mercoledì 3 luglio 2019

Libera. Salvare vite non è reato. Il Gip smonta le accuse contro la capitana Carola.

Salvare vite non è reato. Il Gip smonta le accuse contro la capitana

Demolito l'impianto dell'accusa, il procuratore Patronaggio accusa il colpo: "Troppe tensioni politiche". Salvini su tutte le furie: "Sentenza vergognosa e politica". E minaccia vendetta: pronta la riforma della giustizia.

Il Gip di Agrigento ha smontato su tutta la linea le accuse della Procura: Carola Rackete torna in libertà.
E il ministro dell’Interno Matteo Salvini perde il controllo, attacca i giudici e annuncia una riforma della giustizia che, per toni e parole usate, ha il sapore della ritorsione politica nel momento più difficile per la magistratura italiana.
Il giudice per le indagini preliminari non ha convalidato l’arresto della capitana della Sea Watch che quattro giorni fa ha infranto il divieto di entrare nel porto di Lampedusa per far sbarcare i 40 migranti a bordo. Notizia per certi versi attesa, non era attesa però la demolizione dell’impianto dell’accusa guidata dall’ufficio di Luigi Patronaggio.
Nessuna misura cautelare disposta, come il divieto di dimora richiesto dai pm, ed esclusione del reato di resistenza a nave da guerra perché la motovedetta della Gdf ‘stretta’ tra la nave dell’Ong e la banchina non può essere considerata tale.
Esclusione anche del reato di resistenza a pubblico ufficiale perché entrando in porto in piena notte Carola ha agito in adempimento di un dovere, quello di portare in salvo i migranti. 
Inoltre, secondo il giudice, il Decreto Sicurezza bis “non è applicabile alle azioni di salvataggio in quanto riferibile solo alle condotte degli scafisti”.

La demolizione dell’impostazione della procura ha innescato il disappunto di Patronaggio:  “La richiesta di convalida dell’arresto di Carola Rackete è stata respinta: si evince quanto sia difficile muoversi in una materia che sconta forti tensioni politiche in cui qualsiasi decisione uno prenda ha sempre paura di sbagliare”, ha detto durante l’audizione in Commissione Antimafia, insinuando in altre parole che la decisione del gip sia stata influenzata dal clima politico acceso intorno alla vicenda. Carola torna quindi libera. Patronaggio aspetterà di leggere le motivazioni prima di valutare l’impugnazione: “Il nostro punto di vista era
diverso. Per noi era necessitata l’azione di salvataggio e non era necessitata invece la forzatura del blocco, che riteniamo un atto un pò sconsiderato nei confronti della vedetta della Guardi di Finanza. E’ evidente però che si rispettano le decisioni dei giudici”.
Il Prefetto di Agrigento ha già firmato intanto il provvedimento di allontanamento dall’Italia della capitana della Sea Watch, che sarà accompagnata alla frontiera dalle forze dell’ordine. Non prima però della convalida da parte dell’autorità giudiziaria, e certamente dopo il 9 luglio, quando Carola sarà di nuovo ascoltata dai magistrati in relazione all’altro filone dell’indagine, quella sul favoreggiamento di immigrazione clandestina.
La misura del Prefetto di Agrigento segue di pochi minuti il duro intervento del ministro Salvini. Aveva da poco finito di scattare selfie e scherzare sulla sua passione per gli hamburger durante il ricevimento nei giardini di Villa Taverna per i festeggiamenti dell’Indipendenza americana, quando la notizia della liberazione di Carola gli rovina umore e appetito. “Una fiaba pessima, horror, surreale. Non ho parole. Cosa bisogna fare per finire in galera in Italia? Mi vergogno di chi permette che in questo paese arriva il primo delinquente dall’estero e disubbidisce alle leggi e mette a rischio la vita dei militari che fanno il loro lavoro. Se stasera una pattuglia intima l’alt su una strada italiana chiunque è tenuto a tirare diritto e speronare un’auto della polizia”.
Parole forti persino per il ministro più sgraziato di sempre, Salvini abbandona ogni freno istituzionale: “Permettetemi lo sfogo, sono arrabbiato e indignato, lo faccio a nome dei militari italiani che ogni giorno rischiano la vita e meritano rispetto, non sentenze vergognose che liberano i delinquenti”. Poi l’annuncio di una riforma della giustizia, che non può essere letta diversamente, per l’uso delle parole e per la tensione del momento, da una vendetta del potere esecutivo su quello giudiziario: “Quanto è urgente la riforma della giustizia, cambiare i criteri di assunzione, selezione e promozione di chi amministra la giustizia in Italia. Questa non è la giustizia che serve a un Paese che vuole crescere”. È un affondo senza precedenti, in un momento, peraltro, di particolare tensione per i magistrati, alle prese con uno dei maggiori scandali della storia della categoria, quello sulla spartizione delle nomine per i vertici della Procura di Roma e di altri uffici da parte del Csm. Salvini non si tiene:  “E’ una sentenza politica. Si candidi signor giudice e cambierà le leggi, ma intanto le applichi senza interpretarle a vantaggio di chissà chi”.
L’alleato Luigi Di Maio si dice “sorpreso dalla scarcerazione di Carola
Rakete”, ma nulla dice sulle parole usate dall’omologo leghista. “Io ribadisco la mia vicinanza alla Guardia di finanza in questo caso. Ad ogni modo il tema è la confisca immediata della imbarcazione. Se confischiamo subito la prossima volta non possono tornare in mare e provocare il nostro Paese e le nostre leggi”.

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