Anche il Giappone sta subendo una fase di rallentamento economico. Per la prima volta dopo un lungo periodo di ottimismo il governo è stato costretto ad ammettere che l’economia sta avendo un rallentamento. Come riporta l‘Asahi Shimbun il primo ministro ha rivisto al ribasso le proprie previsioni nel recente report economico pubblicato lo scorso 20 marzo. Abe è stato costretto ad affermare che si la crescita economica è moderatamente solida, ma che purtroppo ci sono dei problemi provenienti dall’economia cinese, primo partner commerciale di Tokio, e che la guerra commerciale può avere degli effetti sull’economia giapponese.
nel 2014 , prima delle elezioni, Abe aveva promesso un rialzo dell’imposta sui consumi, da portare al 10% per i consumi generali ed all’8% per quelli di alimentari e beni di prima necessità, due punti in più rispetto all’aliquota attuale. So che provate un brivido sentendo queste cifre , ma ricordate che pagate il 22% per il piacere di avere il forte euro invece del debole Yen. Il problema è che sta già correndo il panico e mancano ancora 6 mesi all’aumento. Questa scelta, che doveva scattare nel 2016, è stata rinviata già due volte, ma rinunciarvi sarebbe per il primo ministro l’ammissione della “Abenomics”, la sua personale politica economica, per cui, per quanto si sappia che non è giusta, non si torna indietro. Nonostante la scelta sia sentita come pericolosa, è stata confermata, non casualmente appena dopo le elezioni parziali, locali e nazionali, della prossima estate.
La scelta è sbaglia, ma viene applicata comunque, anche se l’ultima volta in cui si aumentò l’imposta fu un -8% secco dei consumi e questo potrebbe coincidere con un rallentamento per motivi generali. Comunque il governo cerca di prendere alcune contromisure. La prima è generale e sono le Olimpiadi di Tokio 2020: si spera che una manovra espansiva legata agli investimenti per l’evento sportivo. Inoltre il governo ha promosso una raccolta a punti per ottenere dei sussidi governativi legata all’utilizzo di strumenti di pagamento diversi dai contanti, sia legati agli smartphone che alle carte di credito. Si vuole sviluppare l’utilizzo dei mezzi di pagamento elettronici, già diffusi nel paese (a Tokio si paga comodamente anche con le criptovalute..), ma , nonostante le società finanziarie giapponesi siano fra le più avanzate, secondo il ministero dell’economia non c’è stata una corsa all’attivazione di questi servizi. L’IVA fa paura pure a loro.
Nessun commento:
Posta un commento