venerdì 29 marzo 2019

Moni Ovadia: “Non abbiamo mai fatto i conti col fascismo. Per questo ci ritroviamo Salvini”

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Per l'attore in Italia esiste una diffusa subcultura reazionaria che la Lega ha risvegliato ed intercettato: “Dopo anni di crisi economica, buona parte degli italiani soffre di individualismo, provincialismo, opportunismo, servilismo e paura”. Le responsabilità? “Di una sinistra che ha rotto con la storia del movimento operaio”. Il Pd? “Irriformabile”. E per il futuro auspica una rivoluzione Costituzionale: “La nostra Carta va studiata fin dalle scuole materne”. 

intervista a Moni Ovadia di Giacomo Russo Spena 


“Mi sento tendenzialmente un rivoluzionario, vorrei nel Paese una rivoluzione costituzionale: l'applicazione rigorosa della nostra Carta repubblicana, eccolo il mio programma politico”. Già attore, cantante, scrittore e uomo di sinistra, Moni Ovadia si autodefinisce giacobino ritenendo oggi, più che mai, sia l'ora delle scelte forti: “È necessario schierarsi per contrastare il peggior populismo”. 

Riferendosi al tema dell'accoglienza, Matteo Salvini parla di “propaganda immigrazionista” della sinistra, per poi rivendicare la chiusura dei porti e il cattivismo nei confronti di chi fugge da guerre e carestie. Oltre, come di consueto, a tuonare contro rom, centri sociali e chiunque osi criticare i valori della famiglia tradizionale. Eppure nei sondaggi il suo consenso aumenta dimostrando che questa politica paga in termini elettorali. Moni Ovadia, cosa siamo diventati? 

Dopo anni di crisi economica e strutturale nel Paese, una buona parte degli italiani soffre di una patologia che ha come effetti l'individualismo, il provincialismo, l'opportunismo, il servilismo e la paura. Sono gli stessi ingredienti che hanno caratterizzato il periodo fascista. Il Paese, d'altronde, non si è mai liberato dall'eredità mussoliniana. 

Secondo lei l'Italia non ha mai fatto i conti col proprio passato e per tale motivo ci troviamo oggi con questo quadro politico? 

Nel Dopoguerra Palmiro Togliatti – per carità, anche giustamente per evitare la guerra civile – ha sancito l'amnistia per i fascisti riabilitando coloro che si erano macchiati di reati o che avevano sottoscritto il manifesto della razza. Senza considerare che non abbiamo avuto un processo di Norimberga, eppure di crimini efferati ne abbiamo commessi tanti: dal genocidio della Cirenaica ai massacri in Etiopia e in ex Jugoslavia. 

Mi scusi, per il presente non è eccessivo parlare di “nuovo fascismo”? 

Non lo faccio, infatti. Il linguaggio di odio verso l'altro rientra nella consueta logica di guerra tra poveri: il penultimo che dà la colpa per il proprio malessere all'ultimo della scala sociale. È fuorviante utilizzare la categoria del nuovo fascismo in una società ormai moderna e dinamica che non accetterebbe mai una società regolata veramente secondo lo slogan “Dio, patria e famiglia”. 

E allora di cosa dobbiamo parlare per spiegare queste pulsioni razzistoidi? 

Nel Paese esiste una subcultura reazionaria – latente fin dai tempi del fascismo, questo sì – che Salvini è stato bravissimo ad intercettare e a risvegliare. Se allarghiamo lo sguardo all'Europa, vediamo altri esempi come l'ungherese Viktor Orban che è apertamente antisemita e, nello stesso tempo, stretto alleato del leader israeliano Netanyahu, colui che sta trasformando Israele in un fascismo religioso. 

Ha idea di chi sono le responsabilità politiche? 

Dalla Repubblica di Weimar in poi, le ondate reazionarie avvengono sempre dopo le debolezze e il trasformismo della sedicente sinistra. Più la sinistra riformista cerca di adattarsi alle logiche del neoliberismo più si indebolisce spianando la strada alle peggiori destre. 

Colpa, quindi, della socialdemocrazia che ha abbandonato le ragioni della sinistra? 

Assolutamente, è la madre delle responsabilità. Fin dagli Novanta, si è aperto al peggior revisionismo con l'equiparazione tra partigiani e repubblichini. In televisione i leader della sinistra dovevano subito, senza equivoci, ricordare Mussolini per quel che era: un criminale di guerra e un razzista. Hanno, invece, prestato il fianco a vergognose riabilitazioni. Lo sa Gianfranco Rotondi, il ministro democristiano del governo Berlusconi, cosa scrisse quando si ventilava l'ipotesi di inserire il reato di apologia del comunismo nel nostro ordinamento giuridico? 

Cosa? 

Che era contrario perché i comunisti avevano riportato in Italia la democrazia e la libertà con il sangue dei partigiani. Un vecchio democristiano ha avuto il coraggio di dire ciò che la sinistra, ormai da anni, si vergogna di affermare. I risultati di queste scellerate politiche li paghiamo oggi. 

Su Renzi, già in passato, ha rivolto duri attacchi. È lui che ha dato il colpo di grazia alla sinistra in Italia? 

In maniera scientifica, e consapevole, il Pd renziano ha tagliato completamente le radici con la storia del movimento operaio. Il suo scopo era distruggere ciò che esisteva di sinistra nel Paese. Ci è riuscito. Poi la scelta emblematica di cancellare l'articolo 18: la politica di Renzi è stata all'insegna della lotta ai diritti sociali. 

Non pensa che con l'elezione di Zingaretti sia però stata archiviata la parentesi renziana? 

Zingaretti è una brava persona ma non credo che Renzi sia fuori dai giochi. Il Pd temo sia ormai irriformabile. Inoltre mi chiedo: mentre Renzi si prendeva il partito con una campagna macroniana che non nulla aveva a che vedere con la sinistra, gli zingarettiani dov'erano? Si sono collusi con una strategia che guardava alla destra berlusconiana? 

Chi rappresenterà l'alternativa al salvinismo? 

Da un punto di vista meramente tattico, pur di arginare l'avanzata della Lega, auspico un'alleanza tra Pd e M5S. Non vedo altre soluzioni. 

Il M5S non sembra proprio interessato a rompere l'alleanza di governo, anzi. Non vorrei che la sua sia un'ipotesi impossibile da realizzare... 

Il M5S e Salvini sono due cose diverse: sono alleati obtorto collo, ciò che li tiene insieme è la fame di potere o, meglio, la poltrona. I Cinquestelle, oggi, non vogliono rompere ma nel M5S è ancora forte una componente di consensi che giunge dai settori progressisti. Quanto potranno reggere le politiche salviniane? 

Se invece decidessero di non rompere il contratto con la Lega... 

Rischiano di sparire perché l'elettore di destra che ha votato il M5S inizia a simpatizzare per Salvini e quello di sinistra, ormai deluso, guarda verso nuovi lidi o si orienta verso l'astensionismo. 

In un discorso meno tattico e più a lungo termine, come opporsi a questo vento xenofobo? 

Dobbiamo studiare, e studiare, per comprendere il mondo. La sinistra rincorre sempre le scadenze elettorali inventandosi strane alchimie e strategie perdenti. Bisogna ripartire, con pazienza, da nuove elaborazioni teoriche e senza l'ansia del voto alle porte. 

Scomodando Gramsci, si deve vincere una nuova battaglia di egemonia culturale nel Paese? 

In Italia abbiamo un immenso problema di degrado culturale: il 90 per cento dei cittadini non conosce nemmeno la Costituzione, poi ovvio che Salvini diventa premier. Per non parlare del livello infimo della nostra classe dirigente che sarebbe da azzerare: la congelerei quasi interamente per manifesta incapacità di esercitare il proprio ruolo. Abbiamo una questione, prima che politica, di tipo antropologico. 

Dati il salvinismo imperante e la subcultura diffusa in vari strati della società, mi scusi Moni Ovadia, come se ne esce? Soltanto con lo studio? 

Riusciremo ad arginare il salvinismo quando ci sarà una forza politica che avrà il coraggio di inserire come priorità programmatiche la formazione del cittadino e la cultura. Io sono per insegnare sia la Costituzione che la Carta dei diritti fondamentali dell'Uomo sin dalle materne! 

Come andranno le prossime elezioni Europee? È preoccupato per i futuri scenari? 


Neanche troppo, i sovranisti senza i soldi dell'Europa non riescono a mantenere le promesse elettorali. I loro programmi propagandistici sono fortemente vincolati alle decisioni dei banchieri di Maastricht. Ma dove vanno fuori dall'Europa? Non gli conviene. E se veramente lo facessero per tornare a pericolose svolte nazionalistiche, ci appelleremo agli insegnamenti di Gandhi: disobbedienza civile e resistenza non violenta.

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