mercoledì 28 febbraio 2018

Palazzo Nardini: un’altra svendita in arrivo


 

 dinamopress Rossella Marchini
Come previsto dal decreto Sblocca Italia del 2014 voluto da Renzi per alienare il patrimonio pubblico, immobili in disuso da anni vengono ceduti ai privati, ai quali sono garantite procedure semplificate per cambio di destinazioni d’uso e varianti urbanistiche

Immobile aggiudicato. Procedura di confronto competitivo conclusa.
Si parla di Palazzo Nardini. Lo leggiamo sul sito di INVIMIT Sgr (Investimenti Immobiliari Italiani Sgr S.p.A.), società il cui capitale è detenuto per intero dal Ministero delle Finanze. Leggiamo anche quali sono le finalità per cui questa società opera: «cogliere le opportunità derivanti dal generale processo di valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, attraverso l’istituzione, l’organizzazione e la gestione di fondi comuni di investimento chiusi immobiliari.»
Del fondo i3 della Regione Lazio faceva parte Palazzo Nardini. Il 26 ottobre 2017 scadeva il termine per la presentazione delle manifestazioni di interesse per l’acquisizione dell’immobile, a seguito delle quali sono state inviate le lettere di invito al confronto competitivo. Ovvero una gara per aggiudicarsi il bene, così descritto:
«Palazzo Nardini è parte del “Collegio Nardini”, complesso immobiliare che, sulla base della suo rilievo storico- artistico, è sottoposto alla tutela del Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo. L’accesso principale, carrabile e pedonale, è dal portone in Via del Governo Vecchio; all’interno della struttura si trovano due cortili – connessi tra loro da un passaggio carrabile – utilizzabili per parcheggi a raso. Palazzo Nardini – inutilizzato da circa 25 anni – è stato quasi interamente restaurato; rimangono, infatti, da completare la pavimentazione interna, gli infissi e le finiture. Palazzo Nardini attualmente è destinato ad uffici pubblici e privati (amministrazioni, ambasciate ed uffici diplomatici) e nel Palazzo sono ammesse anche Hotels e residenze.»
Procedura conclusa, dunque. Nonostante la storia e il valore culturale del palazzo, si è deciso di “valorizzarlo”. Certo se ne è ricavato molto meno di quanto si sperava, ma si è preferito cederlo a chi lo farà rivivere, facendone un bell’hotel o appartamenti di lusso in pieno centro storico.
Ricostruiamo la storia.
Il cardinale Nardini lo costruisce a metà del ’400, incorporando alcuni edifici preesistenti, per farne la sua residenza. Dal 1600 fino al 1755 è la sede del Governo Pontificio, poi trasferito a Palazzo Madama. Da qui il nome della strada che da via di Parione diventa via del Governo Vecchio.
Roma divenuta Capitale d’Italia utilizza il palazzo come sede dei tribunali, civile e penale, fino al loro trasferimento nelle nuove sedi, ultimato negli anni ’60.
Rimasto inutilizzato il palazzo viene occupato il 2 ottobre 1976 dal Movimento di liberazione della donna e presto diventerà concretamente e simbolicamente uno dei centri più importanti del femminismo italiano e, in genere, nell’uso di spazi aperti e autogestiti.
Le occupanti iniziano i lavori per rendere utilizzabili i locali devastati dall’abbandono durato anni. La Casa delle donne diventa un punto di riferimento nazionale. Fino al 1984, quando viene sgomberata, lì si organizzano incontri sul separatismo, sul salario alle donne, sull’informazione, sulle pratiche del parto e la maternità.
Il palazzo è di nuovo vuoto. Come utilizzarlo?
La giunta del sindaco Vetere pensa di insediarvi la sede distaccata del vicino Archivio Capitolino e l’architetto Paolo Marconi ne definisce un progetto esecutivo per realizzarla. Non se ne fa nulla.
La Regione Lazio lo acquisisce dall’ex Ipab Santo Spirito nel 2002, a seguito del riordino del sistema delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza.
Finalmente, approdato al demanio della Regione Lazio, l’assessore alla Cultura Giulia Rodano della giunta Marrazzo raccoglie nel 2005 le denunce dei residenti e dei comitati sullo stato dell’immobile e investe 6 milioni di euro, anzitutto per rifare i tetti.
Poi di nuovo l’abbandono.
Il ministro per i Beni Culturali Massimo Bray ipotizza uno scambio Regione-Stato per utilizzare Palazzo Nardini quale sede di attività culturali. Si parla di trasferirvi la Biblioteca Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, divisa tra Palazzo Venezia e Collegio Romano.
La giunta Polverini continua a non fare nulla.
La giunta Zingaretti decide di “valorizzarlo”, nonostante poco dopo il suo insediamento il Governatore avesse dichiarato: «Siamo pronti a mettere mano a un tema sul quale non si è mai riusciti. Tra questi, anche uno stock di beni che abbiamo pensato per possibili permute con lo Stato tra cui palazzo Nardini a via del Governo Vecchio a Roma, che diventerà una sede culturale dopo la nostra cessione allo Stato in cambio di altri beni immobili.»
Erano stati infatti catalogati i 6.280 immobili di proprietà della Regione Lazio e classificati in gruppi secondo l’utilizzo previsto. Per alcuni si prevedeva la vendita e la valorizzazione, altri si destinavano ad usi sociali e culturali. Insieme a Palazzo Nardini, era prevista la permuta con il Comune per l’immobile di via Monte Bianco per la realizzazione della Casa museo per Valerio Verbano.
Lo storico palazzo conosce ancora altre due occupazioni, stavolta temporanee, che intendono segnalare l’abbandono in cui continua a versare l’immobile nonostante le promesse. Per evitare che ce ne siano altre il portone viene murato.
Poi tutto precipita. Il Ministero per i Beni Culturali autorizza a mettere sul mercato palazzo Nardini per la ridicola cifra di 18 milioni, 3 milioni al metro quadro!
E adesso si legge sul sito di INVIMIT Sgr: IMMOBILE AGGIUDICATO.
Non sappiamo chi sono i nuovi proprietari. Riusciamo però ad immaginare cosa vorranno farne……

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