Il salario minimo di legge è una misura giusta nell’Italia di oggi del lavoro precario e sfruttato, a condizione che:
- Sia almeno di 9 euro e riguardi solo la paga oraria, senza assorbire gli altri istituti.- Sia attuato subito in tutti i settori, senza deroghe scappatoie cavilli.
- Sia indicizzato, cioè rivalutato periodicamente ed automaticamente rispetto all’aumento del costo della vita.
GIORGIO CREMASCHI (Potere al Popolo)
Una legge con questi contenuti sarebbe buona ed utile per il mondo del lavoro, per due ragioni. perché aumenterebbe le retribuzioni a ben 4,3 milioni di lavoratori e soprattutto di lavoratrici, che oggi prendono meno di 9 euro all’ora, ce lo dice l’INPS.
E perché questa legge darebbe una spinta a far crescere TUTTE le retribuzioni, anche quelle superiori, per mantenere i valori differenti tra le diverse qualifiche.
Se salgono le paghe minime salgono quelle medie e anche quelle più alte, da sempre.
Nell’Italia dove milioni di persone non hanno oggi la forza per contrastare lo schiavismo dilagante, una legge sul salario fatta bene rafforzerebbe il potere contrattuale del lavoro e anche in sindacati potrebbero fare di più.
Questo infatti potrebbero e dovrebbero fare CGILCISLUIL: controllare che la legge nasca senza trucchi ai danni dei lavoratori e poi usarla per fare il vero mestiere sindacale, cioè aumentare le paghe e migliorare i diritti con i contratti.
Siccome però da anni i grandi sindacati confederali firmano contratti peggiorativi, dove il salario è quasi nullo e le concessioni normative alle controparti consistenti.
Siccome i pochi soldi dei contratti servono per le pensioni e la sanità privata, invece che per i salari. Siccome, siccome, siccome… ecco che CGILCISLUIL si schierano con Confindustria, Ocse, multinazionali e naturalmente con la Lega nel dire no al salario minimo.
Naturalmente lo fanno usando l’argomentazione nobile della difesa della contrattazione.
Ridicolo, cosa impedirebbe a CGILCISLUIL di lottare per migliorare i risultati della legge? Solo i loro gruppi dirigenti. I quali hanno rispolverato le vecchie balle usate all’epoca di Craxi contro lascala mobile dei salari.
Allora CISL e UIL sostenevano che riducendo gli aumenti automatici dei salari ci sarebbe stato più spazio per la contrattazione.
Si è visto come è andata, i salari italiani sono sprofondati più che in ogni altro paese dell’Occidente. Ed invece che sentire l’autocritica di CISL e UIL su questa impostazione sbagliata, oggi vediamo la CGIL che sbaglia con loro.
La Confindustria e le imprese a loro volta sono contro il salario minimo per semplici e brutali ragioni di classe: non vogliono rinunciare alla quota di super profitti prodotti dalle paghe di fame.
Che i padroni non si vergognano di rivendicare, viste le loro lamentele sul disincentivo a lavorare che sarebbe stato causato dal reddito di cittadinanza, ben 531 euro medi mensili secondo INPS. Forse se in Italia si varasse il salario minimo della Bulgaria, 3 euro all’ora, la Confindustria accetterebbe.
La Lega è istintivamente e ideologicamente contro il salario minimo prima di tutto perché sta sempre coi padroni, ed in secondo luogo perché sa che può anche schierarsi contro i lavoratori, tanto c’è il PD. Il quale non sbaglia un colpo nel collocarsi a destra del governo sul terreno economico e sociale.
Eppure il PD aveva presentato un buon progetto di legge sul salario minimo, migliore di quello 5S perché fissava una paga oraria più alta, a 9 euro netti e non lordi. Si sono subito pentiti però, hanno ritirato la legge e si sono schierati con il fronte del No.
E proprio dal PD sono poi venute le argomentazioni peggiori. 9 euro sono troppi, così aumenterebbe il lavoro nero, hanno detto alcuni esponenti di quel partito. Ma che vuol dire, che per eliminare il lavoro nero bisognerebbe calare le paghe? Quando il salario ufficiale fosse pari a quello che offrono i caporali, allora questi scomparirebbero perché inutili sul mercato? Il lavoro nero si combatte con i controlli e con i diritti, magari ripristinando l’articolo 18 cari signori del PD, non seguendo le follie del liberismo.
Così c’è il rischio che il confronto sul salario minimo di legge si svolga tutto a danno del mondo del lavoro. Con i Cinquestelle che propongono la legge, ma non chiariscono questioni importanti per i suoi effetti; e con l’opposizione unificata di CGILCISLUIL Confindustria PD e Lega che punta a stravolgere la legge, come nei fatti è già avvenuto per il reddito di cittadinanza.
È vero che ci sono mobilitazioni di base di lavoratori precari, di sindacati come la USB, pronunciamenti di esperti, che cercano di raddrizzare la baracca, proponendo le condizioni per una buona legge sul salario minimo. Ma questa voci sono ancora troppo piccole di fronte ad un palazzo politico economico sindacale totalmente sottomesso all’ideologia ed al potere del mercato.
Così c’è il rischio che la legge sul salario minimo o non si faccia, o si faccia male per i lavoratori.
Per questo dobbiamo mobilitarci e affermare, senza timidezze, che SÌ, BISOGNA AUMENTARE I SALARI, ANCHE CON L’AIUTO DELLA LEGGE.
Giorgio Cremaschi
(2 luglio 2019)
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