lunedì 26 febbraio 2018

Scuola, il disastro della scuola italiana è una realtà anche se osservato attraverso la condizione del personale docente. I dati in un rapporto europeo

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Pubblicato lo studio “Teaching Careers in Europe: Access, Progression and Support”: la ricerca illustra le principali sfide nella domanda e offerta di docenti e i modi con cui i sistemi educativi le affrontano. Il nostro Paese si caratterizza per l’invecchiamento progressivo della popolazione docente. Inoltre, se in diversi Paesi europei si registra la “carenza di studenti iscritti nei percorsi di formazione iniziale per insegnanti e la tendenza ad abbandonare la professione”, nonché una distribuzione sbilanciata di insegnanti tra materie e/o aree geografiche, in Italia chi vuole insegnare continua a dovere mettere in conto l’alta possibilità di vivere tanti anni di precariato. Molti Paesi prevedono una pianificazione preventiva. Mentre in Italia decine e decine di migliaia di docenti delle graduatorie d’istituto continuano ad essere respinti. Nella metà dei sistemi educativi i docenti sono già “pienamente qualificati” al termine del percorso formativo: solo in sei Paesi, tra cui l’Italia, agli insegnanti viene richiesto di superare un concorso. Con il paradosso, sempre nel Belpaese, di una formazione triennale post-concorso, al termine della quale si può anche essere respinti. Inoltre, un terzo dei sistemi educativi d’Europa offre percorsi alternativi per abilitarsi, organizzati come programmi professionali brevi o basati sul lavoro. Mentre da noi, si continuano a respingere tutti coloro che si sono formati sul campo, hanno conseguito abilitazioni e specializzazioni, e hanno superato i 36 mesi di servizio richiesti della stessa UE per l’accesso automatico nei ruoli dello Stato. In Europa è poi normale adottare misure di sostegno ai docenti, attraverso professionisti specializzati e insegnanti qualificati. Figure di chi da noi non c’è nemmeno l’ombra.Marcello Pacifico (Anief-Cisal) commenta: "Da noi non si ha sentore di cosa possa essere un “sostegno” personale alla professione, soprattutto laddove vi sono difficoltà oggettive con l’utenza e il territorio, con alti tassi di alunni stranieri e di abbandono scolastico. Inoltre, non si comprende il motivo per cui si debba intendere la selezione quasi come un canale punitivo e non un viatico organizzato di crescita verso chi è determinato a svolgere questa professione. La stessa formazione in itinere, con il bonus annuale dell’aggiornamento previsto dalla Buona Scuola, è stata fatta passare come una concessione, mentre in Europa è la norma, peraltro con incentivi e facilitazioni di ben altro spessore". 

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