mercoledì 27 marzo 2019

Duecento euro al mese per lavorare 17 ore al giorno, tutti i giorni. Schiavi, a tutti gli effetti. Accadde in Puglia. Arriva la sentenza

controlacrisi

Duecento euro al mese per lavorare 17 ore al giorno, tutti i giorni. Schiavi, a tutti gli effetti. Chi protestava, veniva pestato a sangue o minacciato di licenziamento. C'è la sentenza di condanna per un imprenditore e il suo braccio destro, arrestati due anni fa in Puglia.
In quei campi, raccoglievano agrumi e ortaggi quasi tutto il giorno e per pochi soldi, senza sosta né ferie. Condizioni disumane per trentacinque persone, tutte romene. Tra loro molte donne. Stando alle testimonianze, restavano a digiuno per giorni e vivevano in un capannone fatiscente, con docce insufficienti -che potevano utilizzare solo per pochi minuti- e senza acqua calda. Solo due i bagni: spesso erano costretti ad espletare i loro bisogni all'aperto. Il caporale li avrebbe reclutati direttamente dalla Romania e privati dei documenti. Per gli investigatori, l'azienda si era fatta carico delle spese di viaggio, salvo poi decurtarle dalla loro paga, già irrisoria. Erano stati carabinieri e ispettorato del lavoro, grazie alla denuncia delle vittime e un'operazione anti-caporalato, a scoprire quello che accadeva nelle campagne di Ginosa, in provincia di Taranto. Nei guai erano finiti il 43enne Francesco Sabato e il 25enne Andrea Paduraru. Vennero arrestati, con accuse a vario titolo di intermediazione illecita di manodopera, sfruttamento del lavoro aggravato, estorsione, lesioni personali, tentata violenza privata in concorso. L'inchiesta era partita da cinque braccianti che avevano trovato il coraggio di chiedere aiuto alla Flai Cgil. La ricerca e la denuncia Disperati, avevano cercato su Google «lotta al caporalato», trovando l'indirizzo del sindacato. Dopo di loro, anche altri.
I braccianti venivano pagati con assegno, ma poi erano costretti a restituire una parte del denaro. A conti fatti, percepivano un compenso di un euro all'ora. L'unico dipendente assunto regolarmente era proprio l'uomo accusato di sfruttamento dei connazionali. Oltre gli arresti, nell'operazione erano stati sequestrati il casolare dormitorio e i due bus utilizzati per il trasporto e accertata un'evasione contributiva di circa 4 milioni. Infine, elevata una multa da 400mi1a euro per violazione delle norme di prevenzione e sicurezza sul lavoro. Sabato è stato condannato in primo grado a 4 anni e 4 mesi di carcere, Paduraru a 3 anni e 5 mesi.

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