.
Un esempio clamoroso di come i discorsi sulla legalità siano
falsificati dalla predazione finanziaria che gonfia la bolla
immobiliare: e di come la lotta per la casa si ritrovi materialmente al
cuore del conflitto con il capitale.
Vedi anche:
La speculazione sui palazzi di via Bibulo
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