contropiano-
Dal 29 al 31 marzo si terrà a Verona il XIII congresso mondiale delle famiglie. Dietro questo nome, apparentemente innocuo, si nasconde in realtà il meeting annuale del peggior fondamentalismo cattolico e non, di associazioni omofobe, sessiste e razziste, dei movimenti antiabortisti e anti-LGBTQI di tutto il mondo.
Quelli per i quali l’autodeterminazione delle donne è una bestemmia, i femminicidi un’invenzione, le violenze domestiche un fatto privato, la maternità un destino. Quelli del dio, patria e famiglia!
Si tratta di una rete internazionale di associazioni che, fin dalla sua nascita negli anni ’90, ha attribuito il crollo demografico della società occidentale al movimento femminista e alla progressiva liberazione delle donne. Intorno a questa idea si sono poi aggregate le chiese e i partiti di destra e fascisti. L’idea di fondo è che una società eticamente fondata debba negare alle donne la libertà di scelta, sia nel matrimonio sia nella maternità, perché la loro sottomissione patriarcale sarebbe la sola possibilità di mantenere questa società in equilibrio.
Sulla base di questa idea sono state promosse le peggiori battaglie, spesso ammantate da teorie pseudoscientifiche, contro l’aborto, il divorzio, la riforma del diritto di famiglia, per l’eterosessualità obbligatoria e proposte legislative irricevibili, di cui il ddl Pillon non è che un fulgido esempio.
Non è un caso che a questo Congresso, al quale è stato tolto il patrocinio della Presidenza del Consiglio ma che vede quello del Ministero della famiglia e delle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, parteciperanno esponenti di spicco di questo governo.
Non solo il senatore della Lega Pillon e il ministro della Famiglia Fontana, che a questi gruppi appartengono e dei quali si vantano di essere portavoce ai più alti livelli istituzionali, ma anche il ministro dell’istruzione Bussetti e il vicepresidente – nonché ministro dell’Interno – Salvini e altri rappresentanti istituzionali. Senza vergogna.
E non è un caso che la città prescelta sia Verona, città tradizionalmente clericale e di destra, nella quale nel 1995 venne approvata una prima mozione contro le persone gay, lesbiche e trans e dove ad ottobre scorso ne è stata approvata una seconda, in consiglio comunale, che promuove la città come comune “simbolo della vita”, una crociata contro la legge 194.
Verona è però anche la città la cui università ha negato lo svolgimento del congresso al proprio interno con la sottoscrizione di una lettera nella quale oltre 400 tra docenti, ricercatrici e ricercatori hanno voluto rimarcare, in maniera netta, la loro contrarietà alle tesi degli organizzatori.
E questa sarà anche la prima volta in cui questo Congresso dovrà fare i conti con un Movimento femminista di portata mondiale, come Non Una di Meno, che ha messo in programma una tre giorni di eventi, mobilitazioni, dibattiti che culmineranno in un corteo nazionale e un’assemblea internazionale con attiviste dei movimenti spagnoli, polacchi, argentini, irlandesi, croati, olandesi e francesi.
L’Unione Sindacale di Base, che di questo movimento si sente parte, parteciperà alla contestazione sostenendone convintamente le motivazioni, oltre a rimarcare la necessità che il governo si smarchi da posizioni così retrive. Se, come dicono, la partecipazione al Congresso delle famiglie da parte di esponenti del governo non è condivisa, che la voce di chi dissente si faccia sentire e difenda le leggi di questo paese, conquistate in anni di lotte, che garantiscono la libertà di scelta delle donne.
Saremo a Verona, come pure siamo stati nelle piazze dell’8 marzo, contro la violenza maschile sulle donne e tutte le forme di violenza di genere, per l’autodeterminazione delle donne e delle soggettività LGBTQI, a difesa della legge 194 e dei consultori liberi dagli obiettori, per il ritiro immediato del ddl Pillon, contro la famiglia patriarcale e contro il razzismo, contro la divisione sessuale del lavoro e lo sfruttamento del lavoro riproduttivo, per l’indipendenza economica e un reddito incondizionato e universale, contro le discriminazioni e le molestie nei luoghi di lavoro, per rivendicare un welfare universale, per la libertà di movimento.
Per dire NO alle imposizioni reazionarie e fasciste di chi pretende di riportare le lancette dell’orologio indietro di decenni.
29/31 MARZO TRE GIORNI DI MOBILITAZIONE ORGANIZZATI DAL MOVIMENTO NON UNA DI MENO
SABATO 30 MARZO ORE 14.30 CORTEO DALLA STAZIONE PORTA NUOVA
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