La frontiera del caporalato e dello sfruttamento è molto più
ampia ed è da ricercare in tutti i settori dell'economia dove vanno
intensificati i controlli.
Nel
sommerso il salario medio orario scende da 16 euro a 8. L'evasione
tributaria e contributiva schizza a quota 107,7 miliardi, quattro volte
l'ultima manovra approvata il mese scorso. Di questi 10,7 sono relativi
all'evasione previdenziale.
È
così che in Italia l'economia sommersa ha sfruttato la crisi stringendo
nella sua morsa la parte più esposta e meno difesa: i lavoratori che a
causa della difficoltà hanno accettato un lavoro a ogni costo.
Le
false imprese che ricorrono al lavoro irregolare riducono il costo del
lavoro di oltre il 50% da 16 euro a 8 euro mettendo spesso fuori mercato
le aziende che operano nella legalità.
Sono i dati allarmanti che emergono dal focus realizzato con il Censis "Negato, irregolare, sommerso: il lato oscuro del lavoro".
Nel
focus si denuncia ancora una volta e si dice basta a chi ottiene
vantaggio competitivo attraverso il taglio irregolare del costo del
lavoro che vuol dire diritti negati e lavoratori sfruttati.
La
classifica delle attività a più ampio utilizzo di lavoro sommerso vede
ai primi posti quelle legate all'impiego di personale domestico da parte
delle famiglie, secondo un tasso d'irregolarità che sfiora ormai il
60%. Va fatta però una distinzione tra i livelli d'irregolarità di una
badante e quella di un lavoratore sfruttato nei campi o nei cantieri o
nel facchinaggio. La famiglia evade per necessità, le false imprese per
fare cassa.
C'è molto da fare in tema di controlli, di cultura della legalità, di modalità diventate strutturali nell'economia italiana.
È una
battaglia di legalità, di civiltà, di maturità da affrontare e vincere.
Non è di questa o di quella forza politica. Non ci si riuscirà in una
sola stagione, ma è un percorso da intraprendere con decisione.
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