mercoledì 17 luglio 2019

PD Pride. "Non basta un question time". Il Pd vuole un'informativa di Salvini sui fondi russi.

Al Senato i dem vogliono ascoltare il premier Conte. Bagarre alla Camera: i deputati Pd alzano cartelli e foto di Salvini con Savoini.

Da Matteo Salvini nessuna risposta. Riccardo Fraccaro invia un messaggio al vicepremier leghista ma dall’altra parte tutto tace.
“Il ministro dell’Interno non ha ancora dato la sua disponibilità per l’informativa alla Camera”, così, con queste parole, il titolare dei Rapporti con il Parlamento è costretto a comunicare al Pd che la richiesta dem di ascoltare il leader Lega sui fondi russi non è stata accolta. Scoppia il caos.
Il partito guidato da Nicola Zingaretti non ha intenzione di indietreggiare. Anzi. Ostruzionismo sui lavori parlamentari in Aula e occupazione dei banchi della prima commissione fino a quando Salvini non si presenterà alla Camera per riferire sui presunti finanziamenti russi alla Lega.
Il Pd sfida il vicepremier leghista: “Non basta una risposta durante il question time, serve un’informativa del ministro dell’Interno e quindi un dibattito”.
E domani l’argomento Russiagate sbarcherà anche al Copasir durante l’audizione di Luciano Carta, direttore Aise.
Al Senato i dem chiedono invece che sia il premier Giuseppe Conte a spiegare le relazioni tra il governo e la Russia.
Il Partito democratico ha iniziato la sua “battaglia per la verità”.

I dem infatti chiedono la calendarizzazione alla Camera di un’informativa del ministro dell’Interno: “Vogliamo che ci sia un vero dibattito parlamentare, soprattutto sulla collocazione dell’Italia nello scacchiere internazionale”.
Con queste premesse Nicola Zingaretti ha incontrato la presidente del Senato Elisabetta Casellati, la quale ha convocato la riunione dei capigruppo durante la quale il Pd potrà formalizzare la richiesta di ascoltare in Aula il premier Conte.
E sempre domani Zingaretti incontrerà il presidente della Camera Roberto Fico, al quale invece chiederà l’informativa del vicepremier leghista. “Sulla vicenda Salvini-Russia - scrive il segretario Pd su Facebook - non molliamo e porteremo avanti una battaglia per la verità. Salvini venga in aula per una discussione approfondita senza reticenze dopo le omissioni e reticenze perché gli italiani devono sapere la verità”.
Lo scontro è entrato nella sua fase più calda. Il clima a Montecitorio si surriscalda. Per i dem è la battaglia delle battaglia e non hanno alcuna intenzione di arretrare. D’ora in avanti tutte le mosse saranno volte a inchiodare il ministro dell’Interno. Ci si muove su due piani, quello istituzionale, quindi i colloqui con la seconda e la terza carica dello Stato, e quello di lotta.
I deputati del Pd sono agguerriti. In Aula sollevano cartelli e foto che ritraggono insieme Salvini e Gianluca Savoini, il presidente dell’Associazione Lombardia-Russia, che avrebbe trattato il trasferimento di questi fondi. A seguire un inedito intervento di Andrea Romano in lingua russa. Ed è bagarre. In questo contesto prende la parola il capogruppo FdI, Francesco Lollobrigida, che, nel ricordare i rapporti tra il vecchio Pci e l’Unione Sovietica, appella i deputati dem con la parola “servi”.
Arriva il turno di Roberto Giachetti: “Un deputato - si lamenta rivolgendosi alla Presidenza - non può chiamare suoi colleghi servi, non una volta che può scappare, ma ben cinque volte, senza essere censurato formalmente”. E
Lollobrigida, sarcastico, replica: “l’ho detto troppe poche volte...”.
Emanuele Fiano prende la parola e va alla sostenza dei fatti: “Il ministro dell’Interno ha mentito al Paese e scappa dal Parlamento come nel caso della nave Diciotti e non basteranno certo tre minuti al question time per spiegare anni di rapporti con la Russia”. Perché infatti il question time prevede che il ministro chiamato in Aula risponda alla domanda, posta in un minuto, in un tempo massimo di tre minuti e poi chi pone il quesito ha diritto solo a una controreplica di due minuti. Tempi contingentati dunque che per il Partito democratico non sono sufficienti per affrontare un affare ritenuto enorme e attorno al quale i dem hanno rivolto già otto domande.
Tra queste: “Perché Salvini ha mentito sull’invito di Savoini alla cena con il presidente Putin? Quali rapporti intercorrono tra il Ministro dell’Interno e il Partito Russia Unita, con il quale lo stesso, allora solo segretario della Lega, concluse un protocollo d’intesa nel quale è previsto un partenariato confidenziale tra i due partiti? Quando Savoini partecipa con o senza il Ministro a incontri ufficiali o meno in Russia con rappresentanti di quel paese e di quei partiti, lo fa a titolo personale o in sua rappresentanza?”. E altre domande ancora perché attorno a questi quesiti ruota, secondo il Pd, la sicurezza dell’Italia.

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