F.Q. Luisiana Gaita
Un sistema in base al quale un fondo pubblico permette l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti delle abitazioni delle famiglie meno abbienti, che così risparmiano sulle bollette.
Spetterà poi alla giunta scrivere il regolamento per implementare il provvedimento. In Sardegna Di Maio lo aveva detto: “È un modello che esporteremo in tutta Italia”.
E che l’imminente novità riguardasse la Puglia lo aveva anticipato Roberto Moneta, l’amministratore delegato del Gestore servizi energetici (Gse), la società che ha come socio unico il Ministero dell’Economia e delle Finanze e con la quale un anno e mezzo fa, a Porto Torres, è stata firmata la convenzione che ha dato il via al Reddito energetico in Sardegna.
IL VOTO UNANIME – È stata così approvata con il pieno di voti favorevoli, in una seduta congiunta di IV e V commissione (rispettivamente Industria ed Ecologia) la proposta di legge del M5s a prima firma del consigliere regionale Antonio Trevisi per l’Istituzione del reddito energetico regionale. Votata favorevolmente anche dagli esponenti Pd delle due commissioni. “Siamo orgogliosi” ha dichiarato Trevisi, ringraziando “i colleghi della Commissione per l’approvazione all’unanimità”.
COME FUNZIONA – La misura prevede la concessione di contributi da parte della Regione per l’installazione di impianti fotovoltaici sui tetti delle abitazioni. Si partirà dalle famiglie con i redditi più bassi. L’utente beneficiario sottoscriverà una convenzione con il Gse, che ha come mission la promozione dello sviluppo sostenibile e l’utilizzo razionale dell’energia. Verrà così attivato il servizio di scambio sul posto dell’energia elettrica prodotta e l’utente si impegnerà a cedere alla Regione i crediti maturati nei confronti del Gse. L’energia prodotta viene in parte utilizzata dalla famiglia (che risparmia sulla bolletta), mentre quella eccedente viene ceduta alla rete. In questo modo la Regione Puglia potrà ottenere ulteriori risorse per finanziare l’installazione di nuovi impianti, ampliando la platea dei beneficiari. Con il reddito energetico i cittadini non sono solo fruitori ma anche produttori di energia. “Non solo daremo un sostegno alle famiglie in difficoltà – ha spiegato Trevisi – ma contribuiremo anche ad abbattere le emissioni atmosferiche attraverso il progressivo incremento della produzione d’energia elettrica da fonti rinnovabili”. La Puglia è la Regione che brucia più carbone in Italia, basti pensare che oltre il 40% del consumo nazionale viene bruciato in una fascia di 70 chilometri tra Brindisi e Taranto.
IL PROGETTO SARDO – Il primo progetto è stato sperimentato dai 5 stelle nel Comune sardo di Porto Torres dopo l’approvazione, avvenuta il 27 luglio 2017, da parte del Consiglio comunale. Qui il progetto è attivo grazie a un investimento di mezzo milione di euro in due anni e alla convenzione con Gse. I 250mila l’anno sono andati nel fondo rotativo le cui risorse sono state assegnate tramite bando alle famiglie in difficoltà economica per l’acquisto in comodato di impianti fotovoltaici domestici (<20 kW di potenza). Il rapporto di comodato durerà inizialmente 9 anni, rinnovabile per altri 9 e poi ulteriori 7, per una durata massima di 25 anni e con possibilità di riscatto. Il modello è quello: l’energia prodotta aiuta le famiglie nel pagamento della bolletta e, quella che non viene consumata, viene rivenduta alla rete elettrica. Il ricavato è inserito in un fondo comunale che crescerà nel tempo ed è utilizzato per l’acquisto di nuovi pannelli. Il bilancio: sono 50 i cittadini che finora hanno ottenuto un sistema fotovoltaico in forma gratuita, risparmiando fino a 200 euro l’anno. L’installazione dei relativi impianti ha prodotto inoltre quasi 30 MWh di energia e 13,6 tonnellate di Co2 in meno.
SI MUOVE ANCHE IL LAZIO – Intanto anche nel Lazio si procede in questa direzione. Proprio il giorno prima dell’inaugurazione a Porto Torres, la capogruppo del Movimento 5 stelle alla Regione Lazio Roberta Lombardi annunciava l’approvazione di una misura che impegna la giunta ad incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili a partire dall’istituzione di un Fondo rotativo per il reddito di cittadinanza energetico. “In particolare – spiegava in un post – abbiamo pensato che un valore pari al 50% della remunerazione per la produzione di energia potrebbe andare ad alimentare il Fondo, mentre l’altro 50% verrebbe riconosciuto al nucleo familiare come riduzione dei costi sui consumi energetici”.
Nessun commento:
Posta un commento