sabato 30 marzo 2019

“La popolazione curda è in una guerra da 40 anni”.

Sciopero della fame come movimento: migliaia di prigionieri politici chiedono negoziati con il PKK. 
Un colloquio con Ali Cicek.

Ali Cicek è uno dei portavoce di »Civaka Azad«, il »Centro Curdo per i Rapporti con il Pubblico«
Secondo quanto riferito dall’agenzia stampa ANF, attualmente circa 7.000 prigionieri politici sono in sciopero della fame per chiedere la ripresa dei negoziati tra il PKK e il governo turco. Rispetto a questo strumento nella lotta di liberazione ci sono opinioni diverse: lo sciopero della fame non potrebbe andare a favore del Presidente Recep Tayyip Erdogan se i suoi avversari politici si eliminano da sé?
In un Paese [come la Germania] nel quale la cultura democratica offre altre possibilità di esprimersi, lo sciopero della fame spesso suscita scandalo perché sovverte valori consolidati. Nelle carceri turche va inteso come atto ultimo di protesta, quando non si vede più un’altra possibilità di ottenere ascolto. L’importante è non lasciare soli gli interessati.
Il movimento dello sciopero della fame iniziato il 7 novembre dalla deputata HDP Leyla Güven chiarisce che in Turchia non c’è più spazio per un’attività politica libera. Migliaia di attivisti politici, sindaci eletti, giornalisti e accademici nonché i co-Presidenti dell’HDP della precedente legislatura sono nelle carceri. La Turchia oggi è una dittatura, la situazione per cittadini turchi critici nei confronti del regime peggiora costantemente. Dal tentativo di golpe del 2016 il numero di cittadini turchi che chiedono asilo in Germania [NdT all’estero] è cresciuto.

Ma ha un senso fare appello all’umanità del regime turco?
La popolazione curda è in una guerra con lo Stato turco da 40 anni. Ricordiamoci delle esecuzioni extragiudiziali di migliaia di curde e curdi negli anni ‘90 o della città di Cizre che nell’anno 2016 è stata rasa al suolo. Lì oltre 200 persone sono state bruciate in delle cantine. Ci sono stati numerosi crimini contro l’umanità in Kurdistan. Ma disponiamo anche di un ampio orizzonte di esperienze di resistenza. Così uno sciopero della fame nelle carceri turche dal 12 settembre al 18 novembre 2012 ha portato al fatto che rappresentanti dello Stato iniziassero colloqui di pace con Abdullah Öcalan.
I governanti della Germania e dell’UE finora a stento si lasciano impressionare dallo sciopero della fame.
Le persone in sciopero della fame esortano il governo tedesco e i responsabili dell’UE nel Consiglio d’Europa e nel Comitato per la Prevenzione della Tortura, in breve CPT, ad esercitare pressioni sul governo turco perché rispetti i diritti umani. Obiettivo minimo della campagna è che nessuno dei responsabili politici possa dire che non sapeva niente della situazione drammatica.
Di recente quattro prigioniere e prigionieri curdi in Turchia si sarebbero tolti la vita. Contro il movimento dei suicidi nelle carceri si sono pronunciati la deputata HDP Güven e il Coordinamento per le carceri del Partito delle Donne Libere del Kurdistan, PAJK. Le cosa ne pensa?
Le attiviste e gli attivisti dichiarano di essere pronti a gesti estremi, fino alla morte, per dare rilievo alle loro richieste. Ne hanno dato prova. Nelle dichiarazioni rendono chiaro che non vogliono morire – ma che si aspettano che le loro richieste siano recepite.
Le elezioni comunali di domenica in Turchia sono considerate un voto sulla politica di Erdogan e del suo partito AKP. Questo quali possibilità apre?
Tutte le azioni politiche si concentrano sul fatto di indebolire il governo dell’AKP. Così come lo sciopero della fame, anche la campagna elettorale va inquadrata in questo contesto. Tutto questo va considerato come una lotta comune.
https://www.jungewelt.de/artikel/351948.hungerstreik-als-kampfmittel-kurdische-bev%C3%B6lkerung-ist-seit-40-jahren-in-einem-krieg.html
Da Junge Welt: Edizione del 29.3.2019

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